Il sistema alimentare dello spreco si mangia biodiversità e benessere umano
Guerre e cambiamento climatico: 13,6 milioni di bambini di meno di 5 anni in pericolo di vita per malnutrizione acuta e grave
[17 Ottobre 2022]
Dall’ultimo rapporto “Living Planet Report 2022” pubblicato da Wwf e Zoological Society of London, emerge chiaramente che «La perdita dell’80% della ricchezza e della diversità di vita sul Pianeta è imputabile a quello che mangiamo, così come 1/3 delle emissioni di CO2 e il 70% dei prelievi di acqua dolce. Un sistema alimentare molto nocivo per l’ambiente ma anche per la salute delle persone e per la nostra sicurezza alimentare». Per questo il Wwf, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione rilancia l’invito alle istituzioni e all’intera filiera a «Trasformare un sistema ormai insostenibile» e ai consumatori ad «Adottare stili alimentari più responsabili per la nostra salute e per l’ambiente: in Italia abbiamo la migliore delle diete possibili, la Dieta Mediterranea, modello alimentare riconosciuto nel mondo. Ma i dati mostrano che gli italiani (soprattutto i giovani) non seguono più questo stile sano e sostenibile e siamo sempre più in sovrappeso e malnutriti, a causa di abitudini alimentari non corrette e una vita sempre più sedentaria. Negli ultimi 30 anni, si è assistito a importanti “deviazioni” dal modello originale. Se non avviamo urgentemente una transizione del sistema alimentare, peggioreremo in maniera sostanziale la sicurezza alimentare, la qualità e la quantità delle risorse naturali e la crisi climatica, con ripercussioni sulla salute e sul benessere delle persone. La buona notizia è che tutti possiamo dare un grande contributo per noi e per il Pianeta, cominciando dalla tavola».
Secondo Eva Alessi, responsabile sostenibilità del Wwf Italia, «Basta recuperare le abitudini dei nostri nonni, la cui dieta aveva poca carne (50 anni fa il consumo di carne era circa 25 kg a testa l’anno, oggi è triplicato), con abbondanti porzioni di cereali, legumi e frutta e verdura che seguivano le stagioni. Adottare comportamenti alimentari corretti, mangiando in maniera sana e bilanciata, può portare enormi benefici non solo per noi stessi ma anche per l’ambiente, la biodiversità e il clima. Una garanzia anche contro le malattie. Dalle pratiche agricole sul campo, all’industria per la parte di trasformazione e di trasporti, fino ad arrivare a noi consumatori, ogni attore della filiera ha un ruolo chiave. Il cibo è al centro della salute umana e di quella ambientale, è una leva straordinaria per migliorare entrambe».
Il Wwf fa notare che «Se in Italia seguissimo la Dieta mediterranea, le emissioni giornaliere pro-capite sarebbero 2,3 kg di CO2e, in linea con gli obiettivi planetari. Ma quello che realmente gli italiani portano in tavola è diverso: si arriva a 4,5 kg di CO2e pro capite, quasi il doppio di quello previsto. La causa? Il consumo eccessivo di carne, che contribuisce al 70% delle emissioni extra. Il passaggio dalle altre diete europee e americane (occidentali) al modello alimentare mediterraneo comporterebbe un risparmio di terreno di 10-18 m2 pro capite al giorno e un risparmio idrico di 100-240 litri pro capite al giorno. L’attuale modello alimentare italiano, rispetto alla Dieta mediterranea, ha un impatto maggiore del +133% sull’ambiente, del 100% sulla salute umana e +59% sull’economia. Siamo di fronte ad un enorme paradosso. Guerre e conflitti, cambiamenti climatici e costo della vita sono le principali cause che spingono le popolazioni verso la malnutrizione e l’insicurezza alimentare, perché generano conseguenze gravissime sull’approvvigionamento di risorse per molti Paesi. Nonostante ciò, nel mondo continuiamo a produrre tantissimo cibo con impatti ambientali devastanti e ne sprechiamo almeno 1/3. Nel 2021 a livello globale, è cresciuta l’insicurezza alimentare, con circa 193 milioni di persone in 53 Paesi o territori che hanno sperimentato la fame. Quattro persone su dieci nel mondo, 3 miliardi in tutto, non hanno la possibilità di avere una dieta sana e allo stesso tempo altri 2 miliardi sono obese o in sovrappeso».
La Alessi evidenzia che «Fame e obesità sono paradossalmente due facce di una stessa medaglia. Dobbiamo migliorare lo stato di nutrizione del Pianeta, eradicando ogni forma di malnutrizione nel mondo. Per raggiungere una sicurezza alimentare diffusa dobbiamo rendere i nostri sistemi alimentari più resilienti, capaci di affrontare “shock” improvvisi come quelli dovuti gli eventi climatici estremi. Non ci può essere resilienza senza sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. E dal momento che questi “sconvolgimenti” sono in continuo aumento, il cambio di rotta è urgente e deve essere parte integrante della risposta strategica alle sfide presenti e future».
E proprio guardando alle generazioni future, Save the Cildren denuncia che «La pandemia da Covid-19, l’escalation della guerra in Ucraina e i fenomeni climatici estremi, hanno contribuito ad affamare la popolazione mondiale facendola piombare, di fatto, nella più grave emergenza alimentare del 21° secolo che sta colpendo soprattutto i più piccoli. In media, ogni anno nel mondo, 1 milione di bambini con meno di 5 anni muore a causa della malnutrizione, ma attualmente altri 13,6 milioni di bambini rischiano la vita per la sua forma più acuta e grave[1]. Nel 2020, 45,4 milioni di bambini sotto i 5 anni erano gravemente malnutriti, numero che entro la fine del 2022, si stima possa arrivare a 59 milioni. A causa della più grave emergenza alimentare del XXI secolo, entro la fine del 2022, almeno 222 milioni di persone in 53 aree del mondo, potrebbero dover affrontare la fame ad un livello critico (IPC 3+ – il numero più alto dall’inizio delle rilevazioni- e 45 milioni in 37 paesi sono a un passo dalla carestia (IPC 4). Inoltre, 970mila persone stanno già affrontando condizioni simili alla carestia in 5 paesi (IPC 5) – (Somalia, Sud Sudan, Afghanistan, Etiopia e Yemen). In tutto il mondo, fino a 345 milioni di persone non hanno accesso a cibo nutriente a sufficienza, al punto che le loro vite e i loro mezzi di sussistenza sono in grave pericolo. Una cifra che ha visto un aumento di oltre il 150% dal 2019 e riflette livelli di fame nel mondo senza precedenti[6]. Basti pensare che, ogni quattro secondi in tutto il mondo una persona muore a causa della fame estrema. Se non si interviene subito, nei prossimi mesi in sei Paesi (Afghanistan, Etiopia, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen), si verificherà una diffusa situazione di fame e di morte».
Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia, ricorda che «Negli ultimi anni, un mix di fattori letali, quali la pandemia, la crisi climatica, i conflitti in corso, l’aumento vertiginoso dei prezzi di alimenti essenziali, hanno contribuito ad accelerare la diffusione della fame nel mondo. Specialmente per i più piccoli, la situazione è drammatica. In molte aree del mondo, non c’è più cibo, non c’è più acqua e non c’è più tempo. Bisogna agire ora per non rischiare di perdere una generazione di bambini” ha affermato. Salvare questi bambini, è insito nel nostro nome è nella nostra missione. Conosciamo la malnutrizione, sappiamo come combatterla, ma occorre fare in fretta e chiediamo a tutti di aiutarci a farlo. Quando il Corno d’Africa ha dovuto affrontare una crisi simile nel 2011, il mondo ha risposto troppo tardi e più di 260mila persone hanno perso la vita in una carestia devastante. Almeno la metà erano bambini piccoli. Avevamo promesso che non sarebbe accaduto mai più, ma oggi rischiamo di avere un impatto ancora più grave, dopo che tutti gli appelli dei mesi scorsi sono rimasti inascoltati. Non possiamo pensare di agire solamente nell’ottica di una risposta emergenziale e con interventi e risorse di breve periodo. Abbiamo bisogno di un approccio strutturale per affrontare le cause dei problemi, di una visione e di politiche di lungo periodo, supportate da fondi flessibili per rafforzare la resilienza delle comunità, allo stesso tempo occorre disporre di quei meccanismi in grado di anticipare il rischio, prevenire, allertare e rispondere alle crisi tempestivamente. Le crisi come questa continueranno a ripetersi se non verranno messe in piedi le azioni di prevenzione necessarie. Oggi lanciamo una petizione proprio per chiedere al futuro Governo italiano e alle Istituzioni internazionali che vengano stanziate immediatamente le risorse necessarie per salvare le vite di coloro che sono già colpiti dalla crisi alimentare e ulteriori investimenti per prevenire le emergenze. Chiediamo anche che vengano aumentate significativamente le risorse per la cooperazione internazionale e per uno sviluppo sostenibile per il Pianeta e il benessere delle persone. Per non dovere assistere più inermi alla morte di un bambino».
La fame non è solo conseguenza della guerra ma anche di eventi climatici estremi: «Ben 1,2 miliardi di bambine e bambini vivono in aree ad alto rischio di subire una catastrofe climatica – dice Save the Children – Mezzo miliardo di bambini vive in aree soggette a inondazioni e 920 milioni sono esposti alla mancanza d’acqua e alla siccità. Negli ultimi 30 anni, il numero di disastri legati al clima è triplicato. Molti degli eventi climatici estremi hanno decimato l’agricoltura e i pascoli, provocando sfollamenti e spingendo milioni di persone alla fame acuta. Se il trend attuale non si fermerà, il numero di disastri ogni anno potrebbe aumentare drasticamente (da 400 nel 2015 a 560 entro il 2030)».