Rapporto Coop 2022: la propensione zen degli italiani e l’arte di navigare nell’incertezza

Un'inattesa speranza. A tavola si fa economia ma pensando prima di tutto a salute e ambiente

[5 Gennaio 2023]

«Sopravvissuti al Covid, oramai assuefatti ai bollettini di guerra, soprattutto quotidianamente alle prese con il carovita, gli italiani si affacciano sul nuovo anno con una inattesa forte tempra emotiva».  E’ il quadro che disegna il Rapporto Coop 2022 – Winter Edition che evidenzia «Uno stato d’animo fatto certamente di timore (33%) e inquietudine (22%), ma soprattutto di fiducia (39%) e aspettativa (38%) per il nuovo anno. A conti fatti, nonostante un 2022 vissuto pericolosamente, gli italiani manifestano una imperturbabile accettazione della realtà (28%) e una sorprendente serenità interiore (34%)».

Questa istantanea degli italiani all’inizio del 2023 è stata scattata dalle due survey dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre 2022: la prima “L’anno che verrà” su un campione rappresentativo della popolazione italiana in collaborazione con Nomisma e la seconda “Planning 2023 and Beyond” sulla community di esperti del sito italiani.coop.

In quella che il rapporto chiama «Questa inattesa propensione zen», malgrado tutto, «Il 26% del primo campione continua ad associare all’anno appena iniziato la parola “speranza” e rispetto ad appena 4 mesi fa (la precedente survey è di agosto 2022) non può non stupire come la “fiducia” sia salita di 12 punti percentuali e di converso scendano sentimenti più cupi come l’”irritazione” o la “rabbia” (rispettivamente calati di 12 e 6 punti percentuali)». D’altronde, è innegabile che gli ultimi anni (ed in particolare gli ultimi mesi di crescita dei prezzi) abbiano lasciato ferite profonde nel corpo sociale del Paese: «Il 18% delle famiglie dichiara nel 2022 di aver fatto fronte a un permanente disagio alimentare (circa 9 milioni) e 1 italiano su 4 teme la vera povertà per il 2023 (non avere soldi per cibo, trasporto, abiti, scuola)». E sono soprattutto gli imprevisti a mettere a repentaglio questa fragile armonia; «Il 66% del campione non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile di 850 euro».

Quindi, non stupisce che il 70% degli intervistati se disponesse all’improvviso di 10 mila euro, non esiterebbe a dirottarli subito nel salvadanaio

E’ l’eterna itali familiare: «A giocare un ruolo decisivo, vero argine alle difficoltà del presente, sono ancora una volta  gli affetti e la vita familiare (tra i buoni propositi per il nuovo anno il 56% indica di voler trascorrere più tempo in famiglia e il 20% vorrebbe mettere al mondo un figlio), La strategia più comune risulta alla fine quella di adottare un lento lifestyle che permette di concentrarsi sulle cose più vicine, come la cura di se stessi (tra le prime voci in crescita del 2023 con un 29% che farà più di prima visite di prevenzione e controllo), il ritorno tra i fornelli (29%), la fuga dal fast food (il 15% lo farà di meno o smetterà)».

Ma da questo emerge qualcosa di forse positivamente inaspettato: la società dei sobri consumi. Il rapporto evidenzia che «Proiettando questa disposizione d’animo sul fronte dei consumi, inevitabile la rinuncia al superfluo per garantirsi l’essenziale. Se circa un italiano su due spera di mantenere stabili le proprie spese familiari nel 2023, comunque il 45% conta di spendere di più per le bollette e il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali e spettacoli e cultura (rispettivamente per il 32% e il 26% degli intervistati). Per i durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici più vecchi ma si rinvia l’acquisto della nuova auto (il 29% conta di acquistare un grande elettrodomestico nei prossimi 12 mesi e per converso un 35% vorrebbe l’auto nuova ma non l’acquisterà), con la casa al top delle priorità; un consistente 67% pensa nel 2023 a una ristrutturazione dell’abitazione (dato forse ancora trainato dal rimodulato bonus edilizia)».

Per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% degli italiani cambierà anche le proprie abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e meatless, ma più sobrie e certamente “zero waste” e “no frills”. Secondo il 40% dei manager Food & Beverage intervistati «Il 2023 sarà un anno all’insegna della sobrietà ed essenzialità alimentare.  Sugli scaffali le novità del 2023 saranno la pasta e le farine prodotte con grani antichi o con prodotti low carb e maggiore contenuto di proteine. E se dovesse rinunciare a quella vera, già oggi un italiano su cinque ai prodotti di origine vegetale preferirebbe la carne coltivata in vitro».

Sul fronte macroeconomico, grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione ma non di decrescita (+0,2% le previsioni del Pil 2023 su 2022 secondo i manager italiani) con una inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022 (+6,1% secondo i manager italiani).

Il rapporto sottolinea che «Gli andamenti più recenti motivano anche un andamento positivo dei consumi (al netto dell’inflazione) che le ultime previsioni collocano all’1,4% rispetto al 2021. A preoccupare maggiormente sono invece soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. Se infatti dopo un anno di aumenti record, le previsioni dei manager stimano un primo rallentamento dei prezzi entro l’estate,  l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata (+6,7% medio nel 2023 secondo i manager italiani del settore Food & Beverage),  si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo (-0,9%) e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive (lo teme il 66% dei manager del settore) con conseguente calo degli investimenti (37%) e ricadute anche sul fronte occupazionale (27%). Innovazione e ristrutturazione sono la ricetta necessaria per uscire da questa difficile crisi sia nell’organizzazione dei processi aziendali (lo afferma il 38%), sia nel prodotto e nel servizio (32%) fino ai canali e alla rete di vendita (26%). E in questo la Marca del Distributore sembra davvero una panacea in grado di risolvere i problemi, mentre rimangono intoccabili la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni e dei prodotti».

Nonostante le nuove preoccupazioni per i contagi in Cina, quello appena passato è stato il primo Natale senza restrizioni e con una pandemia che fa meno paura. «Gli acquisti di Natale – dice il rapporto – sono stati invece fortemente condizionati dall’incremento dei prezzi che hanno fatto crescere nella spesa degli italiani prodotti come panettoni, pandori e altro, prodotti da forno, salumi, formaggi e gli ingredienti di base. Per questa ragione la spesa degli italiani nelle ultime due settimane dell’anno è stata di oltre il 13% maggiore di quella del 2021 ma con una riduzione delle quantità di circa un punto percentuale per gli acquisti delle festività e di quasi 2 punti per l’intero mese di dicembre.  La spesa per i consumi domestici si è concentrata nella settimana precedente al Natale mentre gli acquisti in vista dell’ultimo dell’anno hanno avuto un andamento negativo, segno di un ritorno alla convivialità outdoor, ai viaggi e ai cenoni al ristorante».