Onu, con la crisi climatica gli incendi aumenteranno del 50% entro il 2100
«Le attuali risposte governative agli incendi spesso mettono i soldi nei posti sbagliati». Serve più prevenzione
[23 Febbraio 2022]
L’ondata di caldo estremo che l’anno scorso ha favorito la diffusione degli incendi lungo tutto il bacino del Mediterraneo, Italia compresa, rappresenterà sempre più la norma: il nuovo rapporto Spreading like wildfire: the rising threat of extraordinary landscape fires, presentato oggi dal Programma Onu per l’ambiente (Unep), prevede che la crisi climatica in corso e i cambiamenti nell’uso del suolo renderanno gli incendi più frequenti e intensi, con un aumento globale degli incendi estremi fino al 14% entro il 2030, 30% entro il 2050 e 50% entro la fine del secolo.
Lo studio invita dunque i Governi ad adottare una nuova “formula antincendio”, dedicando due terzi della spesa destinati alla pianificazione, prevenzione, preparazione e ripristino, dedicando solo il terzo rimasto per la risposta agli incendi. Ad oggi la situazione è invece completamente ribaltata: al contenimento diretto degli incendi si dedica generalmente oltre la metà della spesa totale, mentre la pianificazione per evitare che le fiamme divampino riceve meno dell’1%.
«Le attuali risposte governative agli incendi spesso mettono i soldi nei posti sbagliati – spiega Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep – Gli operatori dei servizi di emergenza e i vigili del fuoco in prima linea che stanno rischiando la vita per combattere gli incendi boschivi devono essere supportati: dobbiamo ridurre al minimo il rischio di incendi estremi essendo più preparati. Investire di più nella riduzione del rischio di incendi, lavorare con le comunità locali e rafforzare l’impegno globale per combattere il cambiamento climatico».
Per prevenire gli incendi, gli autori dello studio chiedono dunque un uso combinato di dati e sistemi di monitoraggio basati sulla scienza, insieme alle conoscenze indigene e una più forte cooperazione regionale e internazionale.
Ad esempio, il ripristino degli ecosistemi viene indicato come una strada importante per mitigare il rischio di incendi prima che si verifichino, e per ripristinare meglio in seguito. Il ripristino delle zone umide e la reintroduzione di specie come i castori, il ripristino delle torbiere sono alcuni esempi degli investimenti essenziali in prevenzione, preparazione e recupero. Un approccio che garantirebbe un doppio vantaggio di fronte a quella che è ormai una crisi sistemica.
«Incendi e cambiamenti climatici si stanno esacerbando a vicenda – dichiarano dall’Unep – Gli incendi sono aggravati dai cambiamenti climatici a causa dell’aumento della siccità, delle alte temperature dell’aria, della bassa umidità relativa, dei fulmini e dei forti venti, con conseguenti stagioni degli incendi più calde, più secche e più lunghe. Allo stesso tempo, il cambiamento climatico è aggravato dagli incendi, principalmente devastando ecosistemi sensibili e ricchi di carbonio come le torbiere e le foreste pluviali».