Concessioni balneari, Legambiente: Non ci sorprende la pronuncia dell’Ue. Basta perdere tempo
Il Governo italiano mappi le concessioni balneari, adegui i canoni, costruisca bandi di gara con premialità ambientale e armonizzi le normative regionali per aumentare le spiagge libere
[20 Aprile 2023]
Commentando la sentenza della Corte di giustizia europea che ha detto che le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani sottolinea: «Non ci sorprende la pronuncia della Corte Ue».
In Italia ancora non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione e, di conseguenza, in tante realtà le spiagge libere restano un miraggio. «In media – continua Ciafani – dal 2016 al 2020 lo stato italiano ha incassato meno di cento milioni di euro per anno per le concessioni balneari, una difformità su cui la Corte dei Conti ha strigliato più di una volta i Governi. Un’anomalia a cui il Governo italiano deve porre rimedio urgentemente. In questi anni la discussione politica si è concentrata sulla Direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare il settore. Bisogna risolvere subito alcuni nodi cruciali, dando seguito alle innumerevoli sentenze di giustizia, nazionale ed europea. Necessaria una mappatura rapida delle concessioni balneari ed in generale di quelle sul Demanio marittimo, superando la non completezza dei dati sulle aree demaniali e soprattutto l’assenza di un regolare e affidabile censimento; un adeguamento dei canoni, attualmente per buona parte irrisori; una armonizzazione delle normative regionali per aumentare le spiagge libere; e costruire bandi di gara inserendo criteri di premialità ambientale, per fare in modo che le concessioni vengano assegnate sulla base della proposta migliore dal punto di vista ambientale».
Sebastiano Venneri, responsabile territorio e innovazione di Legambiente, aggiunge: «Basta perdere tempo. La vicenda della Bolkestein ha funzionato come strumento di distrazione di massa rispetto ai veri problemi dei litorali italiani. Negli ultimi 50 anni il nostro Paese ha perso 40 milioni di metri quadrati di spiagge a causa dell’erosione costiera, come racconta il Rapporto spiagge 2022 di Legambiente. Non si dimentichi poi che, parlare di spiagge significa anche parlare di sostenibilità ambientale. In questo senso si proceda accelerando nella direzione della qualità e sostenibilità ambientale, replicando quelle tante esperienze virtuose e green messe in campo già da molti lidi e apprezzate sempre più dai cittadini che cercano qualità e rispetto dell’ambiente. A questo riguardo la Prassi UNI, nata dal lavoro di Legambiente insieme alle principali categorie di balneari, è un’esperienza preziosa che definisce i criteri dei lidi sostenibili e accessibili e che spinge proprio in questa direzione».
Qualche giorno fa il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Versi Sinistra Angelo Bonelli aveva avvertito: «Mentre la Commissione Europea è costretta a tornare alla carica perché l’Italia, sul tema dei balneari, applichi le norme della direttiva Bolkestein, il Governo Meloni tergiversa, difendendo le lobby che fanno affari d’oro. Prima non ha toccato gli extraprofitti delle società energetiche, e adesso difende le concessioni balneari di chi paga poche migliaia di euro anno mentre fattura milioni di euro. Questione che lo stesso Briatore ha confessato, spiegando che dovrebbe pagare molto di piú dei quattro soldi che versa per la sua concessione al Twiga, che copre con gli incassi di meno di mezza giornata. Ricordiamo che non mettersi in regola con la Bolkestein non solo porterà a nuova sentenza da parte della Corte di giustizia Ue che potrebbe avere gravi conseguenze e dovrà essere pienamente presa in considerazione, ma mette a rischio anche il versamento delle rate del Pnrr. Per questo chiediamo che il Governo Meloni la smetta di difendere le lobby togliendo risorse alle priorità dell’Italia».