Sorpresa: contano molto più le responsabilità collettive di quelle personali
Scoperto come motivare le persone a impegnarsi contro il cambiamento climatico
Risultati rivelatori per le Ong che sperano di ispirare un'azione collettiva contro il cambiamento climatico o che chiedono finanziamenti per salvaguardare l’ambiente
[6 Maggio 2016]
Convincere le persone ad agire contro i cambiamenti climatici è un impegno costante delle associazioni ambientaliste e di alcuni governi, e anche lo studio “Collective responsibility amplifies mitigation behaviors” pubblicato da Climatic Change, si chiede come ci si può riuscire.
I due autori dello studio, Nick Obradovich e Scott Guenther, del dipartimento di Scienze politiche dell’università della California – San Diego, sono partititi da quella che è una convinzione comune: evidenziare la responsabilità personale riguardo al cambiamento climatico sarebbe efficace per aumentare il comportamento pro-clima delle persone, mentre inquadrare collettivamente le cause dei cambiamenti climatici annacquerebbe la responsabilità personale e smorzerebbe l’incentivo ad agire individualmente. Giusto? Sembra di no.
Obradovich e Guenther spiegano che dal loro studio emerge anzi un risultato opposto: con tre esperimenti hanno scoperto che «sottolineare la responsabilità collettiva per le cause del cambiamento climatico aumenta le donazioni in denaro a favore del clima di circa il 7% tra i membri dei gruppi ambientali, e del 50% nel pubblico in generale. Inoltre, mettere in evidenza la responsabilità collettiva amplifica l’intenzione di ridurre le emissioni di carbonio in futuro. Al contrario, concentrarsi sulla responsabilità personale per il cambiamento climatico non altera in modo significativo le donazioni per la difesa dai cambiamenti climatici o l’intento per un futuro comportamento pro-clima. Questi effetti – sottolineano inoltre i ricercatori – si replicano e persistono per più giorni dopo il trattamento».
Obradovich, che lavora anche per la Scripps institution of oceanography, ha dichiarato a ThinkProgress: «Per motivare le persone, stiamo operando su un mucchio di ipotesi decotte. Queste ipotesi sono un problema non solo per i governi, ma anche per le campagne ambientali che cercano donazioni. Questo potrebbe rappresentare un mucchio di soldi potenzialmente persi».
Per capire quanto siano efficaci i messaggi climatici, Obradovich e Guenther hanno intervistato i soci della National audubon society, un’associazione che si occupa soprattutto di salvaguardia dell’avifauna, e cittadini comuni. Ai partecipanti ai test, contattati attraverso Amazon Mechanical Turk, un sito per procacciare micro-lavori online, sono stati assegnati ad ognuno in modo casuale uno di tre compiti predefiniti, con una possibilità su 100 di vincere 100 dollari. Alcuni sono stati invitati a scrivere un breve testo su come influiscono personalmente sui cambiamenti climatici. Altri sono stati invitati a scrivere su come il cambiamento climatico è causato collettivamente. I soggetti di controllo hanno invece scritto di attività quotidiane, come lavarsi i denti, e non hanno menzionato i cambiamenti climatici. Successivamente, ai partecipanti è stato chiesto quanto di quei 100 dollari sarebbero stati disposti a donare alle attività dell’Audubon per contrastare il cambiamento climatico.
Tra i 1.215 membri dell’Audubon, i ricercatori hanno scoperto che coloro che avevano elaborato pensieri scritti sulle responsabilità collettive del cambiamento climatico erano disposti a donare il 7% in più delle loro potenziali vincite rispetto al gruppo di controllo (cioè, circa 5 dollari in più). Tra i 304 membri del pubblico generale l’andamento è stato simile per coloro che avevano scritto sulla cause collettive, anche se le donazioni sono state il 50% più alte (circa 7 dollari) rispetto al gruppo di controllo.
Ma la cosa più significativa è che la maggior parte di coloro ai quali era stato assegnato il compito di scrivere sulla responsabilità personale per il cambiamento climatico hanno donato somme che non differiscono in modo significativo dal gruppo di controllo. «E’ stato sorprendente – dice Obradovich – dato che combattere il cambiamento climatico è sia un compito collettivo sia una responsabilità personale. Quindi sta avvenendo qualcosa di negativo. Avevamo ipotizzato che la maniera di pensare ai cambiamenti climatici non avrebbe reso inclini in alcun modo le persone a donare di più per i cambiamenti climatici, ma non è questo quello che è successo».
Obradovich e Guenther poi fatto un altro test di follow-up per vedere quanto fosse forte l’effetto del trattamento collettivo: hanno ricontattato il loro campione originale di cittadini comuni e hanno chiesto loro di nuovo quanto sarebbero stati disposti a donare. Le persone che avevano scritto sui cambiamenti climatici in termini collettivi erano ancora disposte a donare più degli altri, anche diversi giorni dopo. «Anche questo per noi è stato abbastanza sorprendente – spiega ancora Obradovich – Non è molto comune che i trattamenti di questo tipo persistano».
Obradovich e Guenther avevano anche fatto un esperimento simile con un gruppo di 451 persone diverse, reclutate sempre attraverso Amazon Mechanical Turk, chiedendo loro come potrebbero cambiare in futuro i loro comportamenti legati al clima. Anche in questo caso, chi affrontava il cambiamento climatico in maniera collettiva superava gli altri per maggiore impegno per ridurre le emissioni di CO2.
Si tratta di risultati rivelatori e significativi per le organizzazioni che sperano di ispirare un’azione collettiva contro il cambiamento climatico o che chiedono finanziamenti per salvaguardare l’ambiente. Ma ora bisogna capire perché la gente ha risposto in questo modo.
I liberisti individualisti ci resteranno male, ma anche altri studi precedenti avevano già scoperto che c’è qualcosa nell’impegno collettivo che piace alla gente, e questo sembra funzionare anche per l’ambiente: può avvenire perché le persone sono più propense a seguire la collettività quando sono incerte su come comportarsi.
«Tuttavia, in questo caso non c’è un gruppo collettivo a seguire – fa notare ThinkProgress – Se non altro, forse non c’è il senso di colpa». Ma Obradovich e Guenther hanno testato anche il senso di colpa e in questo caso non sembra svolgere un ruolo importante. «Quindi le persone possono aver dato di più per compensare le loro emozioni negative con le emozioni positive associate al donare. Ma questa è solo una teoria – sottolinea Obradovich – Abbiamo davvero bisogno di ulteriori studi per essere in grado di capire con maggiore certezza. Questo esperimento deve essere duplicato e testato nel mondo reale con una vera e propria campagna».
Obradovich conclude con una precisazione: «I membri dell’Audubon e i cosiddetti responder MTurk credevano più fortemente all’esistenza del cambiamento climatico e alle sue cause antropiche rispetto al cittadino medio statunitense. Il che significa che non è chiaro se inquadrare collettivamente il problema del cambiamento climatico sia più efficace con le persone meno inclini a sostenere l’azione climatica. In ogni caso, dovremmo essere più attenti quando elaboriamo i nostri messaggi di sensibilizzazione».