L’importanza del fattore tempo: le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle interazioni predatori-prede

Il riscaldamento globale sta stravolgendo i rapporti tra le specie selvatiche

[19 Aprile 2018]

«Il décalage tra i diversi eventi del ciclo della vita (che chiamiamo fenologia) delle specie che interagiscono tra loro, come i predatori e le loro prede, o le piante e i loro impollinatori, figura spesso tra le conseguenze dei cambiamenti climatici», spiega Heather Kharouba, la professoressa dell’università di Ottawa che ha guidato il team di ricercatori canadesi e statunitensi che ha pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) lo studio “Global shifts in the phenological synchrony of species interactions over recent decades”. Da questa ricerca viene fuori che la discrepanza nella cronologia di alcuni aventi biologici chiave si è ampliata con l’inizio dei cambiamenti climatici. Osservazioni che lasciano presagire «Uno sconvolgimento su vasta scala nella sincronia delle interazioni tra le specie, sconvolgimenti causati dai cambiamenti climatici».

Dati che confermano ed ampliano la portata quanto emerso dal recente studio lo studio “Global phenological insensitivity to shifting ocean temperatures among seabirds” sulle conseguenze del riscaldamento globale sugli uccelli marini e le loro prede.

La Kharouba spiega: «Abbiamo potuto dimostrare che la cronologia relativa ad alcuni eventi biologici importanti, come la comparsa dei primi fiori in rapporto all’arrivo degli insetti in primavera. è cambiata dall’inizio degli anni ’80». E’ un bel problema, perché Il tempismo in natura è tutto: perché l’impollinazione funzioni le api devono essere in giro e i fiori devono fiorire nello stesso tempo e i falchi devono migrare contemporaneamente alle loro prede. Ad esempio, in Olanda lo sparviero eurasiatico arriva in ritardo per il pranzo perché la sua preda, la cinciarella, da oltre 16 anni, arriva quasi sei giorni prima del predatore. In Groenlandia, le piante fanno la loro comparsa quasi tre giorni prima del caribù, quindi molti più caribù stanno morendo perché alla fine non c’è più abbastanza cibo. Con le temperature più calde, la maggior parte delle specie ha cambiato le proprie abitudini precedenti, ma le specie interdipendenti non si spostano sempre alla stessa velocità. La chiave è la velocità relativa dei cambiamenti nel tempo e la Kharouba ha detto che «Non c’è alcuna chiara indicazione che [questo fenomeno] rallenterà o si fermerà nel prossimo futuro».

Creando un nuovo database globale sulla cronologia stagionale degli eventi biologici legati alle interazioni tra diverse coppie di specie, la Kharouba e il suo team sono stati in grado di confrontare la cronologia associata a 54 coppie di specie terrestri e acquatiche interconnesse tra il 1951 e 2013 e hanno così constatato che, in media, «La fenologia delle specie considerate individualmente dal 191 si è spostata 4 giorni in anticipo per decennio, comparativamente ai 2,7 giorni per decennio di prima del 1981. E’ cambiata anche la sincronia tra le coppie di specie:  di 0,97 giorni per decennio pre-1981 a 6,1 giorni per decennio dopo quella data».

La Kharouba  aggiunge che «I cambiamenti colpiscono le prime maglie della catena alimentare e potrebbero avere un effetto a catena sulle altre. Per esempio, la cronologia relativa alla proliferazione di organismi unicellulari simili a piante e ad animali microscopici che vivono sul fondo del lago Washington, negli Usa, attualmente sperimentano un décalage di circa 34 giorni».

I ricercatori fanno notare che una delle cose più interessanti è che per alcune coppie di specie il numero di giorni che separa gli eventi fenologici è ora maggiore rispetto a 35 anni fa, mentre per altre coppie, questi eventi sono ora più vicini che nel passato nel corso della stessa stagione.

A causa del numero limitato di specie coinvolte in piccole aree su diversi studi, il team di Kharouba non è riuscito a trovare un legame statisticamente significativo tra la temperatura e i cambiamenti e il  modo in cui le specie si sincronizzano. Ma dicono che quello che hanno osservato «E’ coerente con i cambiamenti climatici». DE anche degli scienziati non coinvolti nello studio hanno elogiato il ,loro lavoro, come Richard Primack, professore di biologia all’università di Bosto, che ha dichiarato che questo nuovo studio «Dimostra che molte interazioni tra le specie di tutto il mondo sono in uno stato di rapido “flusso”. Prima di questo studio, gli studi sulle mutevoli interazioni tra le specie si erano concentrati su un luogo o un gruppo di specie».

La Kharouba  conclude:«Restano comunque molte domande. Come questi cambiamenti influenzeranno l’impollinazione? I predatori diventeranno più o meno numerosi? Adesso sto cercando le risposte a queste domande».