Voci per il clima contro il greenwashing

Il primo network di esperte ed esperti promosso da Greenpeace per un’informazione corretta e veritiera sulla crisi climatica

[16 Giugno 2023]

E’ nato  “Voci per il clima”, il primo network italiano di esperti ed esperte per contrastare il greenwashing e la disinformazione sui cambiamenti climatici e per un’informazione libera, trasparente e veritiera, essenziale per riuscire a contrastare la crisi climatica. Si tratta di una rete di più di 60 personalità appartenenti al mondo della scienza, dell’imprenditoria, della comunicazione, dell’arte e dell’attivismo unite da un impegno comune: contribuire a diffondere un’informazione corretta sulla crisi climatica.

Il network è stato promosso da Greenpeace ma i suoi membri operano in modo del tutto indipendente. “Voci per il clima” è presieduta da un board  di cui fanno parte Alessandro Gassman, attore, regista, scrittore e sceneggiatore;  Giorgia Lupi, information designer e partner dello studio Pentagram di New York;  Elisa Palazzi, fisica del clima dell’Università di Torino; Antonello Pasini, primo ricercatore all’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR;  Telmo Pievani, filosofo della scienza dell’Università di Padova.

Una rete che conta già oltre 60 adesioni, che cresce di giorno in giorno e che ha pubblicato  il suo manifesto: Il greenwashing è uno dei fenomeni più subdoli e pericolosi del nostro tempo, perché consente alle aziende inquinanti di nascondere le proprie responsabilità e di ritardare gli interventi di cui abbiamo urgente bisogno per salvarci dal riscaldamento globale.

Il network “Voci per il clima” nasce con l’intento di contrastarlo e diffondere una maggiore consapevolezza sulle cause e sulle soluzioni della più grave emergenza ambientale della nostra epoca.

Gli esperti e le esperte si impegnano a offrire un’informazione indipendente e corretta sul clima, aiutando giornalisti, istituzioni, insegnanti e cittadini a riconoscere e smascherare il greenwashing.

Greenpeace ricorda che  «Casi eclatanti di greenwashing – come la condanna di ENI per pubblicità ingannevole nel 2020 – sono solo la punta dell’iceberg delle strategie sempre più sofisticate con cui aziende inquinanti e governi compiacenti cercano di ostacolare la transizione energetica.  A questo si aggiungono le carenze di giornali e tv nel raccontare la crisi climatica, anche a causa dell’influenza che l’industria dei combustibili fossili esercita sui più importanti mass media italiani. Il contributo delle voci libere per il clima sarà necessario per contrastare questa disinformazione».