Il riscaldamento globale si sta ricaricando nelle profondità dell’Oceano Atlantico
La “pausa” attuale è dovuta a un ciclo naturale di durata trentennale
[22 Agosto 2014]
Da una nuova ricerca pubblicata suScience arriva l’ennesima smentita per gli eco-scettici e la conferma di quanto scrivevamo già un anno fa su greenreport.it, riportando uno studio del Met Office britannico: il riscaldamento globale è sì rallentato, ma si è solo preso una pausa sotto gli oceani.
Lo studio, realizzato da Ka-Kit Tung, un professore di matematica applicata e docente di scienze atmosferiche all’università di Washington, e da Xianyao Chen, dell’Ocean University della Cina, prende le mosse dal piccolo aumento delle temperature globali dal 2000 ad oggi, dopo che l’ultima parte del XX secolo era stata caratterizzata da un rapido riscaldamento, cosa che aveva fatto gridare agli eco-scettici al complotto ambientalista/scientifico per imporre la teoria di un riscaldamento globale inesistente.
Tung e Xianyao cercano di risolvere il puzzle climatico che ha impegnato la comunità scientifica e che, per la verità, era f già stato in gran parte risolto. Anche se, come scrive Hannah Hickey sul sito il sito dell’università di Washington, «Più di una dozzina di teorie sono state proposte per la cosiddetta pausa del riscaldamento globale, che vanno dall’inquinamento atmosferico ai vulcani alle macchie solari», la nuova ricerca conferma che il calore “scomparso” dalla superficie del pianeta «Sta affondando nelle profondità a nord e sud dell’Oceano Atlantico ed è parte di un ciclo naturale».
Il riscaldamento delle profondità marine spiega perché dal 1999 le temperature medie globali dell’aria non sono aumentate così’ rapidamente quanto si pensava, nonostante i gas serra intrappolino più calore solare sulla superficie terrestre.
«Ogni settimana c’è una nuova spiegazione dello iato – ha detto Tung – Molti dei precedenti lavori si erano necessariamente concentrati sui sintomi sulla superficie della Terra, dove vediamo molti fenomeni diversi e specifici. Abbiamo guardato le osservazioni in mare per cercare di trovare la causa di fondo». E i risultati della ricerca dimostrano che una lenta corrente nell’Atlantico, che trasporta il calore tra i due poli, all’inizio di questo secolo ha accelerato, spingendo il caldo a 1.500 metri di profondità. La maggior parte degli studi precedenti si concentrava sulla variabilità climatica a breve termine o sulle particelle che potrebbero bloccare la luce solare in arrivo, ma non riuscivano a spiegare l’enorme quantità di calore “scomparsa” negli ultimi 15 anni. Anche se la teoria dei “pozzi” oceanici era stata già avanzata e descritta, secondo Tung «La scoperta è una sorpresa, dal momento che le attuali teorie avevano puntato verso l’Oceano Pacifico come il colpevole della scomparsa del calore. Ma i dati sono abbastanza convincenti e mostrano il contrario».
Xianyaoha utilizzato i dati dellerecenti osservazioni di temperature delle acque profonde del progetto Argo floats, la rete di circa 3.600 boe che campiona l’acqua degli oceani di tutto il mondo fino a 2.000 metri di profondità e dice che «I dati mostrano un aumento dell’ sprofondamento del caldo attorno al 1999, quando si è fermato il rapido riscaldamento del XX secolo»..
Tung spiega che «Ci sono cicli ricorrenti che sono vettori di salinità in grado di immagazzinare il calore in profondità negli oceani Atlantico e Meridionale. Dopo 30 anni di rapido riscaldamento nella warm phase, ora è il momento della fase di raffreddamento.”
In un precedente studio (Using data to attribute episodes of warming and cooling in instrumental records) pubblicato su Pnas nel 2012, Tung affermava che il rapido riscaldamento negli ultimi 25 anni del XX secolo era dovuto per metà al riscaldamento globale e e per metà al ciclo naturale dell’Oceano Atlantico che manteneva il calore più vicino alla superficie. Quando il ciclo dell’Atlantico si è invertito, intorno al 2000, la corrente ha cominciato a spingere il calore più in profondità nell’oceano, contrastando così il riscaldamento globale di origine antropica. All’università di Washington spiegano che «Il ciclo inizia quando l’acqua più salata e più densa di superficie nella parte settentrionale dell’Atlantico, nei pressi di Islanda, fa sì che l’acqua sprofondi. Questo cambia la velocità dell’enorme corrente dell’Oceano Atlantico che fa circolare calore in tutto il pianeta».
Tung evidenzia che «Quando si tratta di acqua pesante sora acqua leggera, si immerge molto velocemente e si porta dietro il calore. Recenti osservazioni sulla uperficie del Nord Atlantico mostrano un record di salsedine alta, mentre allo stesso tempo, le acque più profonde nel Nord Atlantico mostrano crescenti quantità di calore».
Ma queste oscillazioni hanno un interruttore naturale: «Durante il periodo caldo, le correnti veloci portano più acqua tropicale a spostarsi nel l Nord Atlantico – spiegano i ricercatori – riscaldando sia la superficie che l’acqua profonda. In superficie questo riscaldamento scioglie il ghiaccio. Questo rende lentamente l’acqua di superficie meno densa e dopo pochi decenni frena la circolazione, innescando una fase di raffreddamento di 30 anni».
Tung e Xianyao hanno ricercato i dati storici per dimostrare che il raffreddamento nei tre decenni tra 1945 e il 1975, che portò la gente a preoccuparsi per l’inizio di un’era glaciale, è avvenuto durante una fase di raffreddamento, che si pensò fosse stato causato dall’inquinamento dell’aria. I dati precedenti per l’Inghilterra centrale (Using data to attribute episodes of warming and cooling in instrumental records – Tung e Jianson Zhou, Pnas 212) mostrano un ciclo che si sviluppa da 40 a 70 anni che si perde nei secoli, e altri documenti dimostrano che esiste da millenni.
I due ricercatori concludono che «I cambiamenti nella circolazione dell’Oceano Atlantico sono storicamente destinati a circa 30 anni più caldi seguiti da 30 anni più freddi. Ora che sta accadendo al top del riscaldamento globale, tuttavia, il trend sembra più la tendenza sembra più uno “staircase”. Questa spiegazione implica che l’attuale rallentamento del riscaldamento globale potrebbe durare per un altro decennio, o più a lungo, poi tornerà un rapido riscaldamento». Ma Tung sottolinea che «E’ difficile prevedere cosa succederà dopo. Ad esempio, una piscina di acqua dolce da scioglimento dei ghiacci oggi è presente nel Mar Glaciale Artico, potrebbe traboccare nel Nord Atlantico a sconvolgere il ciclo. Non stiamo parlando di una situazione normale, perché ci sono tante altre cose che succedono a causa del cambiamento climatico».