Le oscillazioni delle temperature colpiscono più duramente i Paesi più poveri del mondo
Un "modello ingiusto", acuito dai cambiamenti climatici, che farà aumentare la disuguaglianza globale
[4 Maggio 2018]
Per ogni grado di riscaldamento globale, la variabilità della temperatura aumenterà fino al 15% in Sud Africa e Amazzonia, e fino al 10% nel Sahel, in India e nel Sud-est asiatico. Nel frattempo, i Paesi al di fuori dei tropici – molti dei quali sono i Paesi più ricchi che hanno contribuito maggiormente ai cambiamenti climatici – dovrebbero vedere una diminuzione della variabilità della temperatura
A rivelarlo e confermarlo è lo studio “Climate models predict increasing temperature variability in poor countries” pubblicato su Science Advances da Sebastian Bathiany e Marten Scheffer (Department of environmental sciences della Wageningen University & Research), Vasilis Dakos (Institut des sciences de l’evolution dell’Université de Montpellier) Timothy M. Lenton (Earth System Science Group, College of Life and Environmental Sciences, University of Exeter). Gli autori considerano il loro studio un’opportunità per attirare l’attenzione su questo problema e infatti hanno subito attirato quella di Chris Mooney, che si occupa di cambiamento climatico e ambiente per The Washington Post, che ricorda che «Non è un segreto che non tutti gli abitanti del pianeta sono ugualmente responsabili dei cambiamenti climatici. Su base pro-capite, le emissioni di gas serra sono molto più alte nei Paesi ricchi come gli Stati Uniti. In effetti, l’emisfero settentrionale, dove si trovano 13 dei 15 Paesi con il Pil maggiore, emette molto di più di quel che fa l’emisfero meridionale. Ma, di conseguenza, si scalda il mondo intero».
I ricercatori olandesi, francesi e britannici hanno scoperto questo “modello ingiusto” mentre affrontano il difficile problema di prevedere come le condizioni meteorologiche estreme, come le ondate di caldo e gli impulsi di freddo, potrebbero cambiare in un clima futuro.
Bathiany, il principale autore dello studio, sottolinea che «I Paesi che hanno contribuito meno ai cambiamenti climatici e hanno un potenziale economico minimo per far fronte agli impatt,i stanno affrontando i maggiori aumenti della variabilità della temperatura». Lenton aggiunge: «I Paesi colpiti da questa duplice sfida della povertà e dell’aumento della variabilità della temperatura condividono già metà della popolazione mondiale, e in questi Paesi i tassi di crescita della popolazione sono particolarmente elevati. Questi aumenti sono cattive notizie per le società e gli ecosistemi tropicali che non sono adattati alle fluttuazioni al di fuori dell’intervallo tipico».
Lo studio rivela anche che la maggior parte delle fluttuazioni delle temperature in aumento nei tropici sono associate alla siccità, una minaccia in più per le risorse alimentari e idriche. La ricerca ha rilevato che, in generale, i tropici vedrebbero un aumento molto più grande della variabilità della temperatura e con effetti molto gravi, dato che oscillazioni da un estremo all’altro possono essere dannose per l’agricoltura e gli esseri umani, soprattutto se ci sono oscillazioni verso un caldo estremo e ha scoperto che, quando la temperatura aumentava, un fattore in quelle oscillazioni comportava l’essiccazione dei terreni tropicali a causa dell’evaporazione. Man mano che il terreno si prosciugava, c’era meno umidità disponibile per gli sbalzi di temperatura. Reto Knutti, un ricercatore climatico dell’ETH di Zurigo che non ha partecipato allo studio, ha spiegato a Mooney: «Quando i terreni si seccano, l’energia in eccesso non può più andare nell’evaporazione, ma si traduce in un riscaldamento più forte. E’ la stessa cosa di quando abbiamo un colpo di caldo da disidratazione: il nostro corpo si raffredda sudando e quando non puoi più sudare ti surriscaldi».
Per realizzare il loro studio, i ricercatori hanno analizzato 37 diversi modelli climatici che sono stati utilizzati per l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e fanno notare che «Sebbene la variabilità climatica sia stata ampiamente studiata dagli scienziati del clima, il fatto che la variabilità climatica cambierà ha ricevuto scarsa attenzione nei campi che indagano sugli impatti dei cambiamenti climatici».
Nelle simulazioni climatiche, un effetto particolarmente pronunciato si è verificato per lle possibili siccità nella regione amazzonica, dove: la variabilità del clima è aumentata del 15% per ogni grado Celsius di riscaldamento. Si tratta di uno sviluppo che potrebbe anche essere più disastroso che in altre regioni, dal momento che il riscaldamento e l’essiccazione dnella più grande foresta tropicale del mondo potrebbero uccidere un numero enorme di alberi e aggiungere molto più CO2 nell’atmosfera, innescando un maggiore riscaldamento.
Bathiany ha detto al Washington Post: «C’è stato un ampio dibattito su come i Paesi ricchi possano aiutare i Paesi poveri ad adattarsi, ma hanno trascurato questo aspetto: che gli impatti del cambiamento della variabilità climatica potrebbero essere peggiori nei Paesi più poveri. Nel clima naturale, il clima preindustriale, nei tropici umidi c’era molta evaporazione. Ma in futuro diventerà più secco. E a causa di questa essiccazione, ci sarà meno ‘è meno buffering del caldo. Quando c’è meno umidità, le ondate di caldo possono diventare più forti»
Partendo da questi dati i ricercatori hanno cercato di capire l’impatto della variabilità delle temperature nei diversi Paesi confrontandolo con il loro Pil e le loro emissioni pro-capite di gas serra e ne è venuto fuori che – con l’eccezione dell’Australia – nelle proiezioni i Paesi con Pil più basso tendevano a essere colpiti da una maggiore variabilità climatica.
Insomma, il riscaldamento globale aggiunge disuguaglianza alla disuguaglianza e il rapporto ricchi-poveri diventa ancora più ingiusto se si aggiunge la deforestazione nei tropici, che contribuisce pesantemente al cambiamento climatico e che ha portato a maggiori emissioni in Paesi come il Brasile e l’Indonesia, aumentando il loro contributo al cambiamento climatico.
Fino ad ora questi grandi cambiamenti nella variabilità climatica siano rilevabili solo in modelli realizzati per simulare un alto livello di riscaldamento, ma Bathiany è convinto che presto diventeranno realtà e probabilmente siano già in atto, ma che non siamo ancora in grado di rilevarli a causa della mancanza di dati: «Soprattutto ai tropici, non abbiamo così tante osservazioni e così a lungo».
Ma un’altra ricercatrice che non ha partecipato allo studio, Jennifer Francis della Rutgers University, fa notare sul Washington Post che «Il metodo di studio della variabilità potrebbe non riuscire a cogliere le conseguenze del comportamento bizzarro dell’emisfero settentrionale che sta cambiando a causa del rapido scioglimento dell’Artico, provocando a sua volta eventi meteorologici estremi». Secondo la Francis il nuovo studio esamina la deviazione dalle medie della temperatura per periodi di un mese e questo avrebbe potuto far tralasciare cose importanti: «Per esempio, pensate a questo inverno passato: a metà febbraio era caldo da record negli Stati Uniti orientali e fresco a ovest; poi l’inizio di marzo ha portato le condizioni esattamente opposte. Questa estrema variabilità sarebbe stata spalmata dalla media mensile». La Francis è invece d’accordo sul fatto che il riscaldamento dell’Artico ad un ritmo più veloce delle medie latitudini, se misurato mensilmente, porterebbe effettivamente portare a una minore variabilità della temperatura complessiva perché ci sarebbe semplicemente meno scontro tra le masse d’aria fredda dal nord e le masse più calde da sud».
Quindi, lo studio, come è giusto sia per un complesso lavoro scientifico, solleva molte domande, ma quel che resta certo è che il riscaldamento globale sarà ancora più “ingiusto” in alcuni Paesi rispetto a quanto si pensasse inizialmente.
Knutti conclude: «Non c’è dubbio che i Paesi in via di sviluppo o le economie in transizione non abbiano storicamente causato gran parte dei problemi climatici . anche se questo sta cambiando rapidamente – ma soffrono maggiormente dei cambiamenti climatici perché il climate signal e la sua variabilità e cambiamenti gli estremi sono i più importanti rispetto a quello a cui erano abituati, perché sono i più vulnerabili nel settore agricolo e perché non hanno le conoscenze e il denaro per adattarsi. Queste asimmetrie sono una delle ragioni per cui i negoziati sul clima sono così difficili».