Nella foresta pluviale piove di meno: l’Amazzonia ancora più vulnerabile di quanto si pensasse
Gli effetti a cascata dell'aumento della siccità sugli ecosistemi del Sud America e sul mondo
[5 Agosto 2022]
Lo studio “Recurrent droughts increase risk of cascading tipping events by outpacing adaptive capacities in the Amazon rainforest”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team internazionale di ricercatori guidato da Nico Wunderling del Potsdam-Instituts für Klimafolgenforschung (PIK), si può drammaticamente sintetizzare così: «Per ogni tre alberi che muoiono a causa della siccità nella foresta amazzonica, morirà anche un quarto albero, anche se non direttamente colpito».
Per capire come funziona il complesso funzionamento di uno dei pozzi di carbonio più preziosi e ricchi di biodiversità della Terra, il team di ricerca ha utilizzato la network analysis, scoprendo che «Le parti più a rischio di trasformarsi in savana si trovano ai margini meridionali della foresta, dove il continuo disboscamento per i pascoli o la soia ha già indebolito da anni la resilienza della foresta».
Nella foresta pluviale sudamericana potrebbe diminuire fortemente la pioggia e, con essa, il suo apporto di umidità, perché i cambiamenti climatici portano a periodi di siccità più frequenti e più intensi nel bacino amazzonico. I ricercatori evidenziano che «Quella mancanza di pioggia minaccia la foresta, perché respira acqua: una volta piovuta, il terreno la assorbe tanto quanto le piante, ed entrambe ne rilasciano una grande quantità attraverso l’evaporazione e la traspirazione. In questo riciclaggio dell’umidità atmosferica, la foresta crea gran parte del proprio clima, generando fino alla metà delle precipitazioni sul bacino amazzonico. E sebbene sia altamente efficiente, alla fine il sistema di riciclaggio dell’umidità si basa sulla quantità di acqua inizialmente immessa nel sistema».
Ora, il team di ricercatori ha scoperto che «Anche se un periodo di siccità colpisce solo una regione specifica della foresta, il suo danno si estende oltre quella regione di un fattore da uno a tre. Poiché la mancanza di pioggia riduce fortemente il volume di riciclo dell’acqua, ci saranno anche meno precipitazioni nelle regioni vicine, sottoponendo così anche più parti della foresta a un significativo stress».
Wunderling evidenzia che «Le siccità più intense mettono parti della foresta pluviale amazzonica a rischio di prosciugarsi e morire. Di conseguenza, a causa dell’effetto rete, una minore copertura forestale porta a una minore quantità di acqua nel sistema in generale, e quindi a danni sproporzionatamente maggiori. E mentre abbiamo studiato l’impatto della siccità, questa regola vale anche per la deforestazione. Essenzialmente, significa che quando abbatti un acro di foresta, quel che stai effettivamente distruggendo sono 1,3 acri».
La climatologia prevede che quelli che erano ritenuti anni straordinariamente asciutti, come il 2005 e il 2010, dal 2050 in poi potrebbero diventare la nuova normalità, con siccità da una vola ogni 100 anni che entro il 2060 si verificheranno anche 9 anni su 10. Il co-autore senior dello studio, il fisico ga Henrique Barbosa dell’università del Maryland – Baltimore County, fa notare che «Queste siccità ricorrenti stanno già producendo cambiamenti quantificabili nella rete dell’umidità dell’Amazzonia. Utilizziamo queste osservazioni per comprendere e modellare le conseguenze di un clima futuro che assomiglia a uno stato di siccità permanente».
Ma la siccità ha effetti diversi sui sistemi forestali all’interno dell’Amazzonia e un altro autore dello studio, Boris Sakschewski del PIK, spiega a sua volta che «In Amazzonia, gli alberi e i sistemi forestali sono adattati in modo diverso alla disponibilità di acqua, poiché alcune regioni mostrano comunemente una stagione secca distinta mentre altre hanno piogge tutto l’anno. Abbiamo riconosciuto specificamente questi adattamenti locali in quanto, all’interno del cambiamento climatico, possono essere una benedizione o una maledizione. Quindi, abbiamo scoperto che anche le parti della foresta amazzonica adattate alla stagione secca non sopravviveranno necessariamente a una nuova normalità climatica, e rischio di passare alla savana o senza alberi è alto. Le conseguenze per la biodiversità sarebbero disastrose, ma lo stesso vale per il clima locale, regionale e globale».
Per Ricada Winkelmann, co-autrice senior dello studio e leader Kippelementforschung del PIK, «Eppure non tutto è perduto. Questo perché buona parte della foresta è ancora in condizioni relativamente stabili. Gli effetti di rete dei periodi di siccità sono probabilmente limitati ad alcune aree nel sud-est e nel sud-ovest della foresta, che sono quelle aree in cui la foresta ha già sofferto per mano umana, nell’abbattimento della foresta per il pascolo o la soia».
Winkelmann.conclude con una nota di ottimismo e speranza: «C’è ancora molto che possiamo fare per cercare di stabilizzare l’Amazzonia, poiché preservarla con i suoi servizi ecologici è della massima importanza per la stabilità climatica locale, regionale e globale. E sappiamo come possiamo farlo: proteggendo la foresta pluviale dal disboscamento e riducendo rapidamente le emissioni di gas serra per limitare l’ulteriore riscaldamento globale».