Siccità ed emergenza acqua, Wwf: con cambiamenti climatici gestione oculata, prevedere aumento rischio ed evitare i conflitti
Confagricoltura: in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici
[23 Giugno 2017]
Di fronte all’ondata di caldo e alla siccità che sta colpendo l’Italia ed altre parti del mondo, il Wwf sottolinea che «Il cambiamento climatico sta provocando e provocherà ondate di calore che rischiano di divenire la norma e che comunque saranno più intense, più frequenti e prolungate». Preoccupazioni confermate dal Deutscher Wetterdienst (Dwd, il Centro regionale per l’Europa della World meteorological organization, che ha lanciato un allerta valido almeno sino al 25 luglio, prevedendo «un periodo di temperature significativamente al di sopra della norma e ondate di calore per tutto il Mediterraneo Occidentale (dal Portogallo ai Balcani Occidentali). Il Wwf evidenzia che «E’ a rischio, quindi, anche l’Italia. Un’ondata di calore è in corso anche negli Usa, in particolare in Nevada, Arizona, parte della California e Las Vegas. Le temperature negli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto i 50°C il 17 maggio, in nella regione del Kuzestan in Iran la stessa temperatura si è registrata il 17 giugno, mentre a Turbat, in Pakistan, si sono toccati i 54°C».
Il Panda è molto preoccupato e ricorda che «Al di là della portata attuale del fenomeno, sono i periodi di prolungata siccità, come quello di cui c’era contezza da almeno sei mesi in Nord Italia, che devono destare preoccupazione. Mentre la comunità globale e ogni singolo Paese hanno il dovere di intervenire per ridurre drasticamente e per sempre le emissioni di gas climalteranti, a cominciare della CO2, in modo da limitare il riscaldamento globale a 1,5°C ed evitare il cambiamento climatico più disastroso, occorre provvedere immediatamente a misure, cosiddette di adattamento, che non solo assicurino una gestione oculata delle risorse idriche, ma affrontino l’esponenziale rischio di siccità con un’equa ripartizione delle risorse idriche che eviti i possibili conflitti che già serpeggiano».
Secondo l’associazione ambientalista, «Le guerre per l’acqua non riguardano solo Paesi lontani, ma mettono a rischio la vita e la coesione sociale di tutte le comunità. Il rischio è costituito dal conflitto tra i bisogni vitali e sanitari della popolazione e quelli dei settori economici, dall’agricoltura all’industria, alla stessa produzione energetica termoelettrica, che usa moltissima acqua (le centrali a carbone più di tutte, oltre 4 mila litri per Megawattora)».
Ovviamente, anche la produzione di energia idroelettrica sarà, fortemente limitata e il Wwf chiede anche «Un’oculata gestione dei bacini idrografici per la tutela degli ecosistemi fluviali, avviando urgentemente una diffusa azione di riqualificazione per il ripristino dei loro servizi ecosistemici, fortemente compromessi dal consumo di suolo e dall’artificializzazione della rete idrica superficiale (canalizzazione degli alvei, ploriferazione di sbarramenti, traverse e invasi artificiali…). Il caso del Lago di Bracciano, dove i Sindaci denunciano una situazione grave dell’ecosistema lacustre e, nel contempo, principale serbatoio di acqua per gli abitanti di Roma e per le attività agricole della provincia, può diventare il simbolo di un conflitto che vedrà tutti perdenti, o un caso pilota dove intervenire per proteggere l’ecosistema, unica garanzia anche per un approvvigionamento che duri nel tempo, e per una oculata ed equa gestione della risorsa acqua per il beneficio della collettività».
Sulla questione interviene anche il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti: «L’ondata di caldo e siccità di queste ultime settimane è un fenomeno eccezionale ma non deve stupire visto che da tempo siamo entrati in un quadro climatico che rischia di modificare profondamente l’attività agricola che già si confronta con questi fenomeni estremi, e soprattutto con due questioni fondamentali: siccità ed alluvioni. I cambiamenti climatici in atto già hanno avuto notevoli conseguenze; non a caso un recente studio dell’Agenzia europea per l’ambiente stima che gli eventi legati alle condizioni climatiche estreme nei Paesi aderenti all’Agenzia hanno determinato una perdita economica di 400 miliardi di euro nel periodo negli ultimi trent’anni».
Per Confagricoltura «I segni della siccità che sta colpendo il nostro Paese sono evidenti». Secondo l’elaborazione del Centro studi Confagricoltura su dati Istat, «Nei primi cinque mesi di quest’anno si sono registrati aumenti delle temperature medie minime e massime nell’ordine di oltre un grado. Le precipitazioni sono calate del 30-33 per cento e l’evapotraspirazione (la grandezza che misura quanta acqua passa allo stato di vapore dal terreno) è aumentata tra l’8 ed il 16% rispetto alla media stagionale».
Emilia Romagna, Sardegna e Toscana hanno dichiarato lo stato di emergenza regionale per la grave situazione siccitosa che si protrae ormai dall’autunno 2016. E Confagricoltura sottolinea che «A preoccupare maggiormente gli esperti è la mancanza all’appello circa 20 miliardi di metri cubi d’acqua sull’intero territorio nazionale».
Per Giansanti, «In tale contesto le imprese agricole sono le prime che hanno subito pesanti conseguenze da questa situazione, ma si sono confrontate con i problemi che il cambiamento climatico ha indotto in questi ultimi anni e stanno dando un contributo ad affrontare questa sfida globale. Il settore agricolo è una delle attività produttive più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con le relative problematiche di quantità e qualità delle produzioni ed effetti sui redditi agricoli. Ma nonostante questo, rappresenta uno dei principali strumenti per contrastare fattori di rischio come il dissesto idrogeologico, l’erosione, il consumo del suolo, gli incendi».
Ad esempio, Confagricoltura ricorda che «Negli ultimi anni è aumentata la superficie irrigata con microirrigazione, tecnica che riduce l’impiego di acqua e che è utilizzata ormai da un numero di aziende pari a quelle che praticano irrigazione per scorrimento o immersione; fermo restando che l’agricoltura non consuma acqua, ma dopo il suo utilizzo la restituisce alle falde freatiche. Senza contare il contributo per la lotta al cambiamento climatico fornito in generale dal settore».
Giansanti conclude: «Nell’ambito della strategia nazionale sui cambiamenti climatici deve pertanto essere riconosciuto all’agricoltura un ruolo di primo piano, prevedendo opportune misure atte a ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni e stimolare gli investimenti in agricoltura in genere nonché per sistemi irrigui più efficienti. Nell’immediato, a parere dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli, occorre attivare tutte quelle iniziative che permettano di affrontare l’emergenza idrica a partire da un coordinamento di tutti i soggetti coinvolti: la crisi idrica non è solo un problema del settore agricolo, cui spetta la priorità d’utilizzo dopo l’uso umano, ma interessa molteplici funzioni economiche del territorio a partire dal turismo, al settore industriale ed energetico».