Ordine degli Ingegneri della Città Metropolitana di Venezia: «Non si parli più di “emergenza maltempo”, ma di emergenza climatica»

Pichetto Fratin: l’alluvione in Emilia Romagna colpa degli ambientalisti da loft che dicono sempre no

Lipu: dal ministro: dichiarazioni ingenerose e sbagliate. «E’ il mondo alla rovescia. La scienza va ascoltata e il territorio rinaturalizzato e non urbanizzato ulteriormente»

[18 Maggio 2023]

Intervenendo oggi a 24 Mattino, su Radio24, il ministro dell’ambiente e della sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha accusato gli “ambientalisti da loft” di aver ostacolato coi loro no le opere necessarie a mitigare situazioni come l’alluvione in  Emilia Romagna Secondo Pichetto Fratin  «C’è probabilmente un pezzo di cultura, anche ambientalista, rappresentata da quelli che in alcuni casi vivono nei loft, magari al ventesimo piano di un grattacielo. Per loro è più facile dire no che sì alle opere, ma credo che questa comodità di non impegnarsi era di tutti. C’era un momento storico in cui questa convinzione esisteva anche sulle materie prime, per cui era più facile dire: “Vado a comprarle in Russia”».

Continuando nella sua spericolata argomentazione e in consonanza con Matteo Salvini che oggi ha detto che «Troppi no fanno male all’Italia», il ministro dell’ambiente ha condannato «La cultura dei no alle opere. Dobbiamo parlare di mitigazione del danno e di adattamento del sistema in un quadro che è completamente cambiato. Bisogna superare la questione del non volere nessuna opera. Dobbiamo trovare il punto di equilibrio nella convivenza dell’uomo con la natura. Alcune opere vanno fatte: le dighe, le vasche di laminazione e gli argini in alcuni luoghi». Il tutto mentre sott’acqua è finita una regione dove le grandi e piccole opere non mancano certo,  tantissime e ovunque e che ha alcuni record di cementificazione nazionali.

Dichiarazioni che non sono piaciute per niente alla Lipu-BirdLife Italia che ha ribattuto duramente: «L’ennesimo disastro ambientale che ha colpito il nostro Paese è frutto di una serie di concause che vedono in cima alla lista la questione climatica e il disastroso stato del territorio e della natura, oggetti di urbanizzazione continua, dilagante e non pianificata. Il problema è dunque esattamente contrario rispetto a quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin: non i no alle grandi opere ma i no, purtroppo inascoltati, alla devastazione ambientale del Paese».

Per Claudio Celada, direttore area conservazione natura della Lipu-BirdLife Italia, «E’ ora di uscire dal dibattito opere sì, opere no, astratto e in gran parte insignificante, e di cessare la ricerca del capro espiatorio con un clamoroso capovolgimento delle responsabilità: gli ambientalisti denunciano i rischi di un territorio trattato così male ma diventano la causa del problema. La Pianura padana è stata per decenni oggetto di cementificazione e dunque di impermeabilizzazione del suolo, come peraltro denunciato ogni anno dai report dell’Ispra, sostanzialmente inascoltati. Se a questo aggiungiamo il cambio di regime climatico con un alternarsi di siccità prolungate e precipitazioni estreme, il risultato, purtroppo, non può che essere quello, drammatico, cui stiamo assistendo. Si sistemino gli argini laddove realmente occorre ma soprattutto si metta finalmente mano alla grande opera di rinaturalizzazione del territorio, mai come oggi urgente, indispensabile, vitale. Quanto mai opportuna e tempestiva, in questo senso è la proposta di legge europea della Nature Restoration law, che andrà al voto in Europa nelle prossime settimane, e che prevede il ripristino degli ecosistemi europei minacciati, a favore non solo della biodiversità ma della riduzione dei rischi idrogeologi e climatici, a vantaggio delle comunità umane. L’appello al ministro Pichetto Fratin e a tutto il Governo italiano è di sostenere attivamente la legge e favorirne l’approvazione. Se abbiamo a cuore il futuro del nostro Paese e di tutta Europa non c’è opere più grande di questa».

Forse tra gli ambientalisti da loft Pichetto Fratin e salvini annoverano anche la Commissione Cambiamenti Climatici  dell’Ordine degli Ingegneri della Città Metropolitana di Venezia che oggi ricorda che «Come già espresso nel position paper “Carta di Venezia Climate Change” pubblicato ormai tre anni fa, e come ricordato più volte in questi anni attraverso l’organizzazione di convegni, eventi e sessioni formative, siamo di fronte ad un’emergenza climatica che colpisce, sebbene con modalità differenti, l’intero pianeta. Non serve ricordare i numeri e le statistiche (ad esempio le 500 alluvioni che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi 12 anni): gli effetti distruttivi dei cambiamenti climatici sono sotto agli occhi di tutti. Condividiamo totalmente la necessità di intervenire nell’immediato con una pronta assistenza alle famiglie ed alle imprese colpite, ma sentiamo il dovere di sottolineare la necessità altrettanto impellente di prendere coscienza collettivamente dell’aggravarsi della situazione, al fine di attuare, ognuno per la propria competenza, tutte le misure possibili per tentare in ogni modo di limitare l’aumento della temperatura media globale e al contempo prepararci ad affrontare ulteriori eventi simili che purtroppo non tarderanno a ripetersi».

Gli ingeneri veneziani chiedono ai loro colleghi e colleghe di «Esercitare le proprie funzioni in ambito privato o pubblico, mettendo in atto tutte le strategie per la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; coadiuvando le imprese o istituzioni o committenze cui forniscono i propri servizi, al fine di accelerare la transizione energetica e considerare i nuovi regimi climatici e nuovi rischi causati dall’aumento della temperatura globale».

Ma chiedono anche alle istituzioni locali e nazionali ed al Governo (quindi anche a Pichetto Fratin e Salvini) di «Attuare tempestivamente le misure, peraltro previste dalla nostra Costituzione, per la riduzione delle emissioni di gas serra derivate da tutti i settori della nostra economia e per l’adozione degli attesi piani di adattamento e resilienza. Chiediamo al Governo di adoperarsi per sensibilizzare le altre economie a fare altrettanto, amplificando gli sforzi nell’ottica dell’interesse comune e globale a mantenere abitabile il nostro pianeta, per il bene presente nostro e delle nostre figlie e figli. Non si parli più di “emergenza maltempo”, ma di emergenza climatica. Il tempo per indugiare è concluso, si tratta di riconoscere una buona volta la gravità e l’emergenza della situazione ed agire subito di conseguenza».