Papa Francesco a Donald Trump: attento a abbandonare l’Accordo di Parigi
Trump non capisce l’impegno climatico del Papa, ma l’Accordo di Parigi favorirebbe l’economia Usa
[30 Novembre 2016]
Nel suo saluto del 28 novembre ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, Papa Francesco li ha ringraziati per il loro contributo «che col passare del tempo rivela sempre meglio il suo valore sia per il progresso della scienza, sia per la causa della cooperazione tra gli esseri umani e, in particolare, per la cura del pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere. Mai come nella nostra epoca è apparsa evidente la missione della scienza al servizio di un nuovo equilibrio ecologico globale. E al tempo stesso si sta manifestando una rinnovata alleanza tra la comunità scientifica e la comunità cristiana, che vedono convergere i loro diversi approcci alla realtà verso questa finalità condivisa di proteggere la casa comune, minacciata dal collasso ecologico e dal conseguente aumento della povertà e dell’esclusione sociale. Mi rallegro del fatto che voi sentiate profondamente la solidarietà che vi lega all’umanità di oggi e di domani nel segno di tale sollecitudine per la madre terra. Un impegno tanto più degno di stima in quanto è pienamente orientato alla promozione dello sviluppo umano integrale, della pace, della giustizia, della dignità e della libertà dell’essere umano. Prova ne sono, oltre alle opere compiute nel passato, i molteplici temi che vi proponete di affrontare in questa sessione plenaria, che vanno dalle grandi novità della cosmologia, alle fonti di energia rinnovabili, alla sicurezza alimentare, fino ad un appassionante seminario sul potere e i limiti dell’intelligenza artificiale».
Il Papa ha ricordato agli scienziati che «Nell’Enciclica Laudato si’ ho affermato che «siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza» (n. 53). Nella modernità, siamo cresciuti pensando di essere i proprietari e i padroni della natura, autorizzati a saccheggiarla senza alcuna considerazione delle sue potenzialità segrete e leggi evolutive, come se si trattasse di un materiale inerte a nostra disposizione, producendo tra l’altro una gravissima perdita di biodiversità. In realtà, non siamo i custodi di un museo e dei suoi capolavori che dobbiamo spolverare ogni mattina, ma i collaboratori della conservazione e dello sviluppo dell’essere e della biodiversità del pianeta, e della vita umana in esso presente. La conversione ecologica capace di sorreggere lo sviluppo sostenibile comprende in maniera inseparabile sia l’assunzione piena della nostra responsabilità umana nei confronti del creato e delle sue risorse, sia la ricerca della giustizia sociale e il superamento di un sistema iniquo che produce miseria, disuguaglianza ed esclusione. In breve, direi che spetta anzitutto agli scienziati, che operano liberi da interessi politici, economici o ideologici, costruire un modello culturale per affrontare la crisi dei cambiamenti climatici e delle sue conseguenze sociali, affinché le enormi potenzialità produttive non siano riservate solo a pochi. Allo stesso modo in cui la comunità scientifica, attraverso un dialogo interdisciplinare al suo interno, ha saputo studiare e dimostrare la crisi del nostro pianeta, così oggi è chiamata a costituire una leadership che indichi soluzioni in generale e in particolare sui temi che vengono affrontati nella vostra plenaria: l’acqua, le energie rinnovabili e la sicurezza alimentare. Si rende indispensabile creare con la vostra collaborazione un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico producano danni irreversibili non solo all’ambiente, ma anche alla convivenza, alla democrazia, alla giustizia e alla libertà».
La parte più politica del discorso di Papa Francesco, che in molti hanno letto come un deliberato riferimento al presidente Usa eletto Donald Trump, è quella finale: «In questo quadro generale, degna di nota è la debole reazione della politica internazionale – anche se vi sono lodevoli eccezioni – riguardo alla concreta volontà di ricercare il bene comune e i beni universali, e la facilità con cui vengono disattesi i fondati consigli della scienza sulla situazione del pianeta. La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza che cercano anzitutto il profitto è dimostrata dalla “distrazione” o dal ritardo nell’applicazione degli accordi mondiali sull’ambiente, nonché dalle continue guerre di predominio mascherate da nobili rivendicazioni, che causano danni sempre più gravi all’ambiente e alla ricchezza morale e culturale dei popoli. Ma malgrado tutto questo non perdiamo la speranza, e cerchiamo di approfittare del tempo che il Signore ci dà. Ci sono anche tanti segni incoraggianti di un’umanità che vuole reagire, scegliere il bene comune, rigenerarsi con responsabilità e solidarietà. Insieme ai valori morali, il progetto dello sviluppo sostenibile e integrale è in grado di dare a tutti gli scienziati, in particolare a quelli credenti, un forte slancio di ricerca».
Il Pontefice ha semplicemente confermato quanto detto e scritto più volte, ben consapevole che questo lo porterà in rotta di collisione con Trump, con il quale del resto la reciproca antipatia è stata evidente anche durante la visita di Bergoglio negli Usa e a Cuba.
A Trump che minaccia di smontare l’accordo con Cuba faticosamente costruito dal Vaticano e di ritirare gli Usa dal più grande accordo climatico mai sottoscritto, il Papa manda a dire che la Chiesa Cattolica non si tirerà indietro su clima e povertà e lancia così un avvertimento a quella parte di vescovi ed elettorato cattolico americano che hanno appoggiato – silenziosamente o meno – l’elezione di un ecoscettico xenofobo alla Casa Bianca.
La diplomazia climatica del Papa, che molti sanno aver contato nella decisione di leader politici come il presidente sandinista del Nicaragua Daniel Ortega di firmare l’Accordo di Parigi, non si fermerà di fronte alla retorica anti-ambientalista e populista di Donald Trump che Papa Francesco pensa non siano molto cristiana: «Una persona che pensa solo a costruire muri, ovunque si trovino, e non a costruire ponti, non è cristiano», ha detto il Papa tracciando un bruciante ritratto del neo-presidente Usa.
Antipatia ricambiata da Trump .«Per un leader religioso mettere in discussione la fede di una persona è vergognoso». Evidentemente The Donald mette il Papa tra qui burocrati stranieri che secondo lui vogliono danneggiare il business Usa e, attraverso l’Accordo di Parigi, «controllare quanta energia usiamo».
La stranezza è che nelle sue accuse di aver diffuso bufale climatiche Trump accomuna il Papa cattolico e il presidente cinese ateo, entrambi accusati di “comunismo” (e sbagliando su entrambi, ci verrebbe da dire…), mentre dice di avere la mente aperta al cambiamento climatico e intanto apre davvero la casa bianca a un manipolo di falchi scettici climatici che farebbero inorridire gli scienziati della Pontificia Accademia delle Scienze.
Trump sembra aver scelto come avversari ossi molto duri e, alla fine, anche l’economia potrebbe dar ragione a Bergoglio e ai cinesi: come fa notare Think Progress, «I sostenitori dell’Accordo sostengono anche che è probabile che sblocchi enormi quantità di investimenti in energia pulita, contribuendo a rivitalizzare le economie e stimolare la crescita di posti di lavoro nei Paesi che rimangono all’interno dell’accordo». Come ha scritto Joe Romm, per gli Usa l’Accordo di Parigi è un grossissimo affare: « dà al paese la possibilità di evitare enormi quantità di costosi danni, pur impegnandosi con il minimo sforzo. Il presidente eletto, che una volta scrisse un libro intitolato The Art of the Deal, non sembra riconoscere quale vero grande affare sia l’Accordo di Parigi per gli Stati Uniti e per il mondo».
Le precedenti risposte di Trump ai paterni consigli del Papa erano solo astiosa propaganda senza concretezza politica, ma probabilmente non è cattivo come lo dipingono, è solo che non riesce a capire il motivo per cui un Papa dovrebbe interessarsi di poveri, clima e scienza, invece di starsene tranquillo nella sua reggia in Vaticano.