Senza sosta il ritiro dei ghiacciai alpini: in soli 12 anni perso il 13% della superficie
Università Statale di Milano: una conseguenza evidente del cambiamento climatico che non può più essere ignorata
[9 Settembre 2020]
Lo studio “Glacier shrinkage in the Alps continues unabated as revealed by a new glacier inventory from Sentinel-2”, pubblicato su Earth system Science Data da un team di ricercatori del dipartimento di scienze e politiche ambientali (ESP) dell’università Statale di Milano, dell’ Universität Zürich, Université Grenoble Alpes ed ENVEO IT, nasce dalla decisione di realizzare un catasto di tutti i ghiacciai Alpini aggiornato all’ultimo decennio. Una ricerca che ha portato alla pubblicazione dello studio e dell’intero catasto in modalità open access.
Si tratta del primo studio in cui vengono censiti tutti i ghiacciai Alpini utilizzando una metodologia condivisa e il più possibile standardizzata. La pubblicazione del catasto in modalità open access garantisce l’accesso a tutti i ricercatori e al grande pubblico. Ottenere degli inventari dei corpi glaciali precisi e aggiornati è importante per valutare il regresso dei ghiacciai nel tempo e sviluppare modelli previsionali per ottenere indicazioni sulla sensibilità dei ghiacciai ai cambiamenti climatici e le conseguenze per la disponibilità idrica per usi civili e la produzione di energia idroelettrica.
All’università Statale di Milano spiegano che «Lo studio si basa sui dati acquisiti dai satelliti Sentinel-2 nel periodo 2015-2017, resi disponibili gratuitamente dall’agenzia spaziale Europea (ESA). I ricercatori hanno elaborato i dati attraverso un algoritmo che permette di riconoscere automaticamente il ghiaccio e hanno successivamente apportato delle correzioni a partire dalle evidenze glaciologiche e geomorfologiche per meglio delineare i ghiacciai neri, ovvero quelli coperti da uno strato consistente di detrito, che sono in aumento sulle Alpi e per i quali l’applicazione di una tecnica esclusivamente automatica risulta più problematica. I risultati dello studio sono supportati anche da un’analisi dettagliata della precisione nella realizzazione dei perimetri dei corpi glaciali, che si attesta intorno al 5%».
Dal catasto dei ghiacciai Alpini, risulta che sulle Alpi ci sono 4.395 ghiacciai, con una superficie totale complessiva di 1806 km2, distribuiti per il 49.4% in Svizzera, 20% in Austria, 12.6% in Francia e 18% (325 km2) in Italia. I ricercatori milanesi sottolineano che «Accanto a giganti come l’Aletsch, con i suoi 77 km2, vi sono una miriade di ghiacciai con dimensioni inferiori a 0, 1 km2, che costituiscono la maggioranza del glacialismo Alpino. La maggior parte dei ghiacciai Alpini è esposta a Nord, dove il minor apporto di radiazione solare garantisce una più lunga sopravvivenza, mentre la quota mediana si attesta intorno ai 3000 m s.l.m.».
Confrontando i dati di questo nuovo catasto con quelli dell’inventario Alpino del 2003, le perdite sono state di circa il 13.2% che corrispondono a un tasso di ritiro annuo di circa l’ 1.1%, un ritiro dei ghiacciai che continua senza pause dagli anni ‘80 fino ai giorni nostri.
Ala Statale di Milano dicono che «Se ci concentriamo sui ghiaccia italiani e confrontiamo il dato ottenuto dall’analisi delle Immagini Sentinel (325 km2) con la superficie dei ghiacciai italiani censita nel precedente catasto realizzato sempre dal team di glaciologia della Statale di Milano e basato su dati acquisiti nel periodo 2005-2011 (369 km2) otteniamo una perdita della superficie glaciale di 44 km2 in meno di un decennio ed un tasso di ritiro annuo che supera l’1.6% per i ghiacciai Lombardi: emblematico è il caso del ghiacciaio dei Forni, una volta il più grande ghiacciaio vallivo Italiano, che è ora diviso in tre parti non più comunicanti tra loro. Se confrontiamo poi questi nuovi dati con quelli del secolo precedente, ovvero con il primo Catasto Glaciale italiano compilato nel 1960 dal Comitato Glaciologico Italiano, la riduzione dei ghiacciai italiani è addirittura pari a 200 km2, una superficie di poco inferiore a quella del lago Maggiore!»