Tra siccità e alluvioni, l’Italia non è ancora preparata per un autunno in crisi climatica
Anbi: «Da anni segnaliamo l'inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte all'estremizzazione degli eventi atmosferici»
[23 Agosto 2022]
Le recenti piogge abbiano alleggerito, ma non risolto, la crisi idrica che a partire già da mesi si è allargata a macchia d’olio nel nostro Paese, seguendo un trend in apparenza controintuitivo: dalle regioni settentrionali fino a quelle del sud.
Sull’onda della crisi climatica in corso, dall’inizio dell’anno a fine luglio Legambiente ha già censito 132 eventi meteo estremi che si sono abbattuti lungo lo Stivale, ma questo – come rimarca oggi l’Osservatorio sulle risorse idriche dell’Anbi, l’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica a livello nazionale – rischia di essere solo il prologo di quanto potrebbe accadere in autunno, quando l’aria fresca proveniente dal nord incontrerà le correnti di un mar Mediterraneo la cui temperatura (30°C) sfiora ormai quella del mar dei Caraibi ed è appena inferiore a quella del mar Rosso (32°C).
«Da anni segnaliamo l’inadeguatezza della rete idraulica del Paese di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici – dichiara Francesco Vincenzi, presidente Anbi – Per questo abbiamo presentato un Piano di efficientamento, finora disatteso, forte di 858 interventi, perlopiù definitivi ed esecutivi, bisognosi di un investimento di circa 4 miliardi e 339 milioni di euro di euro, ma capaci di garantire oltre 21.000 posti di lavoro. Come sempre, lo mettiamo a disposizione della classe politica di questo Paese»
Esempio della contingenza ad alto rischio idrogeologico che si sta delineando è la costa tirrenica tosco-laziale, dove sono caduti pochi millimetri di pioggia (la settimana scorsa: mm.1,6 a Capalbio nel grossetano contro gli oltre 100 millimetri registrati dai pluviometri fiorentini) e Tarquinia si candida ad essere “regina della siccità d’Italia” con soli 104 millimetri di pioggia, fin qui caduti nel 2022.
Ma resta emblematica anche la portata del fiume Po, che dopo mesi di siccità estrema ha raggiunto condizioni di eccezionalità: servirà tempo per tornare ad un regime di normalità. Nel tratto lombardo-emiliano il più grande fiume italiano registra una discreta ripresa, uscendo dalla condizione di estrema scarsità idrica, ma rimanendo comunque più che dimezzata rispetto alla media storica.
«Il nostro non è allarmismo – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – ma consapevolezza che, in attesa di scelte planetarie (e al contempo scelte nazionali più incisive, ndr) per il contrasto ai cambiamenti climatici, servono interventi urgenti per aumentare la resilienza dei territori: da quelli strutturali come il Piano laghetti a quelli più semplici come una diffusa informazione di protezione civile alla popolazione».