Il nuovo governo laburista dovrebbe ribaltare le politiche eco-scettiche del governo nazional-liberale
L’Australia svolta a sinistra. Giovani e donne chiedono un futuro più verde ed equo
Vincono i laburisti ma non potranno governare senza Verdi e indipendenti ecologisti
[24 Maggio 2022]
La campagna elettorale in Australia è stata paradossale e i risultati ancora di più: per la prima volta da più di un decennio il dibattito elettorale tra i Laburisti (finalmente vincitori dopo una serie infinita di umilianti sconfitte) e i liberaldemocratici alleati dei nazionalisti non è stato caratterizzato da un acceso dibattito sulle politiche da adottare per contrastare i cambiamenti climatici, ma proprio il clima e l’ambiente hanno condizionato il risultato finale di elezioni che hanno visto in molti seggi i conservatori perdere a spese dei laburisti ma anche i laburisti (e i conservatori) sconfitti dai candidati verdi e dagli indipendenti con chiari programmi ambientalisti. Eppure, i sondaggi pre-elettorali suggerivano che il cambiamento climatico fosse una priorità assoluta per la maggior parte degli elettori australiani che alla fine hanno mandato a casa la coalizione Liberal-National e aperto le porte a un governo guidato dal Labour Party. Come scrive Nature «I ricercatori in Australia sono cautamente ottimisti sul fatto che il nuovo governo intraprenderà un’azione più incisiva rispetto al suo predecessore per ridurre le emissioni di gas serra».
Quando ancora tutti i seggi non sono stati ancora assegnati a causa della complicata ripartizione, il Partito Laburista, guidato dal nuovo premier Anthony Albanese, ha 75 seggi, sufficienti per formare un governo di minoranza. Ma dovrà fare i conti con i Greens e con gli indipendenti ecologisti.
Secondo ABC News, la disfatta della coalizione di destra conferma che «Ignorare i giovani può costarti le elezioni. Il risultato è “enorme” per coloro che spingono per un’azione per il clima più ambiziosa in Australia». I laburisti, troppo occupati a tranquillizzare il loro elettorato tradizionale, hanno trascurato i giovani e la loro battagli contro il cambiamento climatico e per un futuro più equo, così nel Queensland i Verdi hanno segnato un risultato senza precedenti realizzato grazie a migliaia di giovani attivisti arrabbiati e molto impegnati politicamente che hanno appoggiato i Greens contro i due Partiti storici. In città come Brisbane, Griffith e Ryan i candidati conservatori e laburisti sono stati clamorosamente sconfitti, tanto che il Queensland è stato ribattezzato “Greensland” dai giornalisti e che nelle 10 circoscrizioni elettorali con la percentuale più alta di elettori giovani (18-29 anni), solo 2 sono stati vinti dalla Coalizione di destra e ben 4 sono andati ai Verdi. Nelle 10 circoscrizioni elettorali con la percentuale più bassa di elettori giovani, 7 sono andati alla coalizione di destra, 3 ai laburisti e nessuno ai Greens.
Probabilmente la sottovalutazione dell’elettorato giovanile è costato ai laburisti la maggioranza assoluta e il leader dei Greens, Adam Bandt ha detto che «Il sostegno che il mio Partito ha ricevuto dai giovani australiani è stato l’approvazione più commovente e significativa della notte elettorale. I giovani si avvicinavano, in molti casi con le lacrime agli occhi, dicendo: “£in realtà, questa è la prima volta che mi sento fiducioso riguardo alla politica. Questa è la prima volta che sento che potremmo avere una possibilità di affrontare il cambiamento climatico”. E stato genuino, commovente».
Ma la sconfitta della coalizione nazional-liberale è stata determinata da elettori di tutte le età che hanno bocciato il governo negazionista climatico di Morrison a favore di un futuro più green o teal-er, come vengono chiamati gli indipendenti ecologisti – soprattutto donne – che si sono affermati in molti seggi a scapito di storici boss conservatori. E proprio le donne sono l’altra causa della sconfitta conservatrice: hanno votato molto più per laburisti e greens/teal-er dell’elettorato maschile. Le politiche conservatrici,ti-immigrati, xenofobe, antiabortiste, socialmente retrograde della coalizione di destra hanno stufato e spaventato le donne che hanno dato un chiaro segnale, anche a un Labour Party troppo timido.
Jody Webster, geoscienziata marina dell’università di Sydla ha detto a Nature che il voto australiano «Evidenzia un cambiamento significativo nel panorama politico su queste questioni del clima e dell’ambiente». Michael Brown, astrofisico della Monash University di Melbourne, ricorda che «Le politiche del governo precedente erano spesso in contrasto con la scienza del cambiamento climatico, quindi si spera che cambieranno con il nuovo governo».
Nel suo primo discorso dopo la vittoria elettorale, Albanese ha promesso di «Porre fine alle guerre climatiche che affliggono la politica nazionale da oltre un decennio. L’Australia ha l’opportunità di essere una superpotenza dell’energia rinnovabile». Il Labour si è impegnato a ridurre le emissioni del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005 e ad aumentare la quota di elettricità prodotta da fonti rinnovabili all’82% entro il 2030, rispetto al 31% del 2021. Il Liberal Party e aveva promesso di ridurre le emissioni solo del 26– 28% rispetto al 2005.
Frank Jotzo, un economista ambientale dell’Australian National University di Canberra, ha ricordato su Nature che «L’Australia è gravemente esposta agli impatti dei cambiamenti climatici, dalla siccità e dagli incendi alle inondazioni, ma la ricerca sugli impatti dei cambiamenti climatici e sull’adattamento muore di fame da anni».
Anche se nemmeno i laburisti si sono impegnati molto in campagna elettorale per finanziare la ricerca scientifica, gli scienziati sperano che il nuovo governo – pressato anche dal successo ambientalista – fornirà maggiore sostegno alla scienza di base e un impegno per l’indipendenza della ricerca. La Webster pensa che «Il nuovo governo sarà più aperto a sostenere la ricerca pura piuttosto che quella focalizzata solo sull’industria applicata, mentre interferirà meno anche nei principali processi di sovvenzionamento».
Il Labor Party ha promesso di istituire un Parliamentary Office of Science, sul modello di quello del Regno Unito, per fornire consulenza scientifica indipendente al Parlamento. Inoltre i laburisti si sono impegnati a portare la spesa pubblica e privata nella ricerca e sviluppo a quasi il 3% del PIL, invertendo un trend al calo che ha portato gli investimenti in R&D poco al di sotto del 2%. Ma i Greens chiedono di aumentare la spesa al 4% e Darren Saunders, un biomedico dell’università di Sydney, è convinto che «Molti ricercatori cercheranno anche di fare in modo che i Greens utilizzino la loro maggiore leva politica per fare pressione».
Il Labour si è anche impegnato a creare un Australian Centre for Disease Control e a migliorare le prevenzione delle pandemie. Fiona Russell, pediatra ed epidemiologa delle malattie infettive all’università di Melbourne, conclude: «Il Covid-19 ha dimostrato l’importanza della scienza per trovare un’uscita dalla pandemia, ma i finanziamenti per la ricerca sanitaria in Australia sono estremamente inadeguati. Dobbiamo investire di più nella scienza».