Rimozione della CO2 con piantagioni climatiche: solo una frazione del fattibile sarebbe anche sostenibile
Sono necessarie soglie di sostenibilità. La lotta al riscaldamento globale non dovrebbe ignorare problemi come l’insicurezza alimentare e la perdita di biodiversità
[6 Febbraio 2024]
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha stimato in 11,3 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno il “potenziale tecnico” massimo delle cosiddette piantagioni climatiche, piante a crescita particolarmente rapida che consentono di assorbire e rattenere la CO2, per poi fornire legname da bruciare nelle centrali elettriche a biomassa. Il potenziale tecnico per l’imboschimento e il rimboschimento ammonta a ulteriori 10,1 miliardi di tonnellate all’anno.
Il nuovo studio “Sustainability limits needed for CO2 removal”, pubblicato su Science da un team internazionale di ricercatori guidato da Alexandra Deprez dell’Institut du Développement Durable et des Relations Internationales (IDDRI) e da Felix Creutzig del Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change (MCC), integra la valutazione dell’IPCC con un prunto di riferimento per i decisori politici che fissa “limiti di sostenibilità” significativamente più bassi.
Secondo le stime dell’IPCC, Per rimuovere dall’atmosfera 21,4 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno,– più della metà delle emissioni attuali – le piantagioni climatiche e le foreste aggiuntive dovrebbero coprire circa 29 milioni di chilometri quadrati, tre volte la superficie degli Stati Uniti. Creutzig evidenzia che «E’ ovvio che questo non è affatto fattibile. Certamente, è utile valutare quel che è fattibile da un punto di vista puramente tecnico, come, per esempio, input per i modelli climatici per mappare la portata massima delle possibilità per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C. Ma questo incoraggia sempre più i politici a fare troppo poco in termini di emissioni di CO2 e a promettere invece grandi cose in termini di rimozione del carbonio. Questo studio fornisce una visione contrastante».
Nei Nationally determined contributions (NDC) che costituiscono il nucleo dell’Accordo di Parigi, i governi hanno già riservato 12 milioni di kM2 per la rimozione del carbonio dalle terre emerse entro il 2060. Al MCC fanno notare che «Si tratta di quasi quanto l’attuale terreno coltivabile globale» e secondo lo studio, «Questo metterà a repentaglio la futura sicurezza alimentare e potrebbe anche accelerare la già drammatica estinzione di specie animali e vegetali, esacerbare la scarsità d’acqua, violare altri confini planetari e distruggere gli habitat delle popolazioni indigene».
Accettando un “rischio medio” per quanto riguarda questi aspetti legati all’utilizzo del territorio in vista della crisi climatica, e attingendo alla letteratura scientifica, il team di ha ricavato nuove cifre soglia: «Il limite di sostenibilità per la rimozione di carbonio dalle piantagioni climatiche (in gergo tecnico “Bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio”, BECCS) ammonta a 1,4-2,9 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, a seconda dell’efficienza con cui le centrali elettriche a biomassa generano energia e catturano CO2. Per l’imboschimento e il rimboschimento il limite di sostenibilità è di 3,8 miliardi di tonnellate. In entrambi i settori, quindi, solo una frazione di quel che è tecnicamente fattibile sarebbe anche sostenibile».
Creutzig conclude: «Un importante campo di ricerca è quello di far luce su questi limiti di sostenibilità, insieme ai limiti di altre opzioni di estrazione come attraverso gli oceani o attraverso i sistemi di filtraggio dell’aria. La reale portata delle possibilità è decisamente inferiore a quanto suggeriscono i modelli climatici. I politici dovranno dare attentamente la priorità alle emissioni residue difficili da evitare che saranno compensate dalla rimozione del carbonio in un futuro mondo a impatto climatico zero. E devono collegare più strettamente la lotta contro il riscaldamento globale con altre questioni esistenziali come la lotta contro l’insicurezza alimentare e l’estinzione delle specie».