Onu: in Libia inondazioni di proporzioni epiche, migliaia di morti e 10.000 dispersi
Crollate due dighe dopo precipitazioni mai viste in Libia
[13 Settembre 2023]
L’Onu ha annunciato che «Le agenzie e i partner delle Nazioni Unite stanno rispondendo al disastro che si sta verificando nella Libia orientale dopo che le piogge estreme hanno causato inondazioni devastanti e perdite di vite umane durante il fine settimana.
Gli ultimi dati diffusi ieri notte dalla Federazione internazionale della Croce Rossa e dalla Mezzaluna Rossa (IFRC) suggeriscono una stima prudenziale di più di 5.000 morti (per il governo libico dell’est sono 6.000 solo a Derna) e circa 10.000 dispersi a causa delle massicce inondazioni provocate dall’uragano Daniel, che ha travolto la parte orientale del paese.
In una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce Stéphane Dujarric, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha espresso le sue più sentite condoglianze alle autorità libiche e alle famiglie delle persone che hanno perso la vita: «In questo momento, i nostri pensieri vanno alle migliaia di persone colpite nelle loro comunità, siamo solidali con tutte le persone in Libia durante questo momento difficile. Il team delle Nazioni Unite sul campo sta rispondendo sul posto. Inoltre, stiamo mobilitando risorse e squadre di emergenza per sostenere le persone colpite e stiamo lavorando con partner locali, nazionali e internazionali per fornire l’assistenza umanitaria urgentemente necessaria alle persone nelle aree colpite».
L’Onu sta lavorando con le “autorità libiche” (cioè il governo che amministra la parte orientale del Paese) per valutare i bisogni e sostenere gli sforzi di soccorso in corso e ricorda che «La Libia è in effetti sotto il controllo di due amministrazioni rivali, il governo riconosciuto a livello internazionale di Tripoli e autorità con sede insieme al parlamento nell’est».
La World meteorological organization (Wmo) spiega che «Le piogge estreme provenienti da un sistema di tempeste chiamato Storm Daniel hanno colpito parti del Mediterraneo centrale e orientale, provocando inondazioni devastanti e perdite di vite umane in Libia, il Paese più colpito, così come in Grecia, Turchia e Bulgaria».
Secondo il Centro meteorologico nazionale della Libia «La tempesta ha raggiunto il picco nel nord-est della Libia il 10 settembre, con forti venti tra 70 e 80 km/h. Questo ha causato l’interruzione delle comunicazioni, la caduta di tralicci elettrici e di alberi. Le piogge torrenziali comprese tra 150 e 240 mm hanno causato inondazioni improvvise in diverse città, tra cui Al-Bayda, che ha registrato il tasso di pioggia giornaliero più alto di 414,1 mm (dal 10 settembre alle 8:00 all’11 settembre alle 8:00)». Si tratta di un nuovo record di precipitazioni per la Libia.
Le improvvise inondazioni hanno causato la morte di molte persone e danni diffusi. La Wmo sottolinea che «Interi quartieri di Derna sono scomparsi, insieme ai loro abitanti, travolti dall’acqua dopo che due vecchie dighe sono crollate rendendo la situazione catastrofica e fuori controllo». Il governo libico ha annunciato tre giorni di lutto in tutte le città colpite definendole “Aree disastrate”.
La Wmo evidenzia che «Il Centro Meteorologico Nazionale ha emesso un allarme tempestivo per questo evento meteorologico estremo 72 ore prima che si verificasse, e ha informato tutte le autorità governative via e-mail e attraverso i media esortandole a prestare maggiore attenzione e cautela, e anche ad adottare misure preventive. Sulla base di questi avvertimenti è stato annunciato lo stato di emergenza nelle regioni orientali. Il disastro evidenzia la necessità della campagna internazionale di allarme rapido per tutti lanciata dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres».
La Wmo sta collaborando con l’Unitad Nations Office for Disaster Risk Reduction, l’International Telecommunications Union e l’IFRC e altri partner per garantire che gli allarmi tempestivi raggiungano tutti e portino ad azioni tempestive e avverte che «Con il riscaldamento del pianeta, l’aspettativa è che vedremo eventi piovosi più estremi, che porteranno a inondazioni più gravi perché l’aria più calda trattiene più umidità».
Proprio come ha fatto il Medicare Daniel, una tempesta che si è sviluppata in Grecia e che mentre si spostava verso la Libia, ha sviluppato le caratteristiche di un uragano Medicane. La Wmo spiega ancora che «Questo fenomeno ibrido mostra alcune caratteristiche di un ciclone tropicale e altre di una tempesta alle medie latitudini. L’attività storicamente raggiunge il picco tra settembre e gennaio. La tempesta Daniel ha causato precipitazioni record in Grecia il 5 e 6 settembre, con una caduta di 750 mm in 24 ore in una stazione nel villaggio di Zagora. Il che equivale a circa 18 mesi di pioggia. In Tessaglia, nella Grecia centrale, in molte stazioni sono caduti dai 400 ai 600 mm di pioggia in 24 ore. La Tessaglia è il cuore agricolo della Grecia, quindi si prevede che le conseguenze economiche saranno gravi. Ci sono stati diversi morti. Molte persone hanno cercato rifugio sui tetti. Allo stesso tempo, la Grecia stava combattendo il più grande incendio mai avvenuto in Europa, che ha causato una massiccia distruzione nel nord-est del Paese».
Come a rispondere al sempre più ascientifico ma politicamente n ben sostenuto negazionismo climatico, la Wmo ricorda che «Questi disastri continuano la serie di eventi estremi che negli ultimi mesi hanno causato la perdita di mezzi di sussistenza e di vite umane in molti Paesi del mondo. Più di trenta persone sono state dichiarate morte dopo che forti piogge e inondazioni causate da un ciclone extra-tropicale hanno colpito lo Stato brasiliano del Rio Grande do Sul nella prima settimana di settembre. Il 1° settembre il servizio meteorologico nazionale brasiliano ha diffuso un comunicato stampa riguardo alle condizioni meteorologiche avverse e alle forti precipitazioni previste nel Rio Grande do Sul. Dal 1 al 5 settembre alcune località hanno registrato precipitazioni tra 250 e 300 mm, e i valori giornalieri più alti mai registrati di settembre sono stati superati in alcune stazioni il 4 settembre, come a Passo Fundo, 164,4 mm (serie dal 1912) e Cruz Alta 160,8 mm (serie dal 1913)».
Tornando alla Libia, Tamar Ramadan, capo della delegazione della FICR in Libia, ha detto che «I bisogni umanitari sono enormi e vanno ben oltre le capacità della Mezzaluna Rossa libica, e anche al di là delle capacità del governo. Ecco perché il governo dell’est ha lanciato un appello internazionale per chiedere sostegno».
Il portavoce dell’International Organization for Migration (IOM) Paul Dillon, ricorda a sua volta che «La Libia è diventata un punto di partenza fondamentale per i migranti provenienti da oltre 40 Paesi e diretti in Europa, che molto probabilmente sono stati gravemente colpiti dalle inondazioni. Ci sono circa 600.000 migranti in Libia in questo momento e siamo consapevoli che in alcune delle aree colpite ci sono popolazioni migranti, ma in questa fase iniziale e considerati i numerosi problemi di accesso che noi e gli operatori umanitari stiamo affrontando. Non abbiamo un quadro chiaro di quanto gravemente siano stati colpiti».
Anche per Margaret Harris, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), «L’inondazione è stata di proporzioni epiche. A memoria d’uomo, non c’era mai stata una tempesta come questa nella regione, quindi è un grande shock. l’Oms ha distribuito aiuti preposizionati nelle aree colpite. Secondo le nostre stime, le piogge torrenziali hanno colpito fino a 1,8 milioni di persone e hanno danneggiato e addirittura “spazzato via” alcuni ospedali. Il lavoro ora è davvero quello di ottenere forniture, purtroppo alcune di queste forniture sono cose come sacchi per cadaveri, ma anche kit traumatologici». Mentre i soccorritori e i residenti stanno scavando tra le macerie alla ricerca di sopravvissuti, la Harris conclude: «La nostra seconda priorità è occuparci delle persone sfollate. Ci sono molte persone che già vivono in circostanze precarie. E dobbiamo considerare che tipo di ospedali da campo si possono allestire e che tipo di cliniche mobili. Quindi c’è molto lavoro da fare e viene mobilitato mentre parlo».