Nel West americano è in corso una mega-siccità che potrebbe diventare la peggiore della storia

Un nuovo studio sul clima antico lancia un terribile avvertimento sul possibile futuro di una delle regioni più ricche del mondo

[17 Aprile 2020]

Da 20 anni, il clima predominante nel Nord America occidentale è stato quello siccitoso, con fortissimi impatti sui raccolti agricoli e la portata dei fiumi e favorendo il proliferare di mega-incendi. Ora, lo studio “Large contribution from anthropogenic warming to an emerging North American megadrought”, pubblicato su Science da un team di ricercatori statunitensi avverte che questa tendenza potrebbe essere solo l’inizio di una lunga mega-siccità che potrebbe diventare tra le peggiori degli ultimi 1.200 anni e che sarebbe diversa da qualsiasi cosa storicamente conosciuta e registrata.

Come già avvenuto nel passato, l’attuale mega-siccità è causata in gran parte dalle variazioni naturali del clima ma. a differenza delle mega-siccità preistoriche, sta avvenendo in un’epoca di rapido cambiamento climatico che, secondo gli autori dello studio, sarebbe responsabile di quasi la metà del suo impatto distruttivo.

Uno degli autori dello studio, il paleoclimatologo Jason Smerdon del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University, spiega che «Indipendentemente dal lato da cui lo guardi, è chiaramente evidente che l’attuale siccità si colloca proprio come la peggiore in più di mille anni e che, in termini di severità, su questa c’è un’influenza umana di almeno il 30% e forse anche del 50%. Sarebbe tata una brutta siccità anche senza riscaldamento antropomorfo, ma non una contendente in grado di rivaleggiare con quelle siccità davvero pesanti che si verificarono durante l’era medievale».

Per mega-siccità si intendono eventi occasionali di insolita gravità che durano per almeno 20 anni. Negli ultimi 1.200 anni nel Wet Americano si sono verificati 4 grandi megadroughts: durante l’800, alla metà del 1100, nel 1200 e la fine del 1500. Alcune prove suggeriscono che questi eventi abbiano sconvolto la vita nell’intera area. Allo Smithsonian ricordano che «Ad esempio, nessuno è certo di quali circostanze abbiano portato gli Anasazi ad abbandonare nel XIII secolo le loro case a picco sul Chaco Canyon  e a Mesa Verde», ma i ricercatori pensano da tempo che le mega-siccità che hanno colpito quella regione in quegli stessi periodi abbia spinto quei popoli ad andare altrove per trovare fonti affidabili di acqua. La peggiore siccità nota degli ultimi 1.200 anni, quella del XVI secolo, potrebbe aver contribuito ad amplificare le devastanti epidemie di cocoliztli in Messico, durante le quali morì forse metà della popolazione indigena, probabilmente indebolita e malnutrita, o forse la siccità ha favorito la diffusione dei roditori portatori della malattia.

Smerdon ricorda che «Quella p di poter avere una di queste siccità nel West è sempre stata una prospettiva presente, ma non ne abbiamo avuta una dalla fine del 1500».

Che stesse succedendo qualcosa di allarmante era già noto: lo studio “Relative impacts of mitigation, temperature, and precipitation on 21st-century megadrought risk in the American Southwest”, pubblicato nel 2016 su Science Advances da un team di ricercatori di cui facevano parte anche alcuni degli autori del nuovo studio, fissava nel 90% la probabilità che entro il 2100 si verifichi una siccità prolungata per 35 o anni o più, se i cambiamenti climatici globali continueranno senza sosta.

La nuova ricerca rivela che il periodo di siccità tra il 2000 e il 2018 è stato il secondo peggiore della durata di 19 anni negli ultimi 1.200 anni e Smerdon spiega ancora: «Improvvisamente, guardando i dati dal 2000, ci stanno sicuramente suggerendo che siamo attualmente sulla traiettoria di una mega-siccità». E se 20 anni di convivenza con la siccità nel West Usa sono tanti, gli scienziati fanno notare che, secondo i paleo-dati, le mega-siccità durano molto più a lungo: 50 o addirittura 90 anni.

Ma una mega-siccità prolungata non è inevitabile: potrebbero verificarsi complesse variazioni climatiche che negli ultimi 20 anni hanno portato a condizioni molto piovose e che nel passato hanno messo fine a imponenti siccità. Mentre con La Niña, quando l’Oceano Pacifico si raffredda, tendono a svilupparsi grandi siccità nell’ovest americano, spingendo le tempeste a nord della regione, con El Niño il mare si riscalda e si hanno abbondanti precipitazioni. Il problema è che le temperature più calde causate dai cambiamenti climatici (e ulteriormente incrementate da El Niño)  rendono ancora più difficile che una siccità si esaurisca naturalmente.

Il nuovo studio dimostra che la siccità in corso nel West americano non sarebbe stata altrettanto grave se non fosse stata per il cambiamento climatico antropogenico.

Come è noto, gli anelli di crescita degli alberi raccontano molto sul clima e l’autore principale dello studio, il bioclimatologo Park Williams del Lamont Doherty Earth Observatory racconta che quando con il suo team ha analizzato per la prima volta gli anelli degli alberi, «Siamo rimasti scioccati dalla storia raccontata dagli alberi. Queste mega-siccità non assomigliavano per niente a come la società moderna aveva cominciato ad analizzarle negli anni ‘20. A quel tempo si cominciò a discutere delle mega-siccità medievali quasi miticamente. Negli anni ’90, gli scienziati e i gestori delle risorse idriche tendevano a parlare di queste siccità solo come eventi straordinari della preistoria perché nulla di simile era mai stato visto nei tempi moderni. Ora, la conclusione è che possiamo f davvero ritrovarci nel bel mezzo di uno di questi eventi, è davvero qualcos’altro».

Il team di Williams è arrivato a queste conclusione esaminando migliaia di campioni di alberi e legname provenienti da tutta la regione, dall’Oregon e dal Montana fino alla California e al Messico, e ha ricostruito i dati sulle siccità a partire dall’anno 800 ad oggi, poi i ricercatori hanno confrontato l’attuale siccità con i peggiori periodi di 19 anni di un lungo periodo storico.

L’attuale siccità non si è ancora estesa a lungo come quelle più prolungate, come la mega-siccità che si è protratta per quasi tutto il XIII secolo. «Tuttavia – avverte Smerdon – questa particolare siccità potrebbe raggiungere passo passo le peggior mega-siccità del passato, in un qualsiasi intervallo di 19 anni, che siamo stati in grado di caratterizzare».

Alla fine, utilizzando 31 modelli climatici e 120 anni di dati meteorologici lo studio suggerisce che, negli ultimi 20 anni la temperatura media della regione è aumentata di 1,2° C in più rispetto a quanto sarebbe stato probabile senza il riscaldamento antropomorfo e temperature più calde significano più evaporazione, il che riduce i livelli di umidità del suolo e aggrava la siccità.

Insomma, il cambiamento climatico antropogenico ha amplificato quella che avrebbe potuto essere una modesta siccità, trasformandola nella prima vera e propria megasiccità multidecennale a colpire gli Stati Uniti d’America da quando esistono».

Intanto la siccità continua a colpire il West americano e il livello dei due maggiori bacini idrici artificiali Usa, il lago Powell (Utah e Arizona) e il lago Mead (Nevada e Arizona) è meno della metà perché, come evidenzia lo studio, nel sud-ovest Usa stanno diminuendo drasticamente sia l’umidità dei suoli che la portata dei fiumi. Il nuovo studio dimostra che senza decise e immediate azioni per contrastare i cambiamenti climatici, una grande e ricchissima regione degli Usa, in futuro continuerà a essere colpita da siccità in costante peggioramento.

Williams conclude: «Non possiamo ancora essere sicuri di dove si collochi la siccità odierna tra le peggiori del millennio. Ma discutere di tale questione significherebbe non cogliere il punto. Non ci si può sottrare alla conclusione di base che questa siccità in cui ci troviamo ora stia sicuramente concorrendo, a livello di gravità, per diventare uno dei peggiori episodi dell’ultimo millennio e il cambiamento climatico ha contribuito in qualche maniera importante a peggiorarla».