Giornata mondiale della libertà di stampa: «Serve una direttiva che tuteli dalle intimidazioni delle multinazionali fossili»
24 ONG scrivono alla Commissione europea: basta con le SLAPPs, le “querele bavaglio”
[30 Aprile 2021]
Il 3 maggio si celebra la Giornata mondiale della libertà di stampa e 24 organizzazioni europee – ARTICLE 19, Blueprint for Free Speech, Civil Liberties Union for Europe, Corporate Europe Observatory (CEO), European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), European Federation of Journalists, Fondazione Finanza Etica, Friends of the Earth Europe, Générations Futures (France), Greenpeace, Human Rights Centre, Ghent University and Legal Human Academy, Index on Censorship, Kyoto Club, Legambiente, Les Amis de la Terre-Belgique, Mighty Earth, OBC Transeuropa, ReCommon, The Daphne Caruana Galizia Foundation, Transport & Environment, Umweltinstitut München e Wwf Italia – hanno scritto una lettera alla vice presidente della Commissione europea Vera Jourová per chiederle di «includere, nell’imminente iniziativa che la Commissione sta approntando sulle Strategic Lawsuit Against Public Participation (SLAPP), una proposta legislativa per una direttiva che protegga giornalisti, organizzazioni e attivisti dalle tattiche di intimidazione legale ampiamente utilizzate dalle compagnie di combustibili fossili».
Le organizzazioni ricordano che «La funzione di controllo e informazione che svolgono i media è ancora più importante nel processo di transizione economica avviata dall’Europa e dai Paesi Ue che aderiscono al programma Next Generation UE.»
Gli attivisti europei spiegano che «Le SLAPP sono cause strategiche contro la pubblica partecipazione. Si tratta di cause civili – anche identificate come “querele bavaglio” – che hanno come obiettivo quello di disincentivare la protesta pubblica, colpendo le tasche delle parti chiamate in causa. Cioè uno stratagemma che, creando un precedente molto grave, potrebbe soffocare sul nascere critiche e proteste».
Il recente studio “Ad-Hoc Request on SLAPPs in the EU” finanziato dalla Commissione europea ribadisce che «Le SLAPPs sono sempre più utilizzate in tutti gli Stati Membri, in un ambiente che sta diventando sempre più ostile verso i giornalisti, i difensori dei diritti umani, e varie ONG».
Gli attivisti fanno notare che «Le SLAPP operano principalmente attraverso i contenziosi, studiati per infliggere più danni possibili contro gli obiettivi. Dato lo squilibrio di potere spesso intrinseco in tali controversie, la sola prospettiva di una lunga causa legale può essere sufficiente per mettere a tacere l’informazione e i critici. Le minacce legali sono quindi spesso usate per intimidire chi denuncia».
Il rapporto “Sued Into Silence – How the rich and powerful use legal tactics to shut critics up”, pubblicato nel luglio 2020 da Greenpeace EU e Index on Censorship, evidenzia che «Il numero di queste cause, insieme a quello di altre pratiche di intimidazione legale, è in aumento in Europa. Si tratta dunque di minacce alla partecipazione pubblica, alla democrazia e allo stato di diritto, e un attacco ai diritti fondamentali come la libertà di espressione, di informazione e di assemblea».
Nella lettera inviata alla Commissione Ue, le organizzazioni rivolgono la loro attenzione a uno degli ultimi esempi di SLAPP registrati di recente: la causa intentata nel dicembre 2020 da ENI – società partecipata dallo Stato italiano – contro Il Fatto Quotidiano. ENI, ha avanzato una richiesta di 350 mila euro di danni al quotidiano italiano in relazione a 29 articoli scritti sull’azienda. Il Cane a sei zampe chiede inoltre che il Fatto Quotidiano rimuova dal proprio sito gli articoli in questione.
Le organizzazioni sottolineano che «Le compagnie di combustibili fossili hanno dimostrato di ricorrere spesso e volentieri a queste tattiche. La società tedesca di energia RWE negli ultimi anni ha intentato una causa per diffamazione di 50 mila euro contro un giovane attivista per il clima che aveva semplicemente chiesto atti di disobbedienza civile su Twitter. Così come ha fatto causa per 2 milioni di euro ad alcuni attivisti per il clima – e a un giornalista che li accompagnava – per aver bloccato una centrale a carbone».
Il numero crescente di SLAPP da parte delle aziende di combustibili fossili in Europa è solo parte di una tendenza globale più ampia: «L’uso di questa leva legale è stato ben illustrato da un documento strategico redatto dal team legale della società mineraria Adani, e riportato dall’emittente statunitense ABC nel febbraio 2019. Il documento raccomandava di usare il sistema legale per mandare in bancarotta gli avversari con scarse risorse, mettere a tacere i commentatori politici e fare pressione sui governi».
Una strategia che nel 2017 è stata adottata anche dalla Provincia Autonoma di Bolzano, insieme alla lobby della mela sudtirolese, con la denuncia per diffamazione ai danni del responsabile per le politiche agricole dell’Umweltinstitut di Monaco di Baviera e di uno scrittore e cineasta austriaco. I due attivisti sono attualmente a processo per aver portato all’attenzione pubblica il massiccio uso di pesticidi in melicoltura.
Con questa lettera, le organizzazioni firmatarie vogliono dare risalto all’appello di oltre 100 ONG che hanno già richiesto tali misure politiche alla Commissione e di sostenere il modello di direttiva anti-SLAPP, pubblicato da una coalizione di ONG e associazioni di giornalisti, in quanto fornisce una base legale ben ragionata e misure robuste per affrontare l’uso di SLAPP. Se tale direttiva fosse già in vigore, l’attuale SLAPP condotta da Eni non minaccerebbe il lavoro del Fatto Quotidiano.