«Giornalisti, parlate di crisi climatica, delle sue cause e delle soluzioni»

È importante che i cittadini partecipino al voto con la consapevolezza della crisi climatica in corso, con le relative soluzioni che è possibile e necessario mettere in campo

[12 Agosto 2022]

«Invitiamo tutti i media italiani a garantire una copertura dei temi legati alla crisi climatica e alla transizione ecologica avvalendosi di notizie scientifiche verificate, fonti qualificate ed evidenze solide».

È questo il cuore della lettera aperta promossa da Climate media center Italia, e sottoscritta da alcuni dei più autorevoli membri della comunità scientifica nazionale attiva nello studio dei cambiamenti climatici.

Partendo da una semplice constatazione: nella maggior parte dei casi neanche i molteplici eventi meteo estremi in corso – ondate di calore che già pesano sulla mortalità, la siccità più grave da almeno 70 anni, incendi da record – vengono spiegati al pubblico, nonostante «il consenso della comunità scientifica sul legame tra l’aumento in frequenza e intensità di questi fenomeni e i cambiamenti climatici», provocati a loro volta dalle «emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili».

Non si tratta di una scelta di campo innocua, soprattutto in tempo di elezioni: «È importante, soprattutto in questo momento, che i cittadini partecipino al voto con la consapevolezza che il cambiamento climatico è una crisi che riguarda tutti i settori della società e che ha bisogno di essere affrontata dalla prossima legislatura con politiche proporzionate alla gravità del problema».

In molti contesti informativi, l’ambiguità con cui viene presentata la crisi climatica viene spiegata in una logica di pluralismo, ignorando però che la comunità scientifica ha già maturato un consenso scientifico schiacciante sul tema.

Come ricorda il Climate media center nel primo dei cinque punti per una migliore comunicazione del rischio climatico, e come abbiamo ampiamente evidenziato su queste pagine, ormai «più del 99% degli studi scientifici dimostra che la causa dell’attuale riscaldamento globale sono le emissioni di gas serra causate dall’utilizzo dei combustibili fossili. Si tratta di oltre 88 mila studi frutto di decenni di ricerca scientifica».

Comprese le cause del fenomeno, ora è urgente concentrarsi sulle possibili soluzioni, che sono molte e praticabili – a partire dall’impiego di fonti rinnovabili di energia – come messo in evidenza nell’ultimo rapporto Ipcc, ovvero il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici.

Si tratta di soluzioni che non fanno bene “solo” al clima, ma che «aprono la strada a enormi opportunità per il rinnovamento della società, inclusi i co-benefici per l’ambiente, per la salute e quelli occupazionali […] Questi ambiti, in stretta relazione tra loro, costituiscono i tre pilastri del concetto di sostenibilità: ambientale, economica e sociale. Pertanto, in una comunicazione responsabile del rischio climatico nessuno di questi aspetti dovrebbe essere trascurato».

Nel comunicare tutto questo è necessario essere chiari, trasparenti e concreti, ma anche fare attenzione alle emozioni, perché «non basta trasmettere informazioni accurate. Nella comunicazione del rischio climatico è necessario ricordare il ruolo centrale delle emozioni nei processi decisionali delle persone, comunicando preoccupazione per un problema, speranza e partecipazione alle soluzioni, senza abusare delle emozioni. Inoltre, occorre che la comunicazione tenga conto dei naturali bias cognitivi», che giocano un ruolo assai rilevante (anche) nel nostro approccio alla crisi climatica.

Fare informazione e comunicazione secondo questi principi è faticoso, ma è l’unico modo per affrontare la crisi climatica con coscienza e responsabilità. Il che naturalmente non è un talento innato, ma una forma mentis acquisibile con studio e formazione; un dato di fatto di cui lo stesso Climate media center appare pienamente consapevole, offrendo (gratuitamente) corsi di formazione Ok!Clima a ricercatori, giornalisti e docenti.