A rischio la produzione alimentare e quella di energia idroelettrica
Siccità, in Lombardia manca il 45% dell’acqua rispetto alla media 2006-2020
L’Ordine dei geologi: «A gennaio il livello dei laghi era inferiore di poco più del 50%, mentre sulle montagne il manto nevoso era solo il 46,2% della media»
[16 Febbraio 2023]
La crisi climatica in corso continua ad aggravare il problema della siccità nel nord Italia, come mostrano plasticamente i dati relativi alla principale locomotiva economica d’Italia – la Lombardia – passati in rassegna dall’Ordine regionale dei geologi.
A fine gennaio le riserve di acqua in Lombardia erano di circa il 45% in meno rispetto alla media tra il 2006 e il 2020, il livello dei laghi era inferiore di poco più del 50%, mentre sulle montagne il manto nevoso era solo il 46,2% della media. Nei primi giorni di febbraio non c’è stato un miglioramento e le previsioni meteo dei prossimi 15 giorni non promettono nulla di “buono” in termini di precipitazioni», osserva il presidente dell’Ordine Roberto Perotti, soffermandosi sulle rilevazioni di Arpa Lombardia.
Non a caso l’Autorità di bacino del fiume Po ha riattivato il 9 febbraio l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, da cui è emerso un accertato deficit idrico: «Tra le regioni in testa vi sono il Piemonte e la Lombardia, seguite però da Veneto e Trentino. Le ultime nevicate e piogge, in particolare in Emilia-Romagna, hanno contribuito a ricaricare i torrenti Appenninici, ma la problematica dell’ingressione del cuneo salino al delta del Po, che lo scorso anno aveva visto un arretramento di 40 km, quest’anno potrebbe avere maggiori criticità, compromettendo i sistemi irrigui sotterranei e conseguentemente l’agricoltura di una fascia decisamente ampia di pianura».
Basti osservare che l’agricoltura, che impiega «il 70% di tutta l’acqua proveniente da fiumi e laghi», con la crisi climatica dello scorso anno ha prodotto perdite in taluni casi pari al 50% dei raccolti. Al contempo a soffrire è la produzione di energia rinnovabile da fonte idroelettrica.
«Già ora i livelli dei grandi laghi portano ad una incapacità di soddisfare il fabbisogno irriguo dei prossimi mesi, se non vi saranno abbondanti precipitazioni. Basti considerare che nel 2022 le precipitazioni complessive registrate nella porzione montana e pedemontana sono risultate quasi la metà della media degli ultimi 10 anni. Una eccezionalità che si ripercuoterà soprattutto quest’anno», avverte Perotti, aggiungendo che nel lungo periodo le cose peggioreranno ancora sensibilmente se non si riuscirà a mettere un freno alla crisi climatica (tagliando le emissioni antropiche di gas serra) e al contempo ad adattare il territorio (ad esempio costruendo nuovi invasi e/o adottando soluzioni basate sulla natura) a quella porzione di cambiamento climatico ormai inevitabile.
«Lo scorso anno, per esempio – conclude Perotti – si è registrato qualcosa come 100 giorni di siccità. I modelli climatici che prevedono nel 2100 un aumento della temperatura tra 3° e 5°, parlano anche in tale condizione di periodi di siccità di 300 giorni l’anno. Si parla di simulazioni e proiezioni ovviamente, ma se ci limitiamo a guardare nel breve periodo ciò che ci dovrebbe attenzionare è che la siccità dello scorso anno e la scarsa ricarica invernale dettata da nevicate e piogge, porterà inevitabilmente ad uno stato di allertamento per l’anno in corso».