Ecobonus, il M5S chiede la stabilizzazione fino al 2020. Adesione anche di altri parlamentari

«Per creare nuovi posti di lavoro investire nell'economia a bassa intensità di carbonio»

[21 Maggio 2015]

Il senatore a 5 Stelle Gianni Girotto, che ha presentato una mozione al Senato come primo firmatario per la proroga degli incentivi previsti dalla norma sostenuta da tutto il gruppo M5S Senato e da parlamentari di  diversi schieramenti politici tra i quali De Petris, Puppato, Tremonti, Molinari, Di Biagio, Rossi, Mussini, Margiotta, Romani, Buemi, Stefano, Caridi, Bocchino, Della Zuanna, Vacciano, Bignami e Bisinella, dice che «L’Ecobonus rappresenta un volano importante per la nostra crescita economica. Stabilizzare gli incentivi fino al 2020 significa portare un aumento della produzione diretta e indiretta di quasi 240 miliardi di euro, con la creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro in più. Non sono conti degli attivisti del Movimento 5 Stelle, ma di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. La stesso presidente di Confindustria Squinzi ha lanciato in questi giorni un altro appello al governo perché l’Ecobonus venga stabilizzato una volta per tutte».

Il Movimento 5 Stelle chiede di migliorare il decreto legge in pochi passaggi: «Primo, stabilizzare l’Ecobonus fino al 2020 con un decalage annuale o biennale e premio agli interventi più efficienti; secondo, ridurre il numero di rate da 10 a 5 per minimizzare il tempo di rientro degli investimenti; terzo, verificare l’attendibilità delle domande presentate e sanzionare quelle incongruenti. In questo modo l’effetto benefico per la nostra economia sarà immediato. Tra il 2007 e il 2014 il contributo dell’Ecobonus al settore dell’edilizia è stato di 28,5 miliardi di euro. Negli stessi anni sono state presentate oltre 2 milioni e 200 mila richieste di interventi di riqualificazione energetica. Significa che la risposta del mercato è positiva».

I entastellati sottolineano che «A voler il rafforzamento del meccanismo dell’Ecobonus sono gli industriali, gli artigiani, i commercianti, le banche, i sindacati e gli ambientalisti. Si tratta di una larga fetta di rappresentanza economica e sociale del Paese, che condivide il valore positivo del provvedimento. L’onere per il bilancio dello Stato va letto in chiave di opportunità: l’impatto delle agevolazioni del 65%, infatti, è da leggersi in relazione ai ricavi monetizzabili, derivati all’interno Sistema Paese».

Per Girotto, «È arrivato il momento di premere sull’acceleratore. Oltre il 40% dei consumi energetici nazionali dipendono dai nostri edifici poco efficienti. Riqualificare significa bollette meno care, ma anche meno dipendenza energetica dall’estero. Quindi più sicurezza nazionale e meno costi per lo Stato. Inoltre sprecare meno energia vuol dire meno emissioni di CO2 nell’ambiente e quindi un riallineamento degli obiettivi italiani a quelli imposti dall’Ue, ovvero abbattimento dell’80% delle emissioni interne entro il 2050. “Investire nell’economia a bassa intensità di carbonio stimolerebbe progressivamente un cambiamento strutturale dell’economia e genererebbe nuovi posti di lavoro».