Wmo: gli ultimi 8 anni sono stati gli 8 più caldi mai registrati (VIDEO)
Il 2022 si conferma come uno degli anni più caldi mai registrati
[13 Gennaio 2023]
Secondo i 6 più importanti dataset internazionali sulla temperatura convalidati dalla World meteorological organization (WMO), «Gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi mai registrati a livello globale, alimentati da concentrazioni di gas serra in costante aumento e calore accumulato». La Wmo conferma che «La temperatura media globale nel 2022 era di circa 1,15° C [da 1,02 a 1,27] al di sopra dei livelli preindustriali (1850-1900)». Da tutti i dataset analizzati dalla WMO emerge che «Il 2022 è stato l’ottavo anno consecutivo (2015-2022) in cui le temperature globali annuali hanno raggiunto almeno 1° C sopra i livelli preindustriali. Dal 2015 al 2022 sono stati gli 8 anni più caldi mai registrati». E la probabilità di superare, temporaneamente, il limite di 1,5° C dell’Accordo di Parigi aumenta con il passare del tempo. La temperatura media decennale è più alta degli 1,09° C in più dal 2011 al 2020 previsto dal Sesto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e indica che il riscaldamento a lungo termine continua. Gli 8 anni più caldi sono stati tutti dal 2015, con il 2016, il 2019 e il 2020 che costituiscono i primi tre. Nel 2016 si è verificato un evento El Niño eccezionalmente forte, che ha contribuito a registrare le più alte temperature globali.
Per fornire una valutazione autorevole della temperatura La WMO utilizza 6 dataset internazionali basati su dati climatologici provenienti da siti di osservazione, navi e reti marine globali di boe sviluppati e grestiti da United States National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), Goddard Institute for Space Studies (NASA GISS), Met Office Hadley Centre e Climatic Research Unit dell’East Anglia (HadCRUT) del Regno Unito e Berkeley Earth group. La WMO utilizza anche dataset di rianalisi dell’European Centre for Medium Range Weather Forecasts e del suo Copernicus Climate Change Service e della Japan Meteorological Agency (JMA). Gli stessi dati vengono utilizzati nei suoi rapporti annuali sullo stato del clima che informano la comunità internazionale sugli indicatori climatici globali. La rianalisi combina milioni di osservazioni meteorologiche e marine, anche da satelliti, utilizzando un modello meteorologico per produrre una rianalisi completa dell’atmosfera. La combinazione di osservazioni con valori modellati consente di stimare le temperature in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo in tutto il mondo, anche in aree con pochi dati come le regioni polari .La Wmo spiega che «Le graduatorie dei singoli anni dovrebbero essere considerate nel contesto di lungo periodo, tanto più che le differenze tra i singoli anni sono talvolta marginali. Dagli anni ’80, ogni decennio è stato più caldo del precedente. Questo dovrebbe continuare».
Il 2022 è stato nominalmente classificato come il quinto anno più caldo nel dataset di Berkeley Earth e nella rianalisi ERA5 e JRA-55. E’ stato classificato come il sesto anno più caldo nei dataset HadCRUT , NOAAGlobalTemp e NASAGISS. Ma la WMO fa notare che «Le differenze di temperatura tra il quarto e l’ottavo anno più caldo sono relativamente piccole. Le piccole differenze tra questi dataset indicano il margine di errore per il calcolo della temperatura globale media».
I dati sulla temperatura saranno compresi nello State of the Climate in 2022 che sarà pubblicato nell’aprile 2023 e che include informazioni su tutti i principali indicatori e impatti climatici selezionati e aggiorna un rapporto provvisorio pubblicato nel novembre 2022 a occasione della COP27 Unfccc.
La WMO fa notare che «La persistenza di un evento di raffreddamento di La Niña, giunto al suo terzo anno, significa che il 2022 non è stato l’anno più caldo mai registrato, ma è “solo” il quinto o il sesto anno più caldo. Ma questo impatto di raffreddamento sarà di breve durata e non invertirà la tendenza al riscaldamento a lungo termine causata dai livelli record di gas serra che intrappolano il calore nella nostra atmosfera. Il WMO El Niño/La Niña Update prevede circa il 60% di possibilità che La Niña persista nel periodo gennaio-marzo 2023 e dovrebbe essere seguita da condizioni neutre ENSO (né El Niño né La Niña). La Niña causa un raffreddamento su larga scala delle temperature superficiali dell’oceano nell’Oceano Pacifico equatoriale centrale e orientale, insieme ai cambiamenti nella circolazione atmosferica tropicale. Di solito ha gli impatti opposti su tempo e clima rispetto a El Niño. La Niña ha un temporaneo effetto di raffreddamento globale.
Presentando la valutazione, il segretario generale della WMO, Petteri Taalas, a ha evidenziato che «Nel 2022, abbiamo affrontato diversi drammatici disastri meteorologici che hanno causato troppe vittime e distrutto mezzi di sussistenza e hanno minato la sicurezza e le infrastrutture sanitarie, alimentari, energetiche e idriche. Grandi aree del Pakistan sono state inondate, con gravi perdite economiche e vittime umane. Ondate di caldo record sono state osservate in Cina, Europa, Nord e Sud America. La siccità di lunga durata nel Corno d’Africa minaccia una catastrofe umanitaria».
La Wmo e le grandi agenzie climatiche internazionali prevedono che il riscaldamento globale e altre tendenze del cambiamento climatico a lungo termine continueranno a causa dei livelli record di gas serra che intrappolano il calore nell’atmosfera.
Lo State of the Global Climate in 2022 report provvisorio della WMO ricorda che nel 2022 «Ondate di caldo estremo, siccità e inondazioni devastanti hanno colpito milioni di persone e sono costate miliardi di dollari». Mentre il mondo si riscaldava nonostante La Niña e l’Europa e altre regioni del mondo sperimentavano temperature calde record, alla fine di dicembre, forti tempeste hanno colpito vaste aree del Nord America. Venti forti, forti nevicate e temperature bassissime hanno portato a perturbazioni diffuse a est. Forti piogge, neve in montagna e aree colpite da inondazioni a ovest. “Contraccolpi” del global warming ampiamente previsti dagli scienziati climatici ma che i negazionisti utilizzano per mettere in dubbia il cambiamento climatico.
Taalas conclude: «E’ necessario migliorare la preparazione per tali eventi estremi e garantire il raggiungimento dell’obiettivo delle Nazioni Unite di allerta precoce per tutti nei prossimi 5 anni. Oggi, solo la metà dei 193 membri della WMO dispone di adeguati servizi di allerta precoce, il che porta a perdite economiche e umane molto più elevate. Ci sono anche grandi lacune nelle osservazioni meteorologiche di base in Africa e negli Stati insulari, il che ha un forte impatto negativo sulla qualità delle previsioni meteorologiche».