Riceviamo e pubblichiamo
L’emergenza climatica e la forestazione urbana
La scelta delle infrastrutture verdi o delle piante in ambiente urbano è fondamentale in quanto permette di massimizzarne i benefici, o servizi ecosistemici forniti, e di ridurne gli impatti
[13 Agosto 2021]
Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha recentemente presentato il primo volume del VI rapporto di valutazione. Il rapporto fornisce nuove stime sulle possibilità di superare il livello di global warming di 1.5 gradi centigradi nei prossimi decenni in quanto il riscaldamento climatico, determinato dalle attività antropiche, e gli impatti connessi stanno procedendo molto velocemente.
Tuttavia il nuovo rapporto evidenzia una situazione di emergenza climatica già tristemente nota. Si raffigura, inoltre, l’assenza di nuovi elementi o di scenari scientifici di supporto rispetto ai rapporti elaborati precedentemente dagli studiosi.
In questi giorni molte associazioni, comitati e cittadini hanno ritenuto che la forestazione può rappresentare una soluzione al problema. La domanda shakespeariana del giorno è dunque: la forestazione urbana può essere una soluzione per l’emergenza climatica o un semplice palliativo?
L’assorbimento di anidride carbonica da parte delle specie vegetali è connesso alla loro strategia di crescita e alla necessità di estrazione dei nutrienti dal suolo.
L’incremento delle temperature accentua i processi di respirazione rispetto a quelli di fotosintesi clorofilliana da parte delle piante, riducendo la capacità di stoccaggio dell’anidride carbonica. Infatti, la riduzione della conduttanza stomatica, indispensabile per mantenere la quantità di acqua necessaria alla fisiologia della pianta, riduce gli scambi con l’atmosfera e, conseguentemente, l’accumulo e fissazione di anidride carbonica da parte delle piante.
La diminuzione delle precipitazioni, invece, ha modificato le caratteristiche chimiche, biogeochimiche e di evapotraspirazione dei suoli sfavorendo i processi vitali delle piante stesse e favorendo i processi di decomposizione organica e la conseguente emissione di anidride carbonica.
Inoltre la scelta delle infrastrutture verdi o delle piante in ambiente urbano è fondamentale in quanto permette di massimizzarne i benefici, o servizi ecosistemici forniti, e di ridurne gli impatti.
Occorre, infatti, prendere in considerazione le essenze vegetali in grado di incrementare i servizi ecosistemici forniti (ad esempio sequestro di carbonio, termoregolazione, depurazione chimica dell’atmosfera, capacità fonoassorbente, ecc) e di diminuire o eludere la produzione di composti organici di origine biogenica (Bvoc) dalle specie vegetali al fine di scongiurare la formazione di smog fotochimico e l’emissione di particolato atmosferico e ozono.
Le specie emettitrici di Bvoc sono in grado di adattarsi maggiormente ai cambiamenti climatici ma influenzano la qualità dell’aria.
Nella messa a dimora delle nuove alberature, inoltre, occorre considerare la loro dimensione finale nel tempo. Infatti a seconda dell’area di pertinenza e dello sviluppo potenziale degli alberi bisogna garantire la distanza minima tra le alberature dai 2 ai 6 metri di raggio.
Infine è fondamentale evitare modelli di gestione monoculturale del verde urbano e incrementare la presenza dello strato di vegetazione inferiore come, ad esempio gli arbusti e rampicanti, al fine di aumentare la biodiversità e di ridurre gli impatti ambientali determinati dal depauperamento delle falde acquifere profonde, dall’utilizzo dei pesticidi e dall’instabilità idrogeologica.
di Ilaria Falconi*
*Tecnologo di ricerca III liv CREA presso il MIPAAF (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo), Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio