Occorre una legge sulle fake news, per proteggerci dalla diffusione di notizie false
Nuovo studio: c'è un urgente bisogno di regolamentare le fake news, anche per difendersi dai discorsi d’odio e dalle deliberate minacce alle minoranze etniche e sessuali
[13 Gennaio 2021]
Dopo che Facebook e Twitter hanno messo il bavaglio al presidente statunitense Donald Trump per aver aizzato i suoi seguaci a dare l’assalto al Parlamento Usa. è scoppiata una discussione su chi debba o possa avere il potere di “censurare” discorsi d’odio e fake news.
Il nuovo studio “Regulatory Responses to ‘Fake News’ and Freedom of Expression: Normative and Empirical Evaluations”, accettato per la pubblicazione da Human Rights Law Review, lascia pochi dubbi sulla necessità di regolamentare i social network.
Gli esperti legali dell’università di Exeter hanno affermato che «Le restrizioni alla libertà di espressione per ridurre la diffusione e l’impatto negativo delle notizie false sono inevitabili» e lo studio ha dimostrato che «Tali restrizioni possono essere introdotte legalmente e devono essere introdotte dal governo, piuttosto che dalle piattaforme dei social media, per proteggere il pubblico e la democrazia».
Il recente assalto al Campidoglio di Washington DC fa parte di una più ampia tendenza verso la polarizzazione politica e ha mostrato il reale pericolo che le fake news diffuse attraverso i social media possono rappresentare per una società democratica.
Rebecca Helm e Hitoshi Nasu della Law School dell’università di Exeter hanno analizzato diverse risposte normative (correzione delle informazioni, rimozione o blocco dei contenuti e sanzioni penali) alle fake news e alla disinformazione loro associata, per vedere quale di questi metodi è più probabile che sia efficace nel ridurre gli effetti nocivi della disinformazione e rispettare la normativa vigente.
Lo studio descrive come i metodi tradizionali di correzione delle informazioni e rimozione o blocco di contenuti falsi «potrebbero non essere efficaci nel combattere la disinformazione a causa di influenti pregiudizi psicologici. Questi pregiudizi, cognizione motivata e pregiudizi di conferma, significano che una volta che una persona è stata esposta a una disinformazione che supporta le sue convinzioni esistenti, è probabile che approvi queste informazioni e una volta che ciò è accaduto può essere difficile convincerla che l’informazione non è vera».
Per questo motivo, la Helm e Nasu sono convinti che «Il modo migliore per ridurre gli effetti dannosi delle notizie false è probabilmente quello di prevenirne in primo luogo la creazione e le sanzioni penali potrebbero essere il modo più efficace per farlo. Le sanzioni penali per la creazione e la diffusione deliberate di fake news possono quindi essere appropriate, se utilizzate con attenzione e per proteggere l’opinione pubblica».
Lo studio afferma che «In questo contesto, la sanzione penale può essere giustificata se utilizzata per casi specifici, con precisione, combinata con garanzie per proteggere la libertà di espressione, assicurando che l’imputato o il condannato abbiano l’opportunità di dimostrare la veridicità delle loro informazioni».
Secondo la Helm, «La recente situazione negli Stati Uniti, dove le rivolte sono state alimentate da accuse non provate relative a frodi elettorali, è indicativa di una tendenza più ampia nella società moderna, dove alcuni tipi di espressioni che coinvolgono informazioni fuorvianti possono essere una sfida piuttosto che rafforzare la democrazia. La diffusione della disinformazione sta avendo un impatto distorsivo sul processo decisionale. democratico, oltre ad avere gravi effetti negativi sulla salute pubblica, la sicurezza nazionale e l’ordine pubblico. E’ necessario intraprendere azioni efficaci per proteggere la società e garantire che i cittadini possano fare scelte in linea con preferenze informate piuttosto che in base a una disinformazione fuorviante ma psicologicamente convincente».
Nasu conferma che «La crescita dei social media ha portato molteplici problemi e benefici alle società moderne. Una delle maggiori sfide per il governo è decidere come trovare un giusto equilibrio tra la lotta alle fake news e il rispetto della libertà di espressione».
Lo studio conclude avvertendo che «Sebbene la sanzione penale possa essere un modo efficace per combattere le fake news, ciò non significa che debba essere ampiamente utilizzata a causa dell’effetto raffreddante che ha sul libero flusso di informazioni socialmente vantaggioso».