One Planet – Polar Summit: lo scioglimento dei ghiacci e permafrost verso punti di non ritorno
L’Italia firma la dichiarazione di Parigi sui ghiacciai e i poli ma le sue politiche negazioniste e minimizzatrici vanno in tutt’altra direzione
[13 Novembre 2023]
All’One Planet – Polar Summit ospitato dal presidente francese Emmanuel Macron, leader governativi e scienziati hanno lanciato l’allarme per l’accelerazione della portata e della velocità dello scioglimento di neve, ghiaccio e ghiacciai e per l’incombente minaccia per il benessere e la sicurezza umana, ambientale ed economica e hanno chiesto un’azione urgente per ridurre le emissioni di gas serra, per una ricerca scientifica più approfondita sulla criosfera e per una migliore integrazione degli effetti del ritiro della criosfera nel processo decisionale.
Il termine criosfera si riferisce alle regioni della superficie terrestre dove l’acqua è in forma solida: comprese le vaste calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia, il ghiaccio marino nell’Artico e nell’Antartide, la copertura nevosa, i ghiacciai montani e il permafrost. Queste regioni, che coprono il 10% della superficie terrestre e ospitano ecosistemi unici, stanno subendo le conseguenze estreme della crisi climatica e vi contribuiscono anche attraverso l’innalzamento del livello del mare.
Mentre in Italia. anche di fronte ad alluvioni catastrofici e a estremi climatici che stanno diventando la normalità, le forze politiche della destra al governo se la prendono con le “esagerazioni” ambientaliste e le politiche green “antieconomiche”, al summit di Parigi il nostro Paese è stato tra i firmatari dell’impegnativo e molto preoccupato ’”Appel de Paris pour les glaciers et les pôles “ (Paris Call for Glaciers and Poles – Declaration for the One Planet – Polar Summit”). L’italia è infatti tra i promotori della dichiarazione insieme ad Australia, Bangladesh, Belgio, Bulgaria, Capo Verde, Cile, Cipro, Comore, Croazia, Estonia, Francia, Guinea, India, Corea del Sud, Spagna, Giappone, Kirghizistan, Liberia, Macedonia del Nord, Monaco, Montenegro, Pakistan, Perù, Regno Unito, Singapore, Svizzera, Tuvalu, Ucraina, Uruguay, Wmo e Unesco.
E se è vero che una firma – spesso disattesa nei fatti e nella pratica – sotto una dichiarazione internazionale l’Italia non l’ha mai fatta mancare, è anche vero che il nostro Paese è addirittura nel gruppo di alto livello “Ambition on Melting Ice (AMI): on Sea-level Rise and Mountain Water Resources”, istituito il 16 novembre 2022 de co-presieduto da Cile e Islanda. L’AMI conta oggi tra i suoi firmatari: Italia, Austria, Cile, Finlandia, Francia, Georgia, Islanda, Kirghizistan, Liberia, Messico, Principato di Monaco, Nepal, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Perù, Repubblica Ceca, Samoa, Senegal, Svezia, Svizzera, Tanzania e Vanuatu
Come dire… tra il dire e il fare ci sono di mezzo i ghiacciai delle Alpi e il ghiaccio marino che si sciolgono.
Ma per quanto tempo il nostro governo potrà avere a livello globale la faccia del pioniere ambientalista della lotta al cambiamento climatico e a livello interno ed europeo quella del negazionista/minimizzatore e del frenatore climatico?
Macron ha sottolineato che «Il cambiamento climatico è già qui ed è una minaccia che c’è e sta peggiorando di minuto in minuto. Sta già minacciando milioni, e presto miliardi, di abitanti».
Il segretario generale della World meteorological organization (Wmo), Petteri Taalas, ha sottolineato che «Uno degli impatti più visibili del cambiamento climatico si osserva nella criosfera, con l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai e del ghiaccio marino. Purtroppo l’elevata concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera significa che si prevede che lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare continueranno per i prossimi millenni».
All’One Planet – Polar Summit è stato presentato un nuovo rapporto scientifico, che evidenzia l’accelerazione degli impatti dei cambiamenti climatici sulla criosfera e che richiede un migliore coordinamento, più ricerca e scambio di dati, migliori previsioni e monitoraggio, un maggiore coinvolgimento con le comunità locali e indigene e una maggiore istruzione e sensibilizzazione.
Antje Boetius, co-presidente del comitato consultivo scientifico della conferenza e direttrice dell’Alfred-Wegener-Institut, Helmholtz-Zentrum für Polar- und Meeresforschung ha avvertito che «La criosfera e i territori bianchi sono il canarino nella miniera di carbone della crisi climatica e della biodiversità dovuta alle pressioni umane, comprese le emissioni di gas serra»
L’altro copresidente della conferenza, Jérôme Chappellaz, presidente della Ice Memory Foundation, ricordato alcuni degli impatti sulla criosfera: «Un centimetro in più di innalzamento del livello del mare significa che da 2 a 3 milioni di persone in più saranno minacciate dalle inondazioni annuali. Ogni tonnellata aggiuntiva di anidride carbonica nell’atmosfera rimuove da 2 a 3 metri quadrati di ghiaccio nell’Artico. Due miliardi di persone dipendono dalle risorse idriche provenienti dai ghiacciai montani. Sulla strada verso gli 1,5 °C ci sono gigatonnellate di carbonio rilasciate dal permafrost: fino a 5 anni di emissioni globali di anidride carbonica da parte degli esseri umani. Gli incendi nell’Artico rappresentano un’ulteriore minaccia. La scienza è il nostro miglior partner. La scienza ha sempre fornito soluzioni e innovazioni, ma senza un intervento governativo più forte sarà troppo lenta».
Il vertice ha lanciato l’allarme sull’entità e sulla velocità dello scioglimento dei ghiacci e dello scongelamento del permafrost e sul rischio di oltrepassare soglie e punti di non ritorno, che sono aumentati con il continuo aumento delle emissioni globali di gas serra. A preoccupare è in particolare la bomba a orologeria dello scioglimento del permafrost con il suo potenziale di rilascio di grandi quantità di metano, un potente gas serra.
Lo studio ha rilevato «Il ritiro quasi irreversibile di circa 200.000 ghiacciai, situati in Europa, Africa, Oceania, Asia e nelle Americhe. Gli anni 2021 e 2022 hanno visto una massiccia perdita di ghiacciai montani, che è stata in media del 20% superiore rispetto al decennio precedente. Si prevede già che almeno la metà di questi ghiacciai andrà perduta entro il 2100».
Negli ultimi 40 anni le temperature superficiali nell’Artico sono aumentate fino a quattro volte rispetto alla media globale e si è verificata un’enorme perdita di calotte glaciali in Groenlandia e Antartide. Questa perdita è quadruplicata in 30 anni, contribuendo così a un aumento più rapido del livello medio del mare.
L’estensione del ghiaccio marino antartico di ottobre è stata la più bassa mai registrata per quel periodo dell’anno per il sesto mese consecutivo ed è stata accompagnata da drammatici cambiamenti ecologici, comprese perdite catastrofiche nelle popolazioni di pinguini imperatore.
I partecipanti al vertice hanno messo in guardia anche sulle conseguenze del ritiro dei ghiacciai di alta montagna. La sicurezza alimentare e dell’acqua potabile di due miliardi di persone dipende dai ghiacciai ad alta quota e subiranno effetti disastrosi sulla portata dei fiumi, sull’agricoltura e sulla produzione di elettricità.
Una persona su dieci vive in una zona costiera e sarà esposta agli effetti dell’innalzamento del livello del mare, la metà del quale è dovuta allo scioglimento della criosfera, ad un ritmo che è in aumento dagli anni ’90.
Il presidente dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, Jim Skea, ha concluso:«Noi esseri umani abbiamo la capacità di agire in modo equo per fare la differenza ed evitare gli impatti peggiori del cambiamento climatico»
Una dichiarazione del vertice ha promesso il sostegno all’United Nations Decade on Polar and Glacier Sciences che inizierà nel 2025 – che è l’International Year of Glaciers’ Preservation – e confluirà nel Fifth International Polar Year nel 2032-33. I decennio polare e dei ghiacciai dell’Onu coinvolgerà Wmo, Unesco e organizzazioni partner come l’International Science Council and Antarctic Treaty System.