Ogm: Il 73% degli italiani contrario. L’agricoltura italiana è la più green dell’Ue
Il 90% per etichette per i prodotti OGM free. Il 98% dice no ai prodotti Usa importabili con il Tipp
[18 Maggio 2015]
Oggi, durante il convegno sul tema: “L’agricoltura che sconfigge la crisi. La sfida della multifunzionalità dal 18 maggio 2001” organizzato dalla Fondazione UniVerde e da Coldiretti a Expo Milano 2015, sono stati presentati i dati del l V Rapporto: “Gli italiani e l’agricoltura” con un focus su “Commercio globale e agricoltura multifunzionale”.
Il pare degli italiani sull’uso degli Ogm in agricoltura è netto: «Il 73% si dichiara contrario, un dato che si mantiene costante negli ultimi cinque anni . Il 90% vorrebbe delle etichette che indicassero chiaramente prodotti OGM free in modo da poter scegliere consapevolmente. Anche per i cosmetici, il 44% gradisce di più quelli naturali provenienti da agricoltura biologica».
Nel rapporto è stato realizzato anche un focus su “Commercio globale e agricoltura multifunzionale” ma sono ancora in pochi (il 14%) ad essere a conoscenza del TIPP (Accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti). Coldiretti e UnVerde sottolineano che «Quando al panel viene spiegato di cosa si tratta, il 98% dichiara che non consumerebbe mai pollo trattato con bagni di antimicrobici a base di ipoclorito di sodio (varechina) o carne con ormoni. Il 94% non mangerebbe l’imitazione del parmigiano reggiano prodotto negli Stati Uniti e il 91% carne o latte provenienti da animali clonati».
Illustrando il rapporto, Antonio Noto, Direttore IPR Marketing, ha sottolineato che i dati indicano che «Per gli italiani c’è poca attenzione per l’agricoltura nel nostro Paese e che la condizione dei coltivatori negli ultimi anni sia peggiorata, soprattutto a livello economico. La percezione è che gli addetti al settore guadagnino molto poco per la loro attività. L’85% del campione di riferimento ritiene che gli agricoltori svolgono un ruolo importante nella protezione dell’ambiente perché mantengono in vita una tradizione che altrimenti si estinguerebbe, proteggendo il territorio contro il dissesto idrogeologico. Per l’86% dovrebbero ricevere un incentivo economico per la loro attività a servizio dell’intera collettività».
Il campione di 1.000 cittadini italiani, disaggregato per sesso, età, area di residenza, ha mostrato di conoscere e gradire l’agricoltura multifunzionale e che «Tra le attività realizzate dalle imprese agricole multifunzionali le più apprezzate sono: l’agriturismo; i farmer’s market; le fattorie didattiche; gli agri ospizi per anziani, e l’82% degli italiani iscriverebbe il proprio figlio ad un agro asilo – spiega UniVerde – . Riguardo ai prodotti agricoli, il 43% degli italiani dichiara che, quando possibile, preferisce acquistarli direttamente in fattoria e, rispetto a quelli provenienti da altri Paesi, ne apprezza il gusto e il sapore. Il 60% non ha dubbi nel ritenere quelli freschi molto più sicuri rispetto a quelli trasformati o industriali. L’84% si fiderebbe di più della qualità acquistandoli direttamente dal produttore o coltivatore, il 69% in un negozio tradizionale e il 64% al mercato rionale. L’attenzione verso i prodotti agricoli freschi si conferma anche nella scelta del ristorante. Il 90% apprezza che nel menù siano indicati prodotti di stagione e a km 0».
L’ex ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, presidente Fondazione UniVerde, ha detto che «L’agricoltura multifunzionale, che è sempre più sociale e ambientale, dà molto all’Italia e merita di ricevere di più. I risultati del V Rapporto mostrano come gli Italiani amino la nuova agricoltura, cresciuta in questi anni che dà sempre più lavoro anche ai giovani, e chiedono alle istituzioni una maggiore considerazione per questo settore. La manutenzione del territorio, l’investimento sul biologico e sulla filiera libera da Ogm fanno dell’agricoltura Italiana una best practice a livello europeo. Expo non può ridursi ad una “Gardaland” del cibo ma deve essere l’occasione per rendere noti i risultati raggiunti in questi anni e indicare anche all’Europa una nuova visione».
Coldiretti dice che «L’agricoltura italiana è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che salvaguardano tradizione e biodiversità, a leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, la più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati come avviene in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Europea».
Coldireetti ricorda che «L’Italia è l’unico Paese che può vantare 271 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) superiori a quelle registrate dalla Francia, su ben 43.852 imprese biologiche pari al 17% di quelle europee, davanti alla Spagna ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) e di oltre 30 volte quella dei prodotti extracomunitari (6,3%). La rete di vendita diretta degli agricoltori di Campagna Amica ha quasi diecimila riferimenti dove acquistare lungo tutta la Penisola prodotti alimentari a chilometri zero con una azione di sostegno alle realtà territoriali ed un impegno contro inquinamento ambientale per i trasporti che non ha eguali negli altri Paesi dell’Unione e nel mondo».
La più grande associazione italiana degli agricoltori sottolinea che si tratta di «Un percorso reso possibile dal grande sforzo di rinnovamento dell’agricoltura italiana dove una impresa su tre è nata negli ultimi dieci anni con una decisa tendenza alla multifunzionalità, dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo ma anche le attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna, l’agricoltura sociale per l’ inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Opportunità rese possibili dalla legge di orientamento che ha allargato i confini dell’attività agricola e rivoluzionato le campagne italiane aprendo nuove opportunità occupazionali nell’agribenessere, nella tutela ambientale, nel risparmio energetico, nel recupero degli scarti, nelle attività sociali, dagli agriasilo fino alla pet-therapy». Un cambiamento che è stato riconosciuto anche dall’Istat che ha rivalutato al 7,5% il valore aggiunto del settore agricolo, con un impatto positivo sul Pil dello 0,1%, per considerare le «Nuove attività emergenti come la produzione di energie rinnovabili (essenzialmente fotovoltaico e biomasse), le fattorie didattiche, le attività ricreative, l’artigianato in azienda, l’agricoltura sociale, le vendite dirette, la produzione di mangimi, la sistemazione di parchi e giardini, la manutenzione del territorio e del paesaggio».
Secondo il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, «Guardando ai bisogni dei consumatori abbiamo costruito in questi anni un modello di sviluppo agricolo vincente, replicabile in ogni parte del Pianeta, che l’Italia deve sapere offrire all’Expo. I più pronti ad accorgersene sono stati i tanti giovani che vedono nell’agricoltura italiana e nell’alimentazione Made in Italy un’importante traiettoria di futuro in Italia. Uno studente su quattro considera il cibo una prospettiva di lavoro futuro con ben il 24 per cento degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori, tecniche e professionali, che ha scelto, per l’anno scolastico 2014/2015, un indirizzo legato all’agricoltura, all’enogastronomia e al turismo. Il successo dell’agricoltura italiana sta nella sostenibilità, nella straordinaria qualità con caratteri distintivi unici, una varietà e un’articolazione sul territorio che non hanno uguali al mondo. L’’Expo è una enorme occasione per ripensare a fondo il sistema di produzione e di distribuzione del cibo per perseguire a livello globale un modello di sviluppo sostenibile attento all’ambiente che garantisca un sistema di tutela sociale ed economica in grado di assicurare un futuro all’agricoltura e un cibo sicuro e accessibile a tutti, in Italia e nei Paesi più poveri».
Secondo Coldiretti l’Italia ha 5 primati green:
1) L’agricoltura italiana è tra le più sostenibili. Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno);
2) L’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese – rileva la Coldiretti – con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%, un terzo in meno rispetto all’anno prima), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%, aumentati di circa un terzo rispetto all’anno prima) e di oltre 30 volte quella dei prodotti extracomunitari (6,3%);
3) L’Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici. Con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelli europei) siamo i campioni europei del settore, seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell’Ue) e Polonia (25.944, 10% di quello europeo);
4) L’Italia è il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’ con 271 prodotti Dop e Igp e 4813 specialità tradizionali regionali che salvaguardano la biodiversità e difendono la tradizione;
5) L’Italia dispone della più ampia rete di fattorie e mercati degli agricoltori in vendita diretta a chilometri zero che abbatte l’inquinamento determinato dai trasporti con quasi diecimila riferimenti della rete di campagna amica.