Corruption Perception Index: l’Italia fa un piccolo passo, ma resta in fondo all’Europa (VIDEO)
Transparency International: «La lotta contro la corruzione è a un punto morto nella maggior parte dei Paesi del mondo»
[29 Gennaio 2019]
La percezione tra gli italiani è che la corruzione è più o meno la stessa di prima: il nostro Paese è infatti salito da 50 a punti del 2017 a 52 nel 2018 Corruption Perceptions Index (CPI) appena pubblicato da Transparency International, Siamo 53esimi su 180 Paesi e restiamo sul fondo della classifica di quelli occidentali, un risultato non certo esaltante per almeno uno dei partner del governo del cambiamento, il Movimento 5 Stelle, che aveva promesso una lotta senza quartiere e immediata alla corruzione, molto meno per la Lega di Bossi/Marini/Salvini che con questo problema ha una familiarità di lunga data. Ma, purtroppo, l’Italia è in numerosa e cattiva compagnia: Transparency International sottolinea che «L’incapacità cronica della maggioranza dei Paesi di controllare la corruzione è un fattore che contribuisce alla crisi della democrazia nel mondo.
Secondo la direttrice generale di Transparency International, Patricia Moreira, «Mentre numerose istituzioni democratiche sono minacciate in tutto il mondo – spesso da leader che si inscrivono in una tendenza autoritaria o populista –, dobbiamo raddoppiare gli sforzi per rafforzare i freni e i contrappesi e proteggere i diritti dei cittadini. La corruzione erode la democrazia e produce un circolo vizioso che mina le istituzioni democratiche. In effetti, più queste istituzioni sono deboli, meno sono in grado di controllare la corruzione»
Il CPI 2018 si basa su 13 inchieste di valutazione realizzate da esperti per misurare la corruzione pubblica in 180 Paesi e territori, attribuendo a ciascuno un punteggio che va da Zero (fortemente corrotto) a 100 (moltto poco corrotto) e più dei due terzi dei paesi hanno un punteggio inferiore a 50, il punteggio medio è di 43. Dal 2012, solo 20 Paesi, tra i quali l’Estonia e la Costa d’Avorio, hanno considerevolmente migliorato il loro punteggio, mentre 16 hanno fatto sensibili passi indietro, come l’Australia, il Cile e Malta.
Secondo il CPI 2018, i Paesi meno corrotti del mondo sono la Danimarca (88 punti) e la Nuova Zelanda (87), in fondo alla classifica c’è lo Stato fantasma ed ex colonia italiana della Somalia (10 punti), preceduta da Sud Sudan e Siria appaiate a 13 punti, Tutti Paesi devastati da prolungate guerre civili.
Certamente la cosa non piacerà ai sovranisti populisti di casa nostra, ma la regione del mondo con il punteggio più alto sono l’Europa Occidentale e l’Unione europea nel suo complesso, con un punteggio medio superiore a quello dell’Italia:66 punti. La regione con il più elevato indice di corruzione percepita è l’Africa (32 punti di media) preceduta dai Paesi dell’Europa orientale a cui si ispirano molti dei sovranisti leghisti nostrani e dall’Asia centrale che si fermano a 35 punti di media.
Un’analisi incrociata dei dati dimostra che esiste un legame tra corruzione e salute democratica: nel CPI 2018 le democrazie stabili ottengono in media un punteggio di 75, molto più alto di quello dell’Italia, mentre le democrazie con problemi hanno in media un punteggio di 49 punti, molto vicino al nostro; il regimi “ibridi” – le cosiddette democrazie autoritarie che qualcuno vorrebbe instaurare anche a casa nostra – raggiungono un punteggio di 35; le vere e proprie dittature ottengono i peggiori risultati, in media appena 30 punti.
A conferma di questo trend, l’Ungheria del neofascista Orban e la Turchia dell’islamista autoritario Erdogan negli ultimi 5 anni sono calate rispettivamente di 8 e 9 punti, Nello stesso periodo la Turchia è passata dalla categoria di Paese “parzialmente libero” a “non libero”, mentre l’Ungheria che tanto piace a Matteo Salvini ha registrato il punteggio più basso in materiadi diritti politici dopo la caduta del regime comunista nel 1989.
Transparency International evidenzia che «Queste classifiche riflettono un deterioramento dello stato di diritto e delle istituzioni democratiche, così come il rapido restringimento dello spazio riservato alla società civile, ai media indipendenti in questi Paesi»
In genere, I Paesi con un grado elevato di corruzione sono posti pericolosi per gli oppositori politici: praticamente tutti i Paesi dove avvengono assassinii politici, ordinati o tollerati dal governo, risultano fortemente corrotti.
Dal rapporto 2018 emergono anche dei Paesi da tenere sott’occhi, come gli Usa di Donald Trump, che a hanno ancora un punteggio di 71 (un sogno per l’Italia), ma che perdono 4 punti, uscendo per la prima volta dal 2011 dalla lista dei 20 Paesi meno corrotti del mondo. La colpa è delle minacce portate da Trump al sistema di pesi e contrappesi negli Usa, dove si assiste anche a un’erosione delle norme etiche ai più alti livelli del potere.
Un gigante politico ed economico come il Brasile ha un punteggio di soli 35 punti, il più basso degli ultimi 7 anni de se il nuovo governo del neofascista Jair Bolsonaro ha promesso che eliminerà la corruzione, il pugno di ferro con cui ha iniziato a governare sta mettendo in discussione conquiste democratiche e diritti civili.
Delia Ferreira Rubio, presidente di Transparency International, evidenzia che «Il nostro studio stabilisce un legame evidente tra democrazia sana e lotta efficace contro la corruzione nel settore pubblico. La corruzione ha molte più possibilità di prosperare là dove le fondamenta democratiche sono deboli e, come abbiamo visto in numerosi Paesi, là dove i politici populisti, poco democratici, possono abusarne a loro vantaggio». Agli italiani che credono che la corruzione della “casta” si combatta diminuendo i diritti dei più sfortunati e le conquiste democratiche dovrebbero fischiare le orecchie.
Per far progredire davvero la lotta contro la corruzione e consolidare la democrazia nel mondo, Transparency International chiede ai governi di: «Rafforzare le istituzioni incaricate di mantenere l’equilibrio dei poteri, in particolare i freni e i contrappesi al potere politico, e vigilare affinché possano funzionare senza subire pressioni; Colmare i gap a livello di attuazione di legislazione, delle pratiche e dell’applicazione delle norme destinate alla lotta contro la corruzione; Sostenere le organizzazioni della società civile che tengono sotto controllo a politica e assicurano un controllo della spesa pubblica, in particolare a livello locale; Sostenere i media liberi e indipendenti e garantire la sicurezza dei giornalisti in modo che possano lavorare senza essere oggetto di intimidazioni o minacce».
SE si guardano queste raccomandazioni dalla nostra ridotta italiana, salvo la legge cosiddetta “spazza-corrotti” piena di buchi e contrattata da M%S e Lega, tutto il resto sembra il contrario di quel che stiamo facendo.