La crisi impoverisce e allarma l’Europa e l’Italia

Il 69% degli italiani è preoccupato di trovarsi in una situazione di precarietà e il 37% ha rinunciato a curarsi nell’ultimo anno

[7 Settembre 2023]

Secondo i dati del “Barometro europeo sulla povertà e sulla precarietà economica 2023” «La popolazione europea teme il rischio povertà e di cadere in una situazione economica precaria nei prossimi mesi.

Si tratta di un’indagine di Ipsos e dell’ONG francese Secours Populaire – che in Italia ha visto la partecipazione dell’Arci- che ha riguardato Francia, Italia, Polonia, Germania, Serbia, Moldavia, Grecia, Romania, Portogallo, Regno Unito, per un totale di 10.000 persone intervistate, 1.000 cittadini/e per ogni Paese e dalla quale è emerso che quasi la metà degli europei, il 48%, teme di ritrovarsi in una situazione economica precaria nei prossimi mesi; «Più di un europeo/a su due, il 51%, si è infatti già trovato/a nella situazione di dover diminuire le spese almeno una volta negli ultimi sei mesi per salute, riscaldamento, cibo, trasporti; oltre un genitore europeo/a su tre, il 36%, non è stato in grado di soddisfare i bisogni primari dell propri figli, dai pasti alla salute, dalla scolarizzazione al vestiario». il 30% dice di aver sofferto la fame saltando un pasto almeno una volta.

Ben il 55% dichiara di aver visto diminuire sensibilmente il suo potere d’acquisto negli ultimi tre anni, con le classi medie che stanno scoprendo gli effetti negativi della crisi, dall’aumento dei prezzi di cibo ed energia alla diminuzione dei servizi pubblici sostituiti con servizi privati più cari.

Per Etienne Mercier, direttore del Polo d’opinione e del Polo salute di Ipsos. «Sono ulteriormente aumentate le difficoltà nel garantire la spesa corrente; e per un insieme impressionante di bisogni primari (salute, bisogni dei bambini, energia e cibo), raggiungono  nuovi record. Nel campo delle cure, tanto per cominciare, è quasi un francese su due (il 45%, dopo un balzo di 6 punti in un anno) che dichiara di essersi trovato assolutamente o parzialmente nell’impossibilità di pagare alcune prestazioni mediche. Stesso impressionante balzo di 6 punti per quanto riguarda le privazioni, almeno parziale, di frutta e verdura fresca, essenziali per il buon funzionamento dell’organismo e il mantenimento della forza lavoro: il 43% degli intervistati si confronta con l’impossibilità di consumarli ogni giorno, nonostante le raccomandazioni della Programma nazionale di nutrizione sanitaria. Peggio ancora, per uno dei Paesi più ricchi del mondo: un francese su tre (32%) non sempre riesce a procurarsi cibo sano in quantità sufficiente per consumare tre pasti al giorno. Sul solo criterio quantitativo, sono ancora più numerosi (35%) a non consumare più tre pasti al giorno. Sono altrettanti (36%) a privarsi affinché i propri figli non si ritrovino davanti al piatto vuoto… Anche se questo non fa abbastanza notizia sulla stampa, prezzi record degli alimentari (+21,3% da agosto 2021) sottopongono la popolazione a tutta una serie di shock».

Per quanto riguarda il nostro Paese, l’Arci da notare che «Il 69% degli italiani è preoccupato dal rischio di trovarsi in una situazione di precarietà nel prossimo futuro e il 37% dichiara di aver rinunciato a curarsi nell’ultimo anno per le liste d’attesa troppo lunghe del sistema sanitario nazionale e l’impossibilità economica di rivolgersi a strutture private».

Per l’Arci è «Un quadro preoccupante che evidenzia come il contrasto alla povertà, alla precarietà, alle diseguaglianze e alle esclusioni sociali dovrebbe essere una priorità per la politica, in Italia e in Europa. Un contrasto che passa anche da forme diffuse di mutualismo per rispondere a nuovi e vecchi bisogni espressi dalla società, per difendere e promuovere i diritti sociali, per diffondere una cultura solidale».

Ma, pur di fronte a un quadro cupo la solidaroetà resiste «La stragrande maggioranza delle persone intervistate nei 10 Paesi, il 76%, si dichiara disposta ad impegnarsi a favore di chi vive in povertà, proporzione che aumenta nei Paesi più sofferenti come Grecia, Portogallo e Serbia, dove la disponibilità aumenta fino all’84%».

L’Arci sarà in piazza, insieme a tante organizzazioni, il 7 ottobre a Roma per La Via Maestra. Insieme per la Costituzione , una grande manifestazione e una convergenza permanente per difendere e attuare la Costituzione e per un altro modello di società.