Quando i soldi sono tutto (o quasi) per le elezioni
Politica e business, la lezione americana: ecco cosa rischia l’Italia
[22 Gennaio 2014]
Il 21 gennaio è stato il quarto anniversario della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti “Citizens United v. Federal Election Commission”, che ha dato il via libera alle corporations di spendere somme illimitate per influenzare le elezioni, una decisione che secondo molti sta erodendo la democrazia statunitense e che dovrebbe preoccupare anche la politica marketing italiana, che, immemore della lezione del conflitto di interessi berlusconiano, ha “abolito” il finanziamento pubblico ai partiti e si appresta a mettere mano ad una legge elettorale che, qualunque cosa se ne pensi, finirà per ridurre le rappresentanze sociali in Parlamento. Leggendo quanto scrive qui sotto Robert Weissman, presidente di Public Citizen, si capisce anche quali rischi corrano (e gli Usa sono in questo nuovamente un cattivo esempio) le politiche ambientali e sociali con una politica finanziata e quindi dettata dal Big Business.
Citizens United 4 anni dopo: la spesa elettorale consuma la nostra democrazia
Quattro anni dopo una delle peggiori decisioni nella storia della Corte Suprema, la spesa elettorale e il fundraising stanno consumando la nostra democrazia. L’unica buona notizia nella una storia molto triste del fallout di Citizens United è che è emerso un vivace movimento di base per reclamare la democrazia, e sta rapidamente guadagnando terreno.
Ecco uno degli innumerevoli fatti per raccontare l’impatto di Citizens United sulle campagne elettorali: prima della settimana elettorale del 2012, il presidente Barack Obama aveva partecipato a 221 raccolte di fondi contro 101 comizi elettorali, secondo un conteggio del New York Times. Il suo contendente del Gop (il Partito Repubblicanp, ndt) Mitt Romney si trovò così occupato con le raccolte fondi che spesso non fece più di un evento pubblico al giorno.
I contendenti presidenziali delle due parti non passavano il loro tempo a sollecitare le donazioni di donatori di piccole dimensioni. Si mischiavano esclusivamente con i super-ricchi, uno stato di cose emblematico della situazione politica post-Citizens United.
E l’ossessione dei candidati presidenziali del fundraising dai super-ricchi era soltanto un effetto indiretto del Citizens United. Il principale impatto diretto è stato un forte picco di inspiegabili, ulteriori spese esterne da parte dei super-ricchi e del Big Business.
Grazie a Citizens United, un’inspiegabile spesa “outside” ha mandato in frantumi tutti i record nel 2010 e nel 2012 e lo farà di nuovo nel 2014. In molte competizioni per la Camera e il Senato, la spesa esterna supera le spese dei partiti politici e spesso anche le spese dei candidati. Cioè, i candidati e i partiti stanno perdendo il controllo dei messaggi elettorali e, in misura considerevole, delle stesse campagne elettorali. Allo stesso modo, molte elezioni statali e persino locali vedono picchi di denaro esterni che soffocano le voci dei candidati.
Una porzione schiacciante della spesa del 2010 e del 2012 è stata dedicata agli spot negative attack, che degradano la qualità del discorso politico, distolgono l’attenzione dal vero dibattito politico, oscurano più che illuminare. Ma riescono a smuovere gli elettori.
Solo un piccolo numero di persone super-ricche e corporations sono responsabili della maggior parte della spesa “outside”. Capeggiate dal magnate Sheldon Adelson e da sua moglie, che insieme hanno speso quasi 100 milioni di dollari nelle elezioni del 2012, meno di 100 persone hanno contribuito con 1 milione di dollari o più al super-PAC (Political action committee, ndt). Questi individui hanno rappresentato circa i tre quarti del denaro raccolto dal super PAC.
Circa la metà di tutta la spesa esterna segnalata è stato inoltrato attraverso Dark money organizations, tra le quali la Camera di Commercio e l’Americans for Prosperity e Freedom Partners, finanziati dai fratelli Koch. Virtualmente, ogni seria spesa di una corporate è stata canalizzata attraverso organizzazioni Dark money, mentre le corporations con un brand-name cercavano di sfuggire a qualsiasi responsabilità per esercitare i loro ritrovati poteri riabilitati da Citizens United.
L’outside spending ha introdotto maggiore negatività nelle elezioni. Aiuta a determinare i risultati, incornicia le questioni, stabilisce i parametri del dibattito politico e rende tremebondi gli eletti se devono prendere posizioni contrarie ai super-ricchi ed alle corporations giganti. Citizens United ha spogliato del potere il popolo e lo ha conferito alla corporate class.
Un paese che si considera una democrazia non può tollerare un tale stato di cose. E un crescente movimento popolare insiste che non lo farà. Un segno: quasi 700.000 persone hanno chiesto alla Securities and Exchange Commission (Sec) di approvare una norma che obblighi le corporations quotate a rivelare la loro spesa per la campagna elettorale, a tirare il sipario sulla spesa di corporate Dark money. Questo è il primo passo per combattere gli effetti di Citizens United e la Sec dovrebbe procedere rapidamente a rilasciare una tale regola. E oggi, più di 40 investment firms che rappresentano miliardi di asset in gestione hanno inviato una lettera alla Sec sollecitandola a richiedere alle società quotate in borsa di rivelare la loro spesa politica.
C’è un ampio riconoscimento in tutto il Paese che l’impatto di Citizens United sia così dannoso; la sua giurisprudenza legale va in una direzione contraria ai valori condivisi della nostra nazione, tra i quali la salvaguardia della libertà di parola del Primo Emendamento, che deve essere rovesciata. Un vivace movimento che chiede un emendamento costituzionale per rovesciare Citizens United e ripristinare la nostra democrazia si sta diffondendo in tutto il paese. Come risultato della crescente pressione di base, 16 Stati e 500 città e metropoli hanno chiesto una modifica. Più di 140 membri del Congresso stanno sponsorizzando un emendamento. Il presidente Obama dice di sostenere l’emendamento.
E’ una triste realtà che Citizens United quasi certamente vedrà il suo quinto anniversario. E’ una testimonianza della forza di un potente movimento di democrazia di prossimità che sembra sempre più certo che non vedrà il decimo anniversario.
di Robert Weissman