Senza ghiacciai sulle Alpi a rischio 1/3 della produzione agricola italiana e metà allevamenti
Coldiretti: «La superficie dei ghiacciai italiani in 60 anni è scesa da 519 a 368 chilometri quadrati e il numero dei bacini gelati è diminuito del 34%»
[12 Dicembre 2019]
Con un 2019 bollente che si classifica fino ad ora al quinto posto tra i più caldi dal 1800 con una temperatura superiore di 0,83 gradi rispetto alla media (dati Isac Cnr), i ghiacciai italiani si confermano sempre più a rischio compreso quello – celebre – della Marmolada: una ricerca internazionale appena pubblicata documenta come, continuando a questo ritmo, entro massimo 30 anni si sarà sciolto. Un problema enorme non solo per l’ambiente o per il turismo, ma anche per una fetta rilevante dell’agroalimentare italiano.
«Con la scomparsa del ghiacciaio della Marmolada e le difficoltà in cui versano gli altri bacini glaciali delle Alpi, le campagne del nord – affermano infatti dalla Coldiretti – rischiano di trovarsi a secco senza importanti riserve di acqua per l’irrigazione della food valley italiana dove nasce oltre 1/3 della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento Made in Italy». I cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature medie incidono già oggi sulla salute dei ghiacciai italiani, la cui superficie «in 60 anni è scesa da 519 a 368 chilometri quadrati e il numero dei bacini gelati è diminuito del 34% arrivando a poco più di 900 su tutto l’arco alpino».
L’andamento anomalo conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano – concludono dalla Coldiretti – con una marcata tendenza al surriscaldamento e con la più elevata frequenza di fenomeni estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità con una evidente tendenza alla tropicalizzazione. I ghiacciai sono una parte fondamentale del ciclo dell’acqua e dell’irrigazione garantendo le risorse per affrontare stagioni estive sempre più torride dove la disponibilità di acqua risulta strategica per continuare a garantire la produzione di cibo made in Italy».