Libia: il governo amico dell’Italia discrimina donne e ragazze

Non possono andare all’estero senza essere accompagnate da un tutore maschio

[21 Luglio 2023]

Esperti indipendenti delle Nazioni Unite Reem Alsalem, Special Rapporteur on violence against women and girls, its causes and consequences; Mary Lawlor, Special Rapporteur on the situation of human rights defenders; Dorothy Estrada-Tanck (presidente), Ivana Radačić (vice-presidente), Elizabeth Broderick, Meskerem Geset Techane e Melissa Upreti, Working Group on discrimination against women and girls; Ana Brian Nougrères, Special Rapporteur on the right to privacy; Farida Shaheed,Special Rapporteur on the right to education. hanno espresso «Profonda preoccupazione per una politica discriminatoria emanata dal governo libico di unità nazionale (GNU, riconosciuto dall’Italia e che con l’Italia ha stretto patti su sicurezza, migranti ed energia, ndr) nell’aprile 2023 che limita di fatto i diritti delle donne e delle ragazze di viaggiare all’estero senza un tutore maschio o un mahram».

Gli esperti Onu denunciano che «Non solo questa politica è discriminatoria, ma limita anche la libertà di movimento delle donne e delle ragazze, comprese le studentesse che lasciano il Paese per studiare all’estero». Dalle indagini e dai rapporti ricevuti dal  team di esperti Onu, emerge che «Alle donne e alle ragazze che si rifiutano di compilare o inviare il modulo viene negata l’uscita».

In un comunicato congiunto gli esperti indipendenti scrivono che «Secondo quanto riferito, la nuova politica è stata sistematicamente implementata senza alcun annuncio formale o preventivo e ha richiesto a tutte le donne e le ragazze che viaggiano di compilare un modulo fornendo informazioni personali, motivi per viaggiare senza un tutore maschio o mahram e dettagli della loro precedente storia di viaggi senza un mahram. Siamo particolarmente preoccupati per l’impatto negativo della procedura discriminatoria sui diritti e le libertà fondamentali delle donne e delle ragazze, in contraddizione con gli obblighi internazionali e nazionali della Libia in materia di non discriminazione, uguaglianza e diritto alla privacy».

Inoltre, preoccupano anche i tentativi dell’Agenzia libica per la sicurezza interna (ISA) di intimidire i difensori dei diritti umani, comprese le donne, che si sono espressi contro queste politiche.

Gli esperti fanno notare che «Oltre ad essere discriminatoria, la politica ha limitato la libertà di movimento di donne e ragazze, comprese le studentesse che studiano all’estero. Alle donne e alle ragazze che si rifiutano di compilare o inviare il modulo viene negata l’uscita. La restrizione segna un’ulteriore erosione dei diritti delle donne e delle ragazze in Libia e invia un segnale sbagliato. L’uguaglianza e la dignità delle donne devono essere garantite».

Gli esperti hanno esortato le autorità libiche a «Ritirare questo atto discriminatorio e a prevenire tutte le intimidazioni, le molestie e gli attacchi contro le donne e i difensori dei diritti umani che hanno protestato contro questa politica discriminatoria».

Chissà dove sono finiti tutti quelli (e soprattutto quelle) che urlavano nelle piazze contro l’islam discriminatorio e si mettevano magliette provocatorie per molto meno? Qualcuno sicuramente al governo.