Le ondate di caldo in aumento mettono in pericolo la salute e la capacità di lavorare degli europei

Rispettare l’Accordo di Parigi salverà moltissime vite e ridurrà la sofferenza umana

[14 Agosto 2020]

Mentre, come confermano i dati su luglio 2020 appena pubblicati dalla Noaa, la Terra si riscalda, aumentano le ondate di caldo e ci si aspetta che in futuro si verifichino più spesso, siano più intense e che durino più a lungo. L’aumento delle temperature influisce negativamente sulla produttività dei lavoratori e sulla salute umana e non solo nei Paesi tropicali, come in molti credono, ma sempre di più anche in Europa, diventando così un problema anche economico.

SU  Horizon, the EU Research & Innovation magazine,  Lars Nybo, professore di fisiologia integrativa alla Københavns Universitet, spiega che «In realtà, per noi è abbastanza facile evidenziare il problema: abbiamo temperature in aumento, maggiore frequenza di ondate di caldo … questo influisce sulle nostre prestazioni fisiche e cognitive». Nybo  coordina il progetto HEAT-SHIELD che esamina gli effetti dell’esposizione al caldi sulla produttività dei lavoratori in settori industriali che impiegano metà della forza lavoro europea: manufatturiero, edilizia, trasporti, turismo e agricoltura.

Il 2019, preceduto e segnato da una serie di ondate di caldo record, è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa e il 2020 si appresta a seguirne le orme. Negli ultimi 5 anni, in Europa le temperature sono state in media quasi di 2° C più calde rispetto ai dati preindustriali, superando gli 1,5° C  in più di temperatura consigliati dall’accordo di Parigi e arrivando già alla soglia massima di 2° C.

Sondo i dati di HEAT-SHIELD riportati da Horizon «L’esposizione al calore esterno in combinazione con l’attività fisica, che eleva la produzione di calore corporeo, può provocare cambiamenti fisiologici che possono diminuire le prestazioni occupazionali, riducendo la resistenza lavorativa, la vista, la coordinazione motoria e la concentrazione. Questo può portare a più errori e lesioni».

Nybo  sottolinea che «Circa il 70% di tutti i lavoratori europei, a un certo punto della giornata lavorativa, non è idratato in modo ottimale. La soluzione al problema è intuitiva: bere acqua, sostituire gli elettroliti e ridurre l’attività fisica, ma dove le cose si complicano è come attuare queste misure mantenendo la produttività. Si potrebbe semplicemente dire al lavoratore di restare a casa e bere margarita freddi all’ombra per evitare lo stress da caldo, ma questo non aiuterebbe la produttività».

Nybo e il suo team valutano non solo l’entità del problema, modellando l’aumento previsto della temperatura in Europa nei prossimi anni e il suo impatto sulla produttività dei lavoratori, ideano e implementano anche  – soluzioni per adeguarsi agli inevitabili aumenti di temperatura.

Nybo  fa notare che «Un operaio edile indossa un casco di sicurezza, che altera la capacità del corpo di eliminare il calore, ma il lavoratore pensa che questo problema non possa essere risolto perché è intrinseco al suo lavoro. Superare sfide come questa è uno degli obiettivi chiave del progetto: concepire modi per incrociare le strategie di mitigazione del caldo insieme agli aspetti pratici del lavoro. Ad esempio, i lavoratori all’esterno dovrebbero stare attenti alle condizioni meteorologiche e pianificare il lavoro all’inizio della giornata durante i periodi di caldo estremo, fare una breve pausa ogni ora e garantire un facile accesso all’acqua. Rimedi simili per i lavoratori in ambienti chiusi potrebbero significare una combinazione di aria condizionata, lavoro all’ombra e miglioramento della ventilazione, tenendo presente l’impronta ecologica di tali misure. Ma a livello macro, affinché i responsabili delle politiche in materia di cambiamento climatico intraprendano azioni concrete qui e ora, i numeri sono fondamentali».

Il ricercatore danese spiega che dalle analisi HEAT-SHIELD emerge che «In Europa, i lavoratori dell’agricoltura e dell’edilizia, ad esempio, perdono circa il 15% dell’orario di lavoro effettivo quando la temperatura supera i 30° C, il che equivale a quasi un giorno lavorativo a settimana. Se sei un politico, i numeri mostrano che c’è un incentivo ad agire ora: se mitighi il problema il costo si stabilizzerà a un livello inferiore nel lungo periodo rispetto a se non lo fai».

La diminuzione della produttività dei lavoratori e il conseguente danno economico rappresentano impatti importanti dell’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici. Ma per avere un quadro completo delle conseguenze, è necessario capire cosa provoca il caldo eccessivo al corpo umano: può danneggiare organi come il cuore e i polmoni, esacerbare una serie di malattie e aumentare il rischio di morte. Il cado estremo può aumentare gli infarti  e gli ictus a causa dell’aumentata viscosità del sangue e aumentare il rischio di morte nei pazienti con malattie cardiovascolarii. Le giornate calde e umide possono anche innescare l’asma, altre malattie delle vie aeree e il clima più caldo tende a prolungare la stagione dei pollini e quindi delle allergie. Un altro effetto collaterale dell’aumento delle temperature è l’inquinamento atmosferico, il più grande killer ambientale in Europa, che  causa circa 500.000 morti premature all’anno .

Horizon evidenzia che «I dati osservativi e i modelli suggeriscono che man mano che diventa più caldo, i livelli di inquinamento atmosferico, in particolare il gas ozono superficiale (O3) e il particolato fine (PM2,5), aumentano in alcune regioni popolose, anche quando non aumentano le  emissioni di inquinanti atmosferici, così come crean condizioni favorevoli agli incendi boschivi. Sia il caldo estremo che l’inquinamento atmosferico aumentano il rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie, che attualmente costano all’Unione europea  circa 600 miliardi di euro  all’anno. Se questi fattori di stress ambientale continuano ad accumularsi senza sosta, questi costi potrebbero aumentare».

Ma secondo Kristin Aunan, ricercatrice senior del CICERO Senter for klimaforskning norvegese, «La relazione sinergica tra gli inquinanti atmosferici e l’aumento delle temperature non è ben compresa e le proiezioni di rischio per la salute esistenti in Europa non tengono adeguatamente conto delle misure adattive che possono essere adottate per migliorare i rischi per la salute associati. C’è molta letteratura sull’impatto a breve termine – in termini di variazione giornaliera dell’impatto dello stress da calore sulla mortalità – ma quando si parla di impatto a lungo termine, non ci sono molte informazioni».

Nell’ambito del progetto EXHAUSTION  avviato nel 2019, un team di ricercatori coordinato dalla Aunan punta a quantificare i rischi di malattie cardiopolmonari a diverse temperature e sta anche lavorando all’identificazione di interventi per minimizzare i rischi per la salute provocati da fattori di stress ambientali e per chiarire meglio il legame tra inquinamento atmosferico e aumenti della temperatura.

La Aunan è convinta che  «Quantificare l’effetto a cascata delle malattie cardiopolmonari sull’economia è la chiave per influenzare l’azione sul cambiamento climatico». Per questo i ricercatori di EXHAUSTION stanno mettendo a punto un modello macroeconomico che monitora l’aumento dei ricoveri e della mortalità nei diversi gruppi di età, per misurare l’impatto sull’economia più ampia in diversi paesi europei e la Aunan spiega ancora: «Abbiamo anche un modello bottom-up, con il quale si attribuisce un prezzo a ogni morte prematura o ricovero ospedaliero e si sommano per stimare il costo economico».

Una delle domande principali alle quali i ricercatori sperano di rispondere è l’entità dell’impatto che avrà sulla salute riuscire a limitare l’aumento della temperatura a 1,5° C, l’obiettivo dell’Accordo di Parigi -.

La Aunan conclude: «Oggi non ho una risposta, ma il motivo per cui stiamo realizzando questo progetto … è che pensiamo che ci siano motivi per credere che saremo in grado di rispettare l’Accordo di Parigi che salverà moltissime vite e ridurrà la sofferenza umana. Quando si discute di politica climatica si parla dei costi relativi: è molto costoso ridurre le emissioni di gas serra, ecc. Ma è anche necessario considerare i vantaggi e questo è ciò che stiamo facendo con questo progetto, sperando di poter contribuire all’altra faccia della medaglia».