Siccità: in Emilia Romagna è piovuto il 60% in meno che in Israele

ANBI: da fine febbraio distribuita il doppio dell’acqua irrigua

[19 Giugno 2020]

Secondo i dati dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (ANBI), «Nel comprensorio dell’Emilia Romagna centro orientale, sotteso all’influenza diretta dei benefici idrici del Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.), la quantità di precipitazioni, caduta dall’inizio dell’anno sino a maggio, è la più bassa dagli anni ’50», Finora, nel Ferrarese ed in Romagna sono stati registrati solo 70 millimetri di pioggia, in provincia di Bologna circa 90 millimetri.

All’ANBI sottolineano che «E’ un record negativo, perfino se comparato alle medie di Israele, uno dei Paesi più siccitosi in assoluto e cui spesso si fa riferimento: la pioggia è stata appena il 30% di quella caduta ad Haifa e Gerusalemme, un’area del mondo, in cui mediamente piovono, nello stesso periodo, oltre 300 millimetri».

Per questo, l’attività del Canale Emiliano Romagnolo è iniziata con largo anticipo: «Già da fine Febbraio – spiega ANBI –  per salvare i trapianti di bietola da seme, che rischiavano di essere compromessi irrimediabilmente per la mancanza d’acqua; sempre in Febbraio hanno rischiato di soccombere alla siccità anche le produzioni precoci di colture da foglia come gli spinaci destinati all’industria di surgelati. L’appassimento di centinaia di ettari è stato evitato mediante consistenti prelievi idrici dal fiume Po e la loro immediata distribuzione alle aziende agricole per opera dei Consorzi di bonifica del territorio: Renana, Romagna, Romagna Occidentale. Oltre a questo va considerato che l’acqua prelevata dal fiume Po si è resa indispensabile per alimentare, come di consueto, anche 3 potabilizzatori romagnoli e l’intero complesso petrolchimico di Ravenna, da sempre collegato ed associato al sistema idrico C.E.R.».

La pioggia è mancata anche a marzo, aprile e maggio, costringendo le aziende agricole ad irrigare anticipatamente tutte le colture erbacee, comprese alcune centinaia di ettari di frumento, e a iniziare le irrigazioni su frutteti e vigneti per non compromettere le produzioni con cascole di frutticini, indotte dallo stress idrico.

Secondo Francesco Vincenzi, presidente di ANBI, «Il 2020 ha ulteriormente dimostrato come il cambiamento climatico stia diventando sempre più severo con incremento delle temperature medie di quasi 2 gradi in Emilia Romagna e conseguente maggiore necessità d’irrigazione per soddisfare l’accresciuta sete delle campagne. Alle “desertiche” piogge registrate sino a Maggio sono seguiti alcuni acquazzoni nella prima decade di Giugno che, seppur positivi, non hanno cambiato la situazione. L’acqua distribuita dal Consorzio C.E.R. è stata, sino alla prima decade di Giugno, pari a 130 milioni di metri cubi: più del doppio della media storica! Fortunatamente, le piogge cadute in Piemonte e Lombardia hanno mantenuto i livelli del Po a quote idonee al prelievo, seppure in continuo preoccupante calo per settimane».

Il Presidente del Consorzio C.E.R., Massimiliano Pederzoli, e il direttore generale, Paolo Mannini, fanno notare che «Mentre l’acqua del Canale Emiliano Romagnolo sta diventando assolutamente irrinunciabile per l’economia e l’ambiente  l’estremizzazione degli eventi meteo sta minando la certezza di un sicuro approvvigionamento dal Po. L’ente consortile è perciò in piena operatività anche nell’innovazione sul risparmio idrico grazie ad irrigazioni di precisione, sistemi di trasporto dell’acqua intelligenti, nonché strategici lavori di modernizzazione degli impianti e manutenzione dei rivestimenti del canale».

Massimo Gargano, direttore Generale di ANBI, conclude: «Preoccupati dal peggioramento della crisi climatica, accanto alla realizzazione di nuovi invasi si sta anche rivalutando un vecchio progetto per la  costruzione di un grande bacino idrico della capacità di 26 milioni di metri cubi da posizionare sull’Appennino Bolognese, in zona Castrola, collegandolo al canale C.E.R. per integrare le risorse idriche in caso di possibili emergenze idriche».