Giovannini (ASviS): «Svolge un ruolo straordinario nel dibattito culturale e politico del nostro Paese e bisogna fare di tutto per evitarne la chiusura»

Radio Radicale e gli argomenti difficili, tra cui la sostenibilità

Conoscere “per deliberare”, per prendere le giuste decisioni e per non farsi fregare: perché la storica (e attualissima) emittente merita di essere salvata

[3 Maggio 2019]

Radio Radicale, voce importante della politica, dell’informazione, della cultura e della conoscenza del nostro Paese, rischia di scomparire dal panorama della comunicazione a causa dei tagli, proposti dal Governo, al finanziamento della convenzione tra la Radio e lo Stato per trasmettere i lavori del Parlamento. In questi giorni si sta parlando e scrivendo molto sull’argomento e molte voci si levano per scongiurare la chiusura dell’emittente e la conseguente perdita di un archivio smisurato, testimonianza degli ultimi decenni di storia italiana.

Radio Radicale trasmette tutti i giorni un articolato palinsesto, costruito intorno alle sedute di Camera e Senato. Caso unico e irripetibile in Italia, l’emittente manda in onda, spesso in diretta – conservandone comunque memoria in archivio –, convegni, conferenze stampa, sedute delle commissioni parlamentari, audizioni presso gli organi istituzionali, congressi e meeting di tutti i partiti, incontri culturali e altri eventi completamente privi di filtri, intervallati da notiziari, interviste e da un numero molto ampio di rubriche. La Radio trasmette inoltre una delle più seguite e assortite rassegne stampa di tutta la comunicazione nazionale, che si chiama “Stampa e Regime”. Mi piace ricordare, a questo proposito, il compianto Massimo Bordin, ex-direttore della Radio, giornalista di grande spessore e cultura recentemente scomparso, la cui voce incredibile ha accompagnato molti dei miei viaggi. La Radio offre rassegne stampa internazionali e approfondimenti dedicati a diverse aree del mondo tra cui Africa, Asia, America latina, Europa orientale, Turchia, Balcani, Cina, India, Stati Uniti, oltre a molte rubriche, delle quali è sempre possibile ascoltare ogni puntata sul web. Si parla, citando in ordine sparso, di economia, diritto, cultura, lavoro, comunicazione, media, futuro, privacy, urbanistica, giustizia, cinema e teatro, geopolitica.

Ho cominciato ad ascoltare Radio Radicale perché, anni fa, un paio di volte alla settimana, facevo lezione a circa un’ora e mezza da casa e, con il passare dei chilometri, quella radio ha attirato sempre più la mia attenzione. Ad esempio, mi sono reso conto come seguire i lavori parlamentari e gli interventi di deputati e senatori, capire il loro linguaggio, individuare le opinioni di ognuno e misurarle con le proprie fosse un esercizio singolare e particolarmente stimolante. Da allora la ascolto ogni volta che posso.

La cosa che mi ha sempre affascinato più di tutte, peraltro, è un’altra: ascoltando ho imparato che delle cose difficili si può parlare. Gli argomenti proposti da Radio Radicale sono di estrema rilevanza ma sempre particolarmente complicati da trattare, impopolari, poco dibattuti, a volte scabrosi, a cui spesso corrispondono problemi le cui soluzioni sono altrettanto difficili da trovare. La vita, la dignità della vita, il diritto alla vita, e anche il termine della vita, ad esempio, sono temi particolarmente delicati ma è importante parlarne e confrontare opinioni diverse, posizioni, ipotesi legislative e, soprattutto, conoscenze sull’argomento. Lo stesso si può dire riguardo a tante altre questioni, tra le quali i diritti umani, la pace, la disabilità, la pena di morte, i diritti civili, le carceri, la droga, la ricerca scientifica, le migrazioni. Indipendentemente da quali siano le nostre convinzioni e i nostri pensieri sui vari argomenti, dobbiamo essere consapevoli che siamo sistemi complessi che abitano sistemi complessi, in cui ogni cosa è collegata ad altro (e ad altri) e quasi nulla può essere risolto semplicisticamente, nell’illusione che estirpare un problema sia sufficiente a risolverlo per sempre.

Tra le cose difficili e molto urgenti da trattare, in questo periodo storico, c’è il rapporto tra l’uomo e l’ambiente naturale. La sostenibilità delle nostre azioni, cioè la connessione tra tutti i sistemi umani, sociali ed economici, con gli ecosistemi, le risorse, i limiti planetari, le dinamiche naturali (specialmente effetto serra e cambiamenti climatici) è oggi argomento estremamente importante. Anche su questi temi la Radio presenta programmi interessanti, tra i quali “Derrik” che tratta di energia e ambiente, “#Agricoltura? Parliamone”, che parla di diritto al cibo, sviluppo umano e aspetti sociali del mondo rurale, e “Overshoot” su ambiente, territorio e i limiti dello sviluppo (per inciso, ricordiamo che l’Overshoot day è il giorno dell’anno in cui l’uomo esaurisce le risorse che ciclicamente la natura mette globalmente a nostra disposizione). A tutto ciò aggiungiamo, ovviamente, “Alta Sostenibilità”, rubrica realizzata in collaborazione con ASviS, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che richiama fortemente l’attenzione sulle problematiche relative alla sostenibilità rifacendosi all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e al framework dei 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile, decisamente una delle avanguardie nel panorama della comunicazione (anche ambientale) in Italia. Il portavoce di ASviS, il Prof. Enrico Giovannini – che conduce su Radio Radicale anche la rubrica settimanale “Scegliere il Futuro” – riguardo alla radio ci ha detto: «Radio Radicale svolge un ruolo straordinario nel dibattito culturale e politico del nostro Paese e bisogna fare di tutto per evitarne la chiusura. L’attenzione che Radio Radicale, in collaborazione con ASviS, ha dedicato al tema dello sviluppo sostenibile, ben prima che diventasse ‘di moda’, testimonia una volta di più la capacità di anticipare e orientare il dibattito pubblico».

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha recentemente inviato una segnalazione urgente al Governo affinché proroghi i termini della convenzione, evidenziando, oltre all’efficacia generale del mezzo radiofonico, l’esperienza e il ruolo di Radio Radicale nell’apprestare un importante servizio di pubblica utilità. Il Prof. Mario Morcellini, commissario Agcom, intervistato dalla stessa Radio, ha parlato della “benemerenza culturale” di Radio Radicale, definendola “presidio del dibattito pubblico in Italia”, “vitamina del bene comune”, “funzione non compensata da vantaggi economici, […] scelta di postura istituzionale, quasi ispirata alla terzietà […] insostituibile”. Insomma, l’ascolto di Radio Radicale potrebbe essere prescritto a scopo terapeutico, al fine di mitigare il dilagante analfabetismo riguardo all’esistenza e al funzionamento degli organi costituzionali, alla politica, alla vita sociale, ai diritti civili, e a molte tematiche importanti per la nostra convivenza pacifica, tra cui l’ambiente e la sostenibilità (si pensi alle reazioni scriteriate che sta generando Greta Thunberg o agli articoli di quotidiani nazionali che usano una gelata invernale per screditare la scienza dei cambiamenti climatici). Siamo di fronte, dunque, a un soggetto che ha avuto e ha la capacità di agire sulla collettività come faceva il maestro Manzi alla televisione negli anni ’60. Se non è servizio pubblico questo! A mio modesto avviso, per scongiurare la perdita di un tale salvagente culturale, dovrebbero intervenire le Soprintendenze.

In un paese in cui le statistiche rilevano che circa 100.000.000.000 (centomiliardi) di euro all’anno sono spesi in lotterie, scommesse e slot machine, non voler trovare tra le pieghe dei conti pubblici “quattro spiccioli” per garantire, salvaguardare, proteggere e, eventualmente, incoraggiare la prosecuzione di un servizio come quello che Radio Radicale svolge da decenni, è totalmente incomprensibile. Si tratta di qualcosa che vale molto più di quanto possa costare e per questo non conviene che sia lasciato in balia di formalismi (a scapito della sostanza) abbastanza autolesionisti e sterili.

Mi auguro che questa porta non si chiuda e si possa continuare, grazie a Radio Radicale, a conoscere “per deliberare”, per prendere le giuste decisioni e per non farsi fregare.