State of Climate Action 2023: ritardi su tutto meno che sulle auto elettriche

Gli sforzi globali per ridurre le emissioni stanno fallendo. gli 1,5° C sono ancora raggiungibili, ma solo con un cambiamento radicale nell’azione climatica

[17 Novembre 2023]

Secondo lo “State of Climate Action 2023”, pubblicato nell’ambito del Systems Change Lab da Bezos Earth Fund, Climate Action Tracker (un Progetto di Climate Analytics e NewClimate Institute), ClimateWorks Foundation, the UN Climate Change High-Level Champions e World Resources Institute (WRI), «I recenti progressi verso gli obiettivi allineati agli 1,5° C non stanno avvenendo al ritmo e alla portata necessari» ed evidenzia dove, in questo decennio, l’azione deve accelerare urgentemente per ridurre le emissioni di gas serra, aumentare la rimozione del carbonio e i finanziamenti per il clima.

Una delle principali autrici del rapporto, Louise Jeffery del NewClimate Institute, ha spiegato  che  «In un anno in cui il cambiamento climatico ha scatenato il caos in tutto il mondo, è chiaro che gli sforzi globali per ridurre le emissioni stanno fallendo. Il cambiamento incrementale continuo non è un’opzione; gli 1,5° C  sono ancora raggiungibili, ma abbiamo urgentemente bisogno di un cambiamento radicale nell’azione per il clima. Il rapporto sullo Stato dell’Azione per il Clima delinea obiettivi tangibili settore per settore per orientare i governi a compiere quel cambiamento radicale in linea con il limite di 1,5° C dell’Accordo di Parigi».

Pubblicato prima della fase finale del Global Stocktake, lo State of Climate Action 2023 fornisce una roadmap globale da può seguire per evitare impatti climatici sempre più pericolosi e irreversibili, riducendo al minimo i danni alla biodiversità e alla sicurezza alimentare. Traduce il limite di temperatura di 1,5° C dell’Accordo di Parigi in obiettivi per il 2030 e il 2050 per tutti i settori che rappresentano circa l’85% delle emissioni globali di gas serra – energia, edilizia, industria, trasporti, foreste e territorio, cibo e agricoltura – così come quelli focalizzati su l’incremento della rimozione tecnologica del carbonio e dei finanziamenti per il clima. Valuta anche i progressi globali collettivi ed evidenzia gli ambiti in cui è necessario accelerare urgentemente l’azione in questo decennio per limitare il riscaldamento a 1,5° C.

Per Razan Al Mubarak, Climate Change High-Level Champion Onu per la presidenza della COP28  Unfcc «Questi risultati dello State of Climate Action arrivano in un momento cruciale. Quest’anno, mentre il primo Global Stocktake previsto dall’Accordo di Parigi culmina alla COP28, i leader mondiali devono riconoscere i progressi insufficienti fino ad oggi e tracciare un percorso da seguire che si basi sui successi che stiamo vedendo. Questo momento dovrebbe servire da trampolino di lancio per azioni accelerate».

Ma lo State of Climate Action 2023 rileva che «Gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5° C stanno fallendo su tutta la linea, con i recenti progressi compiuti su tutti gli indicatori – ad eccezione delle vendite di auto elettriche – che sono significativamente indietro rispetto al ritmo e alla portata necessari per affrontare il problema della crisi climatica».

Al WRI confermano che «I progressi compiuti nel colmare il gap globale nell’azione climatica  rimangono tristemente inadeguati: 41 dei 42 indicatori valutati non sono sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi del 2030. I progressi per oltre la metà di questi indicatori rimangono ben lontani dalla realtà, tanto che gli sforzi recenti devono essere almeno raddoppiati in questo decennio. Peggio ancora, altri 6 indicatori stanno andando nella direzione completamente sbagliata».

Inoltre, «All’interno di questo insieme di ritardi, gli sforzi per porre fine ai finanziamenti pubblici per i combustibili fossili, ridurre drasticamente la deforestazione ed espandere i sistemi di tariffazione del carbonio hanno sperimentato le battute d’arresto più significative nel progredire in un solo anno, rispetto ai trend recenti».  Per esempio, nel 2021 il finanziamento pubblico per i combustibili fossili è aumentato notevolmente e, in particolare, i sussidi governativi sono quasi raddoppiati rispetto al 2020, raggiungendo i livelli più alti registrati in quasi un decennio. E nel 2022, la deforestazione è aumentata leggermente fino a raggiungere i 5,8 milioni di ettari in tutto il mondo, perdendo in un solo anno un’area di foreste più estesa della superficie della Croazia.

Claire Fyson, una delle autrici del rapporto e co-responsabile del team politico di Climate Analytics ha fatto notare che «Qualcosa non quadra. I mercati dell’energia pulita sono rialzisti; i governi di tutto il mondo dovrebbero intervenire. Eppure continuano a utilizzare fondi e sussidi pubblici per mantenere il nostro passato fossile. Raggiungere i nostri obiettivi climatici significa chiudere l’energia a carbone 7 volte più velocemente e l’energia a gas più di 10 volte più velocemente di oggi. E’ assurdo continuare a investire di più in entrambi. Alla COP28, i governi dovrebbero concordare un’equa e rapida eliminazione dei combustibili fossilio e di Climate Analytics».

Ma ci sono anche buone notizie che evidenziano la possibilità di un rapido cambiamento: negli ultimi 5 anni, la quota di veicoli elettrici nelle vendite di auto  è cresciuta esponenzialmente a un tasso medio annuo del 65%, passando dall’1,6% delle vendite nel 2018 al 10% delle vendite nel 2022. Per la prima volta nella serie dei questi rapporti questo indicatore è sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi del 2030.

Helen Mountford della ClimateWorks Foundation  ha evidenziato che « “Stiamo vedendo i veicoli elettrici decollare più velocemente di quanto pensassimo possibile solo pochi anni fa, creando a loro volta enormi benefici per la salute pubblica, l’economia e il clima. Se riusciamo a replicare questi progressi in altri settori, questo dimostrerebbe che il cambiamento trasformativo è possibile se perseguito in uno sforzo concertato e di emergenza, portandoli oltre punti di svolta positivi».

Lo studio sottolinea che «Gli sforzi globali stanno andando nella giusta direzione a un ritmo promettente, anche se ancora insufficiente, per altri 6 indicatori e, con il giusto supporto, alcuni potrebbero presto sperimentare cambiamenti esponenziali. E tra tutti gli indicatori che vanno nella giusta direzione, quelli focalizzati sull’aumento della comunicazione obbligatoria sui rischi climatici delle imprese, sulle vendite di camion elettrici e sulla quota di veicoli elettrici nella flotta di autovetture hanno visto i guadagni più significativi in ​​un solo anno, rispetto ai trend recenti».

L’autrice principale del rapporto, Sophie Boehm del WRI, conferma che «Gli sforzi globali per limitare il riscaldamento a 1,5° C sono nella migliore delle ipotesi poco brillanti. Nonostante decenni di terribili avvertimenti e campanelli d’allarme, i nostri leader non sono riusciti in gran parte a mobilitare un’azione per il clima vicina al ritmo e alla portata necessari. Tali ritardi ci lasciano con pochissime strade aperte per garantire un futuro vivibile per tutti. Non c’è più tempo per armeggiare sui particolari. Abbiamo invece bisogno di cambiamenti immediati e trasformativi in ​​ogni singolo settore in questo decennio».

Ma sarà necessaria un’enorme accelerazione in tutti i settori per rimettersi in carreggiata verso il 2030. Ad esempio, secondo il rapporto il mondo deve: Aumentare drasticamente la crescita dell’energia solare ed eolica. Negli ultimi anni la quota di queste due tecnologie nella produzione di elettricità è cresciuta in media annua del 14%, ma per essere in linea con il 2030 è necessario che raggiunga il 24%.

Eliminare gradualmente il carbone nella produzione di elettricità 7 volte più velocemente rispetto ai tassi attuali. Questo equivale a chiudere ogni anno circa 240 centrali elettriche a carbone di medie dimensioni fino al 2030. Tuttavia, il continuo sviluppo di energia elettrica a carbone aumenterà il numero di centrali che dovranno essere chiuse nei prossimi anni.

Espandere la copertura delle infrastrutture di trasporto rapido 6 volte più velocemente. Questo equivale a costruire ogni anno, nel corso di questo decennio, sistemi di trasporto pubblico circa 3 volte più grandi della rete di metropolitana, di corsie preferenziali per gli autobus e di metropolitana leggera di New York City.

Il tasso annuale di deforestazione – equivalente nel 2022 alla deforestazione di 15 campi da calcio al minuto – deve essere ridotto 4 volte più velocemente nell’arco di questo decennio.

Passare a diete più sane e sostenibili 8 volte più velocemente riducendo il consumo pro capite di carne di mucche, capre e pecore a circa due porzioni a settimana o meno nelle regioni ad alto consumo (Americhe, Europa e Oceania) entro il 2030. Per questo cambiamento non è necessario ridurre i consumi per le popolazioni che già consumano al di sotto di questo livello target, soprattutto nei Paesi a basso reddito dove modesti aumenti dei consumi possono migliorare la nutrizione.

Ani Dasgupta, presidente del WRI, ha commentato: «Sta diventando sempre più chiaro e urgente correggere la rotta sul clima. Sappiamo già cosa occorre fare, settore per settore, entro il 2030. Il mondo ha fatto alcuni progressi – in alcuni casi, progressi esponenziali – ma nel complesso siamo in ritardo, con diversi trend che vanno rapidamente nella direzione sbagliata. Sarà necessaria un’azione drastica da parte di tutti noi – governi, aziende, città – per abbracciare il cambiamento sistemico necessario per creare un futuro vivibile e prospero per le persone, la natura e il clima».

Andrew Steer, presidente e CEO del Bezos Earth Fund, ha concluso:  «Questo eccellente rapporto fornisce prove convincenti di due verità apparentemente inconciliabili. Primo, siamo nel pieno di un’emergenza climatica e siamo gravemente fuori strada nel raggiungere i nostri obiettivi per il 2030. Secondo, stiamo assistendo a progressi spettacolari che sorprendono anche gli ottimisti. Il progresso non è lineare ma fortemente esponenziale. Punti di svolta estremamente positivi si trovano nel nostro futuro a breve termine se avremo la saggezza e il coraggio di portarli a termine. Le headlines  negative di oggi devono indurre all’azione, non alla paralisi. Non è troppo tardi! La COP28 di dicembre offre ai leader la possibilità di scegliere la speranza invece della disperazione».