L’intervento del presidente Anac Raffaele Cantone al forum Agi
Cannabis, proibizionismo? Per l’Autorità nazionale anticorruzione è «ipocrisia all’italiana»
«Una legalizzazione di una droga controllata, anche nelle modalità di vendita, non potrebbe avere effetti migliori rispetto allo spaccio?»
[21 Marzo 2017]
Intervenendo oggi nel forum Agi “Viva l’Italia” sulla lotta alla corruzione nel nostro Paese, il presidente dell’Anac – l’Autorità nazionale anticorruzione, per l’appunto – Raffaele Cantone ha offerto la sua riflessione in merito alle proposte di legalizzazione della cannabis.
«È un po’ un’ipocrisia all’italiana – ha dichiarato Cantone – ci nascondiamo dietro il proibizionismo sapendo che quelle norme sul proibizionismo servono a riempire le carceri, di extracomunitari in gran parte, e nessuno si preoccupa del perché il fenomeno cresce».
«Mi pongo una domanda – ha continuato il presidente dell’Anac – anche se non sono in grado di dare una risposta: una legalizzazione di una droga controllata, anche nelle modalità di vendita, non potrebbe avere effetti migliori rispetto allo spaccio che avviene alla luce del giorno nella totale e assoluta impunità e che riguarda amplissime fasce della popolazione giovane?».
Non è la prima volta che Cantone pone simili quesiti in merito alla legalizzazione della cannabis nel nostro Paese. La scorsa estate, intervenendo a Radio Radicale, affermò: «Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all’idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioè per sconfiggere la criminalità organizzata o per evitare problemi di salute dei ragazzi. Adesso ho un po’ cambiato posizione. Credo soprattutto che una legalizzazione intelligente possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità».
Eppure, come recentemente ricordato da Benedetto Della Vedova – senatore e sottosegretario di Stato al ministero degli Affari esteri – la proposta di legge di iniziativa parlamentare «con il maggior numero di sottoscrittori (221 deputati)», ovvero il DDL dell’Intergruppo Cannabis legale, è «stata parcheggiata su di un binario morto». Ferma dalla fine di luglio del 2015 presso le commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera dei deputati, senza che il Parlamento abbia mai trovato l’occasione e il coraggio di votarne i contenuti.