Riceviamo e pubblichiamo

Un partito verde non basta

FacciamoEco è già un piccolo successo politico. Ma può diventare l’attore determinante del futuro di questo Paese: è importante che il processo che si avvia sia trasparente ed inclusivo

[25 Marzo 2021]

Qualcosa si muove nel mondo politico ecologista. Con l’uscita di Rossella Muroni da Liberi e Uguali e la creazione della componente del gruppo misto FacciamoEco insieme a Lorenzo Fioramonti (eletto in quota 5 Stelle) e Alessandro Fusacchia (già in +Europa) gli ecologisti hanno nuovamente una rappresentanza parlamentare in Italia. Si tratta di un’operazione fortemente voluta dai Verdi Europei da tempo impegnati, con grande pazienza, a favorire l’emergere di un’onda verde anche nel nostro paese.

A questa mossa si è aggiunta la notizia dell’adesione di Beppe Sala ai Verdi Europei dei giorni scorsi. In realtà il sindaco di Milano non ha aderito ai Verdi Europei, non è possibile farlo se non iscrivendosi ai due partiti che sono riconosciuti in Italia dagli European Greens: i Grüne–Vërc del Sud Tirolo e la Federazione dei Verdi. Come si capisce dal comunicato del partito europeo Sala non si è iscritto a nessun partito, così come gli animatori del gruppo FacciamoEco alla Camera, che non si sono dichiarati interessati a iscriversi ad un’organizzazione esistente ma sembrerebbero piuttosto voler dare vita a un nuovo soggetto che si riconosce nel progetto dei Verdi Europei.

Che cosa succederà adesso? FacciamoEco potrebbe diventare il germoglio di un partito. La mossa di Sala chiarisce che quel progetto ha le potenzialità per attrarre l’interesse del ceto politico, ed è facile prevedere che alla Camera la componente ecologista si rafforzerà. Non sarebbe sorprendente che molti parlamentari, desiderosi di un futuro politico, possano vedere in un posizionamento esplicitamente ecologista una strategia vincente. In vista delle elezioni comunali di settembre poi, altri amministratori potrebbero subire il fascino di un’operazione politica che garantisce copertura sul tema della transizione ecologica. Una questione che, anche in piena pandemia, occupa finalmente uno spazio centrale nel dibattito politico ed è percepita come un’urgenza inderogabile soprattutto dall’elettorato più giovane.

Un terremoto per il mondo ecologista italiano. Questo gruppo di politici che si sta coaugulando sotto il girasole dei Verdi Europei può essere l’embrione di quel partito ecologista forte e inclusivo di cui il nostro paese avrebbe tremendamente bisogno. Ma perché questo soggetto abbia cuore e gambe è necessario che le scelte coraggiose di una classe politica siano accompagnate dal coinvolgimento attivo di un popolo. Non si può fare un partito senza un popolo.

La dialettica fra i leader politici e le comunità che rappresentano è il fondamento della vitalità di un partito. I leader che non devono rendere conto ad una comunità tipicamente riproducono se stessi perdendo velocemente capacità di trasformazione della realtà.

Una popolo serve perché, nel momento in cui tutti i politici si dichiarano a parole a “favore della transizione ecologica”, c’è bisogno di una comunità larga che li sostenga ma che allo stesso tempo li inchiodi alle loro affermazioni, obbligandoli a compiere le scelte necessarie e urgenti. Scelte molto più radicali di quelle compiute fino ad oggi da amministrazioni più o meno attente all’ambiente, come quella di Milano.

Il popolo ecologista serve perché il nuovo partito verde non sia una fusione a freddo fra pezzi di ceto politico, ma sia il risultato di una sintesi costruttiva fra le tante anime dell’ecologismo italiano.

Perché la comunità degli ecologisti non deve essere inventata, esiste già. È nelle centinaia di associazioni, liste civiche, movimenti che costellano la penisola. Dall’amministrazione di Brindisi alle comunità energetiche del Piemonte. Il popolo ecologista deve solo ritrovarsi e riconoscersi. Compresi tanti amici iscritti alla Federazione dei Verdi che immagino stiano vivendo questi giorni con molta speranza ma non poca sorpresa.

FacciamoEco è già un piccolo successo politico. Ma può diventare l’attore determinante del futuro di questo Paese. Può diventarlo nella misura in cui saprà aggregare la grande comunità che condivide la visione ecologista, l’unica visione in grado di esercitare egemonia sulla politica del futuro.

Perché questo accada è importante che il processo che si avvia sia trasparente ed inclusivo. Obiettivi chiari e strumenti di autentica partecipazione sono l’ingrediente fondamentale per meritare la fiducia delle tante comunità ecologiste che popolano il nostro Paese.

Se questa è la strada ditemi come ci si iscrive a FacciamoEco, perché oggi stesso voglio partire.

di Paolo Brunori, presidente dell’Associazione Ecolo