Una nuova speranza
Le dinamiche nello spazio disegnano nuovi confini per i “punti di non ritorno” ecosistemici
Dobbiamo fare tutto il possibile per fermare il cambiamento climatico. La matematica, però, ci mostra che il concetto di "punti di non ritorno" è troppo semplificato»
[24 Dicembre 2021]
La crisi climatica e ambientale in corso sta spingendo molti ecosistemi verso un “punto di non ritorno”, ovvero una condizione irreversibile per cui, per esempio, una zona potrebbe diventare desertificata irrimediabilmente. Un allarme fondato, che potrebbe però nascondere aspetti più complessi e una maggiore speranza per il futuro del pianeta.
Un gruppo internazionale di scienziati di cui fa parte anche Mara Baudena dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr di Torino, è giunto a questa conclusione sorprendente nello studio Evasion of tipping in complex systems through spatial pattern formation, pubblicato su Science.
Guidato da matematici ed ecologi delle Università di Utrecht e Leiden nei Paesi Bassi, lo studio – in completo accordo con l’ultimo rapporto Ipcc – mostra che «dobbiamo fare tutto il possibile per fermare il cambiamento climatico. La matematica, però, ci mostra che il concetto di “punti di non ritorno” è troppo semplificato: gli ecosistemi e la terra potrebbero essere più resilienti di quanto si pensasse finora».
Come sintetizzano dal Cnr, la ricerca ha analizzato i “punti di non ritorno” tenendo conto delle interazioni e dinamiche in un contesto esteso spazialmente. La formazione di strutture regolari nello spazio, come per esempio quelle illustrate in figura, era spesso considerata un segno che il sistema si stava avvicinando a un “punto di non ritorno”. Invece, nuove analisi di modelli matematici e osservazioni da satellite hanno permesso di appurare che le strutture spaziali rendono gli ecosistemi più resilienti, rimanendo più stabili di quanto si pensasse anche ai cambiamenti climatici.
«Questo è vero per gli ecosistemi desertici, ma la matematica indica che può essere vero per sistemi di molti tipi, se sono grandi abbastanza da formare strutture spaziali – dichiara Max Rietkerk dall’Università di Utrecht – Quali sistemi sono davvero pronti a superare “punti di non ritorno”, dunque? Dobbiamo riporci la domanda da capo, considerando anche queste dinamiche nello spazio».