Rapporto Ipcc: 8 ragioni per non perdere la speranza e intraprendere azioni climatiche

Ma se i governi non rivalutano le loro politiche energetiche sarà difficile tenere il mondo lontano dai guai

[5 Aprile 2022]

Anche se ancora una volta, con il rapporto “Climate Change 2022: Mitigation of climate change” pubblicato ieri dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC),  la comunità scientifica ha chiarito questa settimana che non stiamo facendo abbastanza per limitare il riscaldamento globale entro la soglia cruciale di 1,5° C, l’IPCC non dipinge solo un futuro di sventura e cupo, ma dice che c’è ancora speranza.

UN News ha esaminato attentamente il preoccupante rapporto e haidentificato 8 aspetti positivi riguardanti la mitigazione, che spera riducano l’ansia climatica crescente in un mondo dove langue l’iniziativa politica. Eccoli:

1 I veicoli elettrici sono in aumento. L’utilizzo di veicoli elettrici sta accelerando in tutto il mondo e, alimentati da elettricità low carbon, stanno riducendo le emissioni di gas serra dei trasporti terrestri. Secondo lo scienziato dell’IPCC Sudarmanto Budy Nugroho, «Gli investimenti in infrastrutture di trasporto attive, combinati con l’implementazione della micro-mobilità elettrica, ad esempio scooter elettrici ed e-bike, possono supportare ulteriormente la riduzione delle emissioni di gas serra. Questo può anche rendere la mobilità più accessibile a tutti, comprese le popolazioni emarginate». L’IPCC sottolinea che i biocarburanti sostenibili possono offrire ulteriori vantaggi di mitigazione nel trasporto terrestre, a breve e medio termine. Molte strategie di mitigazione nel settore dei trasporti avrebbero vari vantaggi collaterali, inclusi miglioramenti della qualità dell’aria, benefici per la salute, accesso equo ai servizi di trasporto, congestione del traffico ridotta e domanda di materiale ridotta.

2 Il costo delle tecnologie a basse emissioni è in diminuzione. Secondo il rapporto, dal 2010, i costi unitari di diverse tecnologie low carbon sono diminuiti continuamente. Un autore del rapporto, Masahiro Sugiyama, spiega che «Il costo di tecnologie chiave come solare, eolico e veicoli elettrici, è diminuito notevolmente . Questo può aiutarci a ridurre molto le emissioni. Esistono opzioni in tutti i settori per ridurre della metà le emissioni entro il 2030». Per essere più precisi, dal 2010 al 2019, i costi dell’energia solare sono diminuiti dell’85%, dell’energia eolica del 55% e delle batterie agli ioni di litio dell’85%. I pacchetti di politiche per l’innovazione hanno consentito queste riduzioni dei costi e ne hanno sostenuto l’adozione globale. Gli scienziati sostengono che sia le politiche su misura che quelle complete sui sistemi di innovazione abbiano contribuito a superare gli impatti distributivi, ambientali e sociali potenzialmente associati alla diffusione globale delle tecnologie low carbon.

3 Le leggi per la mitigazione si stanno espandendo. Gli esperti autori del rapporto affermano, con grande sicurezza, che «Da quando l’IPCC ha pubblicato il suo Fifth Assessment Report nel 2014, c’è stata un’espansione “coerente” delle politiche e delle leggi in materia di mitigazione climatica, Ciò ha portato a evitare le emissioni che altrimenti si sarebbero verificate e ha aumentato gli investimenti in tecnologie e infrastrutture (low carbon)».   Entro il 2020, oltre il 20% delle emissioni globali di gas serra era coperto da carbon tax o sistemi di scambio di quote di emissione, sebbene la copertura e i prezzi fossero insufficienti per ottenere profonde riduzioni. Inoltre, entro il 2020, c’erano leggi sul clima “dirette” incentrate principalmente sulla riduzione in 56 Paesi che coprivano il 53% delle emissioni globali. In molti Paesi, le politiche hanno migliorato l’efficienza energetica, ridotto i tassi di deforestazione e accelerato la diffusione della tecnologia, portando a evitare, e in alcuni casi a ridurre o eliminare, le emissioni. «Tuttavia, – avvertono i ricercatori  IPCC – la copertura politica delle emissioni e dei finanziamenti è ancora diseguale tra i diversi settori». Gli scienziati sottolineano anche come «Il Protocollo di Kyoto, che nel 1997 ha impegnato i Paesi e le economie industrializzate a ridurre le emissioni di gas serra, abbia portato a una riduzione delle emissioni in alcuni Paesi e sia stato determinante nel costruire capacità nazionali e internazionali di rendicontazione e contabilizzazione delle emissioni. Allo stesso modo, l’Accordo di Parigi del 2015 , con una partecipazione quasi universale, ha portato allo sviluppo di politiche e alla definizione di obiettivi a livello nazionale e subnazionale, in particolare in relazione alla mitigazione, nonché a una maggiore trasparenza dell’azione e del sostegno per il clima». L’esperta IPCC Laura Diaz Anadon sottolinea: «Sebbene molte delle politiche di decarbonizzazione messe in atto in tutto il mondo abbiano avuto un impatto positivo su innovazione, tecnologia, diffusione e risultati ambientali, in alcuni casi hanno anche avuto un impatto negativo a breve termine sui gruppi vulnerabili, gruppi a basso reddito e, in alcuni casi, hanno privilegiato, ad esempio, le grandi imprese rispetto alle piccole imprese. Abbiamo anche scoperto che questo è qualcosa che può essere evitato progettando le politiche in modo diverso o mettendo in atto politiche complementari».

4 E’ ancora possibile modificare le emissioni industriali. Gli esperti affermano che le emissioni net zero di carbonio del settore industriale, sebbene impegnative su scala significativa, sono ancora possibili. «La riduzione delle emissioni del settore comporterà un’azione coordinata lungo le catene del valore per promuovere tutte le opzioni di mitigazione, inclusa la gestione della domanda, l’efficienza energetica e dei materiali, i flussi di materiali circolari, nonché le tecnologie di abbattimento e i cambiamenti trasformativi nei processi di produzione», spiega il rapporto. Per progredire verso il net zero, le industrie possono trarre vantaggio dai nuovi processi di produzione che utilizzano energie rinnovabili, idrogeno verde, biocarburanti e controllando la gestione del carbonio.

5 Le città rappresentano una grande opportunità per l’azione climatica. Il rapporto sottolinea che le aree urbane offrono opportunità chiave per la mitigazione climatica. Second l’esperto IPCC Siir Kilkis, «Tutte le città possono contribuire a un futuro net zero integrando settori, strategie e innovazioni, siano esse città consolidate, in crescita o emergenti. Il modo in cui le aree urbane continuano a essere pianificate, le loro interazioni con il sistema energetico e le richieste di materiali determinano molteplici opportunità con benefici per le persone e per il pianeta. Alcune misure urbane efficaci, includono più aree pedonabili e una maggiore diffusione delle energie rinnovabili. Tutto questo è possibile mentre le città migliorano la qualità dell’aria, aumentano le opportunità di lavoro, espandono le infrastrutture urbane verdi e blu e forniscono altri co-benefici per lo sviluppo sostenibile e l’adattamento climatico in tutto il mondo».

Secondo il rapporto, gli sforzi di mitigazione nelle città devono concentrarsi su: Ridurre o modificare il consumo di energia e materiali; Elettrificazione ecologica; Migliorare l’assorbimento e lo stoccaggio del carbonio nell’ambiente urbano.

Un altro punto di azione riguarda l’edilizia. In alcuni scenari globali, si prevede che, se i pacchetti politici, che combinano ambiziose misure di sufficienza, efficienza ed energia rinnovabile, saranno efficacemente attuati e gli ostacoli alla decarbonizzazione verranno rimossi, gli edifici esistenti, se ristrutturati – e quelli ancora da costruire – si avvicineranno alle emissioni net zero di gas serra nel 2050. Una delle autrici del rapporto, Yamina Saheb, sottolinea che «L’azione di mitigazione nel settore edile porta vantaggi in termini di salute attraverso il miglioramento della qualità dell’aria interna e del comfort termico, oltre a ridurre lo stress finanziario in tutte le regioni del mondo. Nel complesso, la decarbonizzazione del patrimonio edilizio contribuisce al benessere umano».

6. Vengono attuate le misure economiche. Il rapporto rileva che molti strumenti normativi ed economici sono già stati applicati con successo: «Questi strumenti, se ampliati e applicati in modo più ampio, potrebbero supportare profonde riduzioni delle emissioni e stimolare l’innovazione… I pacchetti economici, coerenti con le circostanze nazionali, possono raggiungere obiettivi economici a breve termine riducendo le emissioni e spostando i percorsi di sviluppo verso la sostenibilità». Secondo i dati, i flussi finanziari totali tracciati per la mitigazione e l’adattamento climatico sono aumentati fino al 60% tra il 2013-14 e il 2019-20, ma la crescita media è rallentata dal 2018. Questi flussi finanziari sono rimasti fortemente incentrati sulla mitigazione, sono irregolari e si sono sviluppati in modo eterogeneo tra regioni e settori. Tuttavia, gli autori osservano che «Gli strumenti economici sono stati efficaci nel ridurre le emissioni, integrati da strumenti normativi principalmente a livello nazionale e anche subnazionale e regionale. Laddove implementati, gli strumenti di determinazione del prezzo del carbonio hanno incentivato misure di riduzione delle emissioni a basso costo … Tra gli altri approcci, gli impatti sull’equità e sulla distribuzione di tali strumenti di determinazione del prezzo del carbonio possono essere affrontati utilizzando le entrate delle carbon tax o dello scambio di quote di emissioni per sostenere le famiglie a basso reddito». All’IPCC sottolineano con grande sicurezza che «La rimozione dei sussidi ai combustibili fossili ridurrebbe le emissioni, migliorerebbe le entrate pubbliche e le prestazioni macroeconomiche e produrrebbe altri vantaggi ambientali e di sviluppo sostenibile. La rimozione delle sovvenzioni ai combustibili fossili è prevista da vari studi per ridurre le emissioni globali di CO2 dell’1 – 4% e le emissioni di gas serra fino al 10% entro il 2030, variando tra le regioni».

7 Le persone si preoccupano e sono impegnate. Nella loro valutazione, gli autori dell’IPCC riconoscono che molti cittadini in tutto il mondo hanno a cuore la natura e la protezione dell’ambiente e sono motivati ​​a impegnarsi nell’azione per il clima. Ma l’autrice Linda Steg fa notare che «Eppure possono incontrare ostacoli alla loro azione, che possono essere rimossi con azioni, ad esempio da parte dell’industria, delle imprese e dei governi. Molti governi sono attualmente alle prese con la questione se le persone sosterranno davvero alcuni cambiamenti radicali. Questo rapporto di valutazione dimostra che l’accettabilità pubblica è maggiore quando costi e benefici sono distribuiti in modo equo e quando sono state seguite procedure decisionali eque e trasparenti».

8 La rimozione della CO2 è ora essenziale per raggiungere i nostri obiettivi, ma è complicata… Il rapporto dimostra che raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra richiede più della riduzione delle emissioni e comporta un’opzione chiamata carbon dioxide removal  (CDR). Sugiyama spiega ancora: «Comporta la rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera e il suo stoccaggio sulla terraferma, nel suolo o nell’oceano». Il rapporto non nasconde le perplessità che sono anche di molte associazioni ambientaliste: «Gli impatti, i rischi e i co-benefici della diffusione del CDR per gli ecosistemi, la biodiversità e le persone saranno molto variabili a seconda del metodo, del contesto specifico del sito, dell’implementazione e della scala». Tuttavia, i metodi naturali condivisi anche dagli ambientalisti, come il rimboschimento, il miglioramento della gestione delle foreste, il sequestro del carbonio nel suolo, il ripristino delle torbiere e la gestione del carbonio blu «Sono esempi di metodi che possono migliorare la biodiversità e le funzioni dell’ecosistema, l’occupazione e i mezzi di sussistenza locali, a seconda del contesto». Più v controverso un’altra ipotesi geoingegneristica del rapporto: «Allo stesso modo, la fertilizzazione degli oceani, se attuata, potrebbe portare alla ridistribuzione dei nutrienti, alla ristrutturazione degli ecosistemi, a un maggiore consumo di ossigeno e all’acidificazione delle acque più profonde». Ma l’IPCC fa notare che «Inoltre, oltre a riduzioni delle emissioni profonde, rapide e durature, la rimozione dell’anidride carbonica può svolgere tre diversi ruoli complementari a livello globale o nazionale: 1. Riduzione delle emissioni nette di CO2 o gas serra nel breve termine. 2. Controbilanciare le emissioni residue “difficili da abbattere” (ad es. emissioni da agricoltura, aviazione, navigazione, processi industriali) per contribuire a raggiungere il net zero a medio termine. 3. Raggiungere emissioni nette negative di CO2 o GHG a lungo termine, se impiegate a livelli superiori alle emissioni residue annue». Un’altra autrice del rapporto, Mercedes Bustamante, aggiunge: «Opzioni di mitigazione nel territorio ben progettate per rimuovere il carbonio possono anche avvantaggiare la biodiversità e gli ecosistemi, aiutarci ad adattarci ai cambiamenti climatici, garantire mezzi di sussistenza, migliorare la sicurezza alimentare e idrica. Le opzioni includono la protezione e il ripristino di ecosistemi naturali come foreste, torbiere, zone umide, savane e praterie».

Un News conclude che, come ricorda il segretario generale dell’Onu António Guterres nel suo messaggio all’IPCC, «Certo, resta ancora molto da fare. A  meno che i governi di tutto il mondo non rivalutano le loro politiche energetiche, i progressi raggiunti non saranno sufficienti a tenere il nostro pianeta lontano dai guai».