L’aumento della temperatura di 2° C scioglierà metà dei ghiacciai dell’Hindu Kush Himalaya
Destabilizzerebbe i fiumi dell'Asia, con conseguenze catastrofiche per biodiversità ed economia
[4 Febbraio 2019]
L’International Centre for Integrated Mountain Development (Icimod) del Nepal ha appena pubblicato l’imponete studio “The Hindu Kush Himalaya Assessment” sulla regione dell’Hindu Kush Himalaya (HKH), il “Terzo polo” che ospita i più imponenti ghiacciai fuori dall’Antartide e dall’Artico e dove si elvano le più alte montagne del mondo, a cominciare dall’Everest e dal K2. Realizzato dopo i rapporti dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), l’Hindu Kush Himalaya Assessment è il primo e più autorevole studio del suo genere a fornire una valutazione di una delle regioni montane più importanti, ma spesso trascurate del mondo. Lo studio è stato realizzato in 5 anni grazie ai contributi di oltre 350 ricercatori e esperti di politiche ambientali e climatiche di 22 Paesi e 185 organizzazioni. Con 210 autori, 20 review editors e 125 revisori esterni, fornisce una visione senza precedenti degli ambienti, delle persone e della fauna selvatica della regione.
Dal rapporto emerge che anche se il mondo rispetterà il più ambizioso degli obiettivi dell’Accordo di Parigi – limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi entro la fine del secolo – questo nella regione HKH porterebbe comunque a un aumento delle temperature di 2,1° C e allo scioglimento di un terzo dei ghiacciai della regione, una fonte d’acqua essenziale per circa 250 milioni di abitanti delle montagne e per 1,65 miliardi che vivono a valle dei grandi fiumi che nascono dal “Terzo Polo”. Se invece la comunità mondiale fallirà nel contenimento delle emissioni di gas serra, il rapporto avverte che «Le attuali emissioni porterebbero a 5 gradi di riscaldamento e una perdita di due terzi dei ghiacciai della regione entro il 2100».
Philippus Wester dell’Icimod spiega: «Questa è la crisi climatica di cui non avete sentito parlare. Il riscaldamento globale è sulla strada giusta per trasformare, in meno di un secolo, in nude rocce scoperte le fredde vette montuose ricoperte dai ghiacciai dell’HKH, che si estende in 8 Paesi. Gli impatti sulle popolazioni della regione, già una delle regioni montuose più fragili e a rischio al mondo, andranno dal peggioramento dell’inquinamento atmosferico a un aumento degli eventi meteorologici estremi. Ma sono le riduzioni previste nelle portate pre-monsone dei fiumi e i cambiamenti nel monsone che colpiranno più duramente, avviando la destabilizzazione dei sistemi idrici urbani e la produzione di cibo ed energia».
La regione HKH si estende lungo 3.500 chilometri attraverso Afghanistan, Bangladesh, Bhutan, Cina, India, Myanmar, Nepal e Pakistan DE i suoi ghiacciai alimentano 10 dei sistemi fluviali più importanti del mondo, tra cui il Gange, l’Indo, il Fiume Giallo, il Mekong e l’Irrawaddy, e forniscono direttamente o indirettamente, cibo, energia, aria pulita e reddito a miliardi di persone. Inoltre, nella regione ci sono e quattro dei più importanti hotspot mondiali della biodiversità.
Per realizzare il rapporto, gli autori hanno utilizzato diversi approcci, tra i quali la modellazione climatica, e David Molden, direttore generale dell’Icimod, aggiunge: «Le enormi dimensioni e l’importanza globale della regione dell’Hindu Kush Himalaya sono indiscutibili, ma questo è il primo rapporto che stabilisce in modo definitivo l’importanza critica della regione per il benessere di miliardi di persone e la sua vulnerabilità allarmante, specialmente di fronte al cambiamento climatico.
Anche se “il tetto del Mondo” si è formato circa 70 milioni di anni fa, i suoi ghiacciai sono estremamente sensibili al cambiamento climatico e gli scienziati ricordano che dagli anni ’70, quando di è cominciati a rendersi conto del riscaldamento globale, «Queste masse di ghiaccio si sono assottigliate e ritirate costantemente e le aree coperte di neve e la quantità di neve sono diminuite. Questi cambiamenti hanno effetti a catena in tutta la regione. Quando i ghiacciai si sciolgono, fluiscono nei laghi e nei fiumi. Le modifiche al tempo e all’ampiezza di questa fusione portano ad un aumento del numero e delle dimensioni dei laghi glaciali, che possono tracimare improvvisamente. Questo può portare a ondate di deflusso dei ghiacciai nei principali fiumi, il che potrebbe portare a inondazioni e alla distruzione delle colture. Come conseguenza dello scioglimento del ghiaccio di HKH, ci si aspetta che più acqua affluisca nei fiumi Indo, Gange e Brahmaputra, costringendo a un cambiamento all’agricoltura nelle valli circostanti».
Su questi giacchi inviolati fino a pochi decenni fa, i gas serra sono in aumento a causa degli inquinanti atmosferici provenienti dalle pianure indo-gangetiche, una delle regioni più inquinate del mondo. Questi inquinanti depositano black carbon e polveri sui ghiacciai, accelerando il loro scioglimento e la circolazione monsonica e la distribuzione delle piogge in Asia.
Il terremoto in Nepal nel 2015 ha rivelato tutta la fragilità delle città montane e quanto siano vulnerabili a disastri come frane, erosione e inondazioni. I ricercatori avvertono che «Con l’aumento del numero e dell’intensità di questi disastri, sono a rischio più di un miliardo di persone». E questi cambiamenti stanno già colpendo e colpiranno ancora di più i più poveri: «Circa un terzo dei 250 milioni della popolazione montanara dell’HKH vive con meno di 1,90 dollari al giorno; più del 30% della popolazione della regione non ha abbastanza da mangiare e circa il 50% affronta una qualche forma di malnutrizione, con donne e bambini che soffrono di più. Le realtà della vita di montagna, come l’inaccessibilità, la fragilità e la lontananza, rendono difficile per le persone guadagnarsi da vivere nella regione». Tuttavia, il rapporto sottolinea anche che «Le popolazioni montane hanno il potenziale per guadagnare reddito utilizzando meglio le risorse della regione, come il potenziale idroelettrico. Ad esempio, l’HKH ha un enorme potenziale idroelettrico di ~ 500 gigawatt, sufficiente ad alimentare mezzo miliardo di case nella regione. Però, oltre l’80% della popolazione rurale, la maggior parte della quali vive in regioni montane, fa affidamento su combustibili tradizionali, come legna da ardere o lo sterco, per cucinare, e circa 400 milioni di persone nei Paesi dell’HKH non hanno ancora accesso di base all’elettricità».
I Paesi dell’HKH sono divisi da antiche e recenti rivalità e da differenza culturali, religiose e politiche, ma il rapporto evidenzia che «Sono uniti nelle sfide uniche delle regioni montane, che non potranno che peggiorare con il cambiamento climatico e lo scioglimento dei ghiacciai».
Eklabya Sharma, vice direttore generale dell’Icimod, è molto preoccupato: «Tra oggi e il 2080 ci saranno tempi più duri per la regione: le condizioni ambientali, economiche e sociali previste nel rapporto potrebbero precipitare. Poiché molti dei disastri e dei cambiamenti improvvisi si svilupperanno attraverso i confini nazionali, i conflitti tra i Paesi della regione potrebbero facilmente esplodere. Ma il futuro non deve essere per forza tetro se i governi lavorano insieme per invertire la tendenza, contro lo scioglimento dei ghiacciai e la miriade di impatti che scatenano».
Il rapporto chiede anche che la regione HKH e le altre aree montane vengano riconosciute come prioritarie negli sforzi climatici globali: «Dobbiamo iniziare a pensare alle regioni montane come punti hotspot degni di attenzione, investimenti e soluzioni», ha concluso Dasho Rinzin Dorji, del consiglio di amministrazione di Icimod Bhutan.