Petizione al Parlamento dell’Associazione Luca Coscioni e di scienziati e giuristi
Carne coltivata: no al divieto del ddl del governo
«Il disegno di legge sulla carne coltivata è l’opposto della difesa del made in Italy che il Governo sta sbandierando»
[19 Luglio 2023]
Ieri, dopo aver concluso l’esame da parte delle commissioni competenti , è approdato in Senato il disegno di legge “in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici” (che in realtà non sono sintetici, ma ottenuti da coltivazione cellulare), approvato dal consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’agricoltura, sovranità alimentare e foreste Francesco Lollobrigida e del Ministro della salute Orazio Schillaci. Il via libera al ddl è atteso nelle prossime ore, poi seguirà il passaggio alla Camera.
Vista la campagna contro la carne coltivata scatenatasi nelle settimane scorse e che ha visto anche la partecipazione delle grandi organizzazioni agricole, dato che anche i Partiti di opposizione non sembrano essere riusciti bebe a capire di cosa si tratti, è probabile che il ddl venga approvato a larga maggioranza, ma l’Associazione Luca Coscioni, che si occupa di questo tema «Per evitare che in materia di carne coltivata la ricerca italiana venga penalizzata, come accadrebbe con l’approvazione del ddl», non è d’accordo. L’Associazione aveva già promosso un webinar con scienziati e giuristi sulle potenzialità di questo alimento e su quelli che considera gli effetti dannosi di questo provvedimento. E la scorsa settimana l’Associazione ha depositato una petizione formale, a norma dell’art. 50 della Costituzione italiana, per chiedere al Parlamento di «Sospendere ogni decisione in materia, in attesa di informazioni affidabili basate sul metodo scientifico, e di effettuare richiesta al Comitato per la Legislazione al fine di esaminare con parere preventivo l’applicabilità e la legittimità del disegno di legge».
Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, e Lorenzo Mineo, coordinatore della campagna, hanno denunciato che «Il disegno di legge sulla carne coltivata è l’opposto della difesa del made in Italy che il Governo sta sbandierando con questo provvedimento. Al contrario, se un domani dall’Europa fosse approvata la commercializzazione di carne coltivata, il divieto italiano non potrebbe impedire ad altri paesi UE di esportare da noi il prodotto, danneggiando così soltanto le imprese italiane, costrette a rinunciare alla produzione e quindi scoraggiate a investire nella ricerca».
L’Associazione Luca Coscioni ha lanciato la petizione “Carne coltivata. Perché no?” che spiega che il provvedimento del Governo è dannoso per almeno due motivi: «La carne coltivata porterebbe benefici oggettivi sull’abbattimento della sofferenza animale, e secondo la letteratura scientifica, avrà un’impronta ambientale di gran lunga inferiore (forse fino al 90% in meno) rispetto alle carni convenzionali; Il divieto si configura come ideologico anziché scientifico, arrivando prima ancora che l’Ue abbia valutato, attraverso un’analisi scientifica dell’autorità per la sicurezza alimentare EFSA, se questo prodotto potrà o no essere immesso sul mercato».
Nella petizione al Parlamento si legge:
Visto che nel Consiglio dei ministri dello scorso 28 marzo il governo ha approvato, con procedura d’urgenza, un disegno di legge (DDL 651) “in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici” (che in realtà non sono sintetici, ma ottenuti da coltivazione cellulare).
Considerato che tale divieto è inapplicabile e già oggi in vigore, in quanto l’utilizzo di alimenti o mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari da tessuti derivanti da animali vertebrati non può avvenire in mancanza di una autorizzazione rilasciata dalla Commissione UE, previo parere dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), ai sensi del regolamento dell’Unione europea n. 2283/2015 in materia di nuovi alimenti e ingredienti alimentari (c.d. novel food).
Considerato che tale divieto è illegittimo in quanto dopo l’effettiva autorizzazione all’immissione in commercio della carne coltivata, si porrebbe in contrasto con il principio della libera circolazione delle merci, uno dei principi fondanti dell’Unione Europea (art. 34 del Trattato sul funzionamento dell’UE, TFUE).
Considerato che le valutazioni pubblicate nella letteratura scientifica suggeriscono un ruolo centrale della carne coltivata nella lotta ai cambiamenti climatici, essendoci solide motivazioni per ritenere che già nel 2030 essa avrà un’impronta ambientale di gran lunga inferiore (forse fino al 90% in meno) rispetto alle carni convenzionali, anche tenendo conto degli ambiziosi obiettivi di rendere l’allevamento più sostenibile.
Considerato che si prevede un aumento della domanda globale di carne (da 338.6 milioni di tonnellate nel 2020 a 374 milioni di tonnellate nel 2030, fonte OECD-FAO) e che a livello globale si stima che il settore agricolo sia correntemente responsabile del 31% delle emissioni di gas serra antropiche globali (FAO, 2021), principalmente derivanti da deforestazione e deiezioni animali, così contribuendo al cambiamento climatico.
Considerato che la tecnologia della carne coltivata può contribuire al raggiungimento dei Sustainable Development Goals fissati dalle Nazioni Unite, con particolare riguardo ai punti 2, 6, 7, 12, 13, 14 e 15 (Novembre, 2022).
Considerato che, seppure la letteratura scientifica in tema di sicurezza del consumo di carne coltivata per la salute umana sia ancora limitata, non esistono prove della sua nocività. In aggiunta, un’analisi preliminare di FAO e OMS ha indicato che i 53 potenziali pericoli individuati nel consumo di carne coltivata per la salute umana sono riscontrabili anche in altri processi produttivi (come carne, caseario, pesce) e possono essere limitati e controllati tramite protocolli già esistenti.
Noi sottoscritti chiediamo al Parlamento di intervenire affinché: sia sospesa ogni decisione in materia, in attesa di informazioni affidabili basate sul metodo scientifico; sia effettuata richiesta al Comitato per la Legislazione al fine di esaminare con parere preventivo l’applicabilità e la legittimità del disegno di legge dello scorso 28 marzo in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici (DDL 651).
La prima firmataria della petizione è Vitalba Azzolini, giurista fellow dell’Istituto Bruno Leoni, e ha ricevuto il sostegno di Alessandro Bertero dell’università di Torino, Stefano Biressi e Luciano Conti dell’università di Trento, Luisella Battaglia dell’università di Genova e del Comitato nazionale per la bioetica, Cesare Gargioli dell’università di Roma Tor Vergata, Diana Massai del Politecnico di Torino, Giuseppe Scapigliati dell’università della Tuscia, Nike Schiavo presidente di Agricoltura Cellulare Italia APS e Stefano Lattanzi CEO della startup Brunocell, unica impresa italiana del settore della carne coltivata che si ritrova fortemente penalizzata dal disegno di legge.