Annullata l’Autorizzazione unica, riparte una giostra ultradecennale
Case Passerini, la sentenza del Tar sul termovalorizzatore spiegata
Accolti ricorsi su mancata coordinazione con gli enti locali e realizzazione preventiva dei Boschi della Piana, bocciate le argomentazioni di carattere ambientale e sanitario
[10 Novembre 2016]
La sentenza del Tar Toscana depositata ieri in merito al termovalorizzatore di Case Passerini prende in esame tre ricorsi (due avanzati Wwf Toscana, Italia Nostra e Forum ambientalista, l’altro dal Comune di Campi Bisenzio). Con quale risultato? Da una parte, come affermano le associazioni, il Tar «ha annullato l’Autorizzazione unica con la quale la Città Metropolitana, con provvedimento del novembre 2015, aveva autorizzato la realizzazione dell’impianto di incenerimento» con recupero energetico (dunque, di termovalorizzazione) per due motivi.
Il primo, la «Città Metropolitana non poteva disporre variante agli strumenti urbanistici dei Comuni interessati soprattutto del Comune di Sesto Fiorentino, dovendo invece coinvolgere le amministrazioni locali attraverso un accordo di pianificazione previsto dalla normativa regionale». Il secondo, la «Città Metropolitana (che succede alla Provincia di Firenze) non ha tenuto fede agli impegni da essa assunti nel Protocollo di intesa del 2 agosto 2005, con il quale la realizzazione dell’impianto era subordinato alla realizzazione di interventi di miglioramento ambientale tra cui i 30 ettari costitutivi dei Boschi della Piana che, invece, sono stati clamorosamente disattesi». Miriam Amato, del Consiglio comunale di Firenze (Alternativa Libera), aggiunge caustica: «Singolare che il luogo dove sarebbero dovuti crescere i boschi è lo stesso dove adesso si prevede la nuova pista dell’aeroporto».
Un problema non da poco, quello del letterale incrocio tra quest’ultima opera infrastrutturale e le opere di compensazione previste per la realizzazione dell’altra, appunto il termovalorizzatore di Case Passerini. Problema per il quale ad oggi non sono affatto chiare le possibilità di risoluzione.
Per queste «criticità formali» e non per altre motivazioni – precisa oggi Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana – viene annullato l’atto autorizzativo. D’altra parte, con la stessa sentenza il Tar ha ribadito le «buone caratteristiche dell’impianto di termovalorizzazione di Case Passerini, l’idoneità della sua localizzazione, la sua compatibilità ambientale, ritenendo l’ulteriore piano di monitoraggio volontario strumento di garanzia. Alla luce di questo – chiosa De Girolamo – chiediamo che la Regione Toscana, competente oggi in materia di pianificazione e autorizzazione di questo tipo di impianti, avvii immediatamente la procedura di rinnovo dell’autorizzazione, sanando gli aspetti tecnici ed urbanistici».
Il Tribunale ha infatti rigettato «tutte le argomentazioni di carattere ambientale e sanitario sollevate dal Wwf e dai comitati», non rilevando criticità in quest’ambito per l’impianto di Case Passerini, che rimane previsto all’interno della pianificazione regionale come nell’elenco degli impianti ritenuti d’interesse nazionale.
Quel che è certo è che, nonostante sia trascorso oltre un decennio – il Protocollo d’intesa citato in sentenza risale infatti al 2005 – agli innumerevoli dibattiti attorno a un impianto continuano a sommarsi paradossi. Il tabù della termovalorizzazione (che è invece prevista nella gerarchia europea per una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti, dopo il riciclo e prima della discarica) da una parte e l’incentivazione alla termovalorizzazione dall’altra, la mancanza di incentivi al riciclo e la convenienza economica dei conferimenti in discarica dall’altra. La sentenza di ieri non è che un altro step in questo tortuosissimo percorso: si apre così un nuovo periodo d’incertezza che fa male in primis all’ambiente.