Le piccole e medie imprese e i cambiamenti climatici: in Italia il rischio è ancora sottovalutato
Il rapporto Zurich: significative differenze di percezione del rischio nelle diverse aree geografiche
[21 Novembre 2016]
Zurich Insurance Group (Zurich) ha presentato risultati della quarta edizione della Ricerca internazionale sull’impatto dei cambiamenti climatici su oltre 2.600 Piccole e medie imprese (Pmi) in 13 Paesi del mondo in Europa, America e Asia-Pacifico, dal quale emerge che «4 PMI su 5 nel mondo temono gli impatti del climate change sul business, mentre in Italia il rischio è ancora sottovalutato».
Infatti la scheda del rapporto “Potential business impact of climate change on small and medium enterprises (SMEs) in 2016” che riguarda il nostro Paese sottolinea che «il 63% delle Pmi teme gli impatti del climate change sul business contro l80% delle Pmi a livello globale. L’Italia è uno dei Paesi, al pari di Svizzera e Irlanda, in cui le PMI sottovalutano maggiormente l’impatto di eventi climatici estremi sul proprio business. Ben il 37% delle aziende intervistate non teme infatti alcun effetto negativo sulla propria attività. Forti piogge (19%) e alluvioni (18%) sono gli eventi climatici più temuti. Seguono eventi climatici estremi, quali siccità e ondate di calore (12%), forti venti e frane di fango (5,5%). Nessuna azienda teme invece l’innalzamento del livello medio del mare. Il 32% delle Pmi ritiene che l’interruzione dell’attività aziendale sia il rischio a cui prestare maggiore attenzione, mentre il 22% delle Pmi si preoccupa per danni materiali. A seguire l’incremento dei costi per l’acqua e l’energia (17%), l’aumento della burocrazia a causa dell’entrata in vigore di nuove normative (13%). Si registra infine che sono pochissime le Pmi che vedono nelle politiche di contrasto al climate change una opportunità di business».
Le cose non vanno molto meglio nel resto dell’Europa, dove le Pmi sono, in assoluto, meno propense a considerare i cambiamenti climatici un rischio per il business. Un quarto delle Pmi europee, dato più alto registrato in tutte le aree oggetto dell’indagine, non anticipa alcun impatto negativo sulla propria attività a causa del climate change. Fra le Pmi che ritengono che il climate change possa essere invece un rischio (75%), le alluvioni sono gli eventi che possono avere i più ingenti impatti sul business; mentre i danni materiali sono i maggiori rischi (35%).
Nel resto del mondo, l’80% delle Pmi teme eventi climatici connessi al cambiamento climatico e i rischi che fanno più paura sono alluvioni (22%) e siccità (20%); quello da cui è più difficile proteggersi sono i danni materiali (36%) e le interruzioni al business aziendale (26%), seguono i danni alla salute dei dipendenti (15%) e costi maggiori per l’approvvigionamento di acqua ed energia (15%).
Nonostante le grandi promesse fatte anche alla recente Cop22 di Marrakech, il rapporto di Zurich sottolinea che «Solo poche aziende multinazionali ritengono che una politica di contrasto al climate change possa offrire opportunità di business, mentre non ci sono aziende che vedono nel fenomeno un vero e proprio investimento.
Significative le differenze di percezione del rischio climate change e del potenziale impatto che può avere il fenomeno in diverse aree geografiche.
Sono gli Usa dell’eco-scettico Donald Trump il Paese dove le Pmi (molte delle quali lo hanno probabilmente votrato) hanno un livello di consapevolezza più alto dell’impatto che il climate change può avere sul business. «Solo il 6% non si attende conseguenze – si legge nel rapporto – Oltre tre quarti degli intervistati sono preoccupati per eventi climatici estremi legati alle precipitazioni, quali ad esempio forti piogge e alluvioni, ma anche siccità. Solo il 13% ritiene che gli uragani e i tornado possano essere un rischio. Si registra inoltre che le Pmi negli Stati Uniti temono possibili danni alla salute dei propri dipendenti. Dopo possibili danni materiali (47%), sono gli effetti sulla salute dei lavoratori a preoccupare maggiormente le PmiI americane (26%)».
In America Latina, come del rsto negli Usa, gli eventi climatici più temuti (36%) dalle Pmi sono le forti piogge e temporali, mentre il 43% del campione si aspetta che i maggiori danni siano materiali. Una Pmi su 5 «ritiene che catastrofi naturali possano avere impatti sull’attività imprenditoriale che riguardano la filiera produttiva e che possano causare l’interruzione del business».
Diversamente da tutte le altre aree geografiche, le Pmi dell’Asia Pacifico sono preoccupate soprattutto dall’impatto che il cambiamento climatico può avere sulla continuità aziendale: «Il timore di interruzioni al business è temuto molto più di possibili danni materiali – evidenzia il rapporto – Oltre un terzo del campione (34%) di Pmi ritiene che calore e siccità siano le condizioni climatiche da temere in misura maggiore. Dato in controtendenza rispetto ad altre regioni in cui sono le forti precipitazioni a preoccupare di più».
Cecilia Reyes, group chief risk officer della Zurich, conclude: «I risultati dell’ultima ricerca Zurich sulle Pmi dimostrano che sono moltissime le aziende che si preoccupano per i rischi e gli impatti potenziali del climate change sul proprio business, quali per esempio interruzioni e danni materiali alle attività aziendali e l’aumento del rischio di eventi climatici estremi, fra cui alluvioni e siccità. Le aziende dovranno quindi implementare azioni che limitino questi rischi, ma anche identificare le opportunità di business che possano derivare dal fenomeno del climate change. La ricerca globale, ancora una volta, rileva sostanziali differenze fra le diverse aree geografiche ed evidenzia quanto sia importante il ruolo di gruppi assicurativi con una visione globale in grado di supportare le aziende a comprendere meglio le esigenze dei clienti nei mercati locali. Le Pmi sono attori cruciali per la crescita economica – sia a livello locale, sia a livello globale – e Zurich continuerà a investire nell’identificazione dei rischi al fine di fornire soluzioni che possano rispondere alle esigenze dei clienti, indipendentemente dalla dimensione del proprio business».