Rapporto Unfccc, Greenpeace e Wwf: gli Stati stanno mancando gli obiettivi dell’Accordo di Parigi
Cambiare subito rotta per evitare la catastrofe climatica. Anche l’Europa e l’Italia devono fare di più
[26 Febbraio 2021]
Commentando l’“Initial NDC Synthesis Report” pubblicato oggi dall’United Nations framework convention on climate change (Unfccc), la direttrice esecutiva di Greenpeace International, Jennifer Morgan, ha detto che «I governi stanno mancando gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi, ci stiamo dirigendo verso una catastrofe climatica. I Paesi devono lavorare insieme per anteporre la tutela di persone e Pianeta agli interessi dell’industria fossile. Chiediamo ai principali emettitori del mondo, Stati Uniti e Cina, di consegnare obiettivi che ci diano motivo di speranza. L’Australia e il Brasile, che hanno recentemente visto negli incendi una delle conseguenza dell’emergenza climatica, devono rispettivamente tenere a freno gli interessi dell’industria dei combustibili fossili e dell’agricoltura intensiva, e lavorare per garantire un futuro equo e sicuro per cittadine e cittadini, e proteggere la preziosa biodiversità del Pianeta».
Manuel Pulgar-Vidal, responsabile climate & energy del Wwf International, ha sottolineato che «Il Rapporto di sintesi, pubblicato oggi, è una gradita opportunità per riflettere sullo stato delle reali intenzioni del mondo per affrontare la crisi climatica. Alla fine dello scorso anno sono state ricevute solo 45 richieste, che rappresentano circa il 30% delle emissioni globali di gas serra e il 40% dei Paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi. Sebbene il rapporto rilevi che i singoli Paesi hanno, in generale, aumentato la loro ambizione, nel complesso, è molto al di sotto di quanto la scienza afferma che dobbiamo fare e di ciò che le persone – molte delle quali subiscono frequentemente impatti climatici devastanti – chiedono ai loro governi. Ciò che è imperdonabile è il fatto che i Paesi più ricchi del mondo, che rappresentano il 75% delle emissioni globali, non hanno approvato la loro giusta quota. I maggiori emettitori del mondo, tra cui Cina, India e Stati Uniti, non hanno ancora presentato i loro piani nazionali sul clima. Abbiamo avuto alcuni segnali promettenti da Stati Uniti e Cina, ma la prova di questo sarà solo nella loro presentazione formale all’Onu».
Il Wwf evidenzia che l’Unione europea ha concordato un national climate action plans (NDC) aggiornato »che è più ambizioso, ma ancora lontano dall’essere sufficiente per affrontare adeguatamente l’emergenza climatica». Ester Asin, direttrice dell’European Policy Office del Wwf, aggiunge: «L’Ue ha fatto un buon passo avanti accettando già un aumento del suo piano climatico. Ma il suo nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni nette del 55% per il 2030 è ancora lontano da ciò che la scienza del clima dice che è necessario, per non parlare di un equo compenso per l’enorme contributo al cambiamento climatico. L’Europa deve aumentare il suo obiettivo climatico fino a ridurre le emissioni del 65% e mostrare agli altri Paesi che la vera azione per il clima, l’uguaglianza sociale e la prosperità economica possono andare di pari passo».
Per Pulgar-Vidal, «E’ imperativo che tutti i Paesi presentino i loro piani nazionali sul clima con largo anticipo rispetto alla COP26 e che quei Paesi che hanno già presentato piani insufficienti, si impegnino a rivederli. COP26 dovrebbe essere un momento sia per celebrare una maggiore ambizione che ci metta sulla strada verso gli 1,5° C e delineare una road map per consentire ai Paesi di cooperare ulteriormente per colmare le molteplici lacune in termini di ambizione, azione e finanziamento nei prossimi cinque anni».
Per Greenpeace, «I governi devono prendere atto del rapido deterioramento del Pianeta, ricordare le promesse fatte a Parigi e tornare con degli obiettivi più ambiziosi, dal momento che che non è ancora troppo tardi per proteggere il nostro futuro. La mancanza di realizzazione degli impegni previsti dall’accordo di Parigi mostra un sistema multilaterale che è ancora ostaggio degli interessi dei combustibili fossili, che ostacolano l’azione per il clima e mettono a rischio il nostro futuro. I governi devono porre dei vincoli adeguati ai grandi inquinatori, e l’industria deve accettare che l’era dei combustibili fossili è giunta alla fine. Anche gli obiettivi Ue, nonostante siano già stati rivisti di recente,non sono però ancora sufficienti per allinearsi all’obiettivo degli Accordi di Parigi».
Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, conclude: «Nella partita del clima anche l’Unione europea è chiamata a giocare un ruolo decisivo, e così tutti i Paesi membri. L’Italia, in particolare, deve aggiornare profondamente il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima che risponde ai vecchi e ormai superati obiettivi comunitari. Il governo Draghi porti l’ambizione europeista e ambientalista dalle parole ai fatti e utilizzi l’occasione storica del Piano di ripresa e resilienza per portare il nostro Paese all’avanguardia della lotta alla crisi climatica».