Onu: rilasciare tutte le persone detenute arbitrariamente nel mondo
La giunta militare del Myanmar libera 7.012 prigionieri ma Aung San Suu Kyi e altri 13.000 restano in carcere
[5 Gennaio 2023]
In occasione del 75esimo anniversario dell’indipendenza dell’ex Birmania, Zaw Min Tun, il portavoce della giunta militare golpista al potere nel Myanmar, ha confermato la concessione dell’amnistia a 7.012 prigionieri ma anche l’aumento della pena a 40 anni di carcere per Aung San Suu Kyi, la leader della National League for Democracy (NLD) e premier defenestrata dal colpo di stato militare del febbraio 2021. National League for Democracy La scorsa settimana, un tribunale militare ha aggiunto altri 7 anni di carcere per la Suu Kyi, vincitrice del premio Nobel per la pace nel 1991, che stava scontando una pena di 33 anni. La politica birmana è agli arresti domiciliari da quando i militari hanno rovesciato il governo democratico di cui faceva parte e del quale si apprestava a diventare premier con un voto parlamentare dopo che la NLD aveva stravinto le elezioni e il Partito dei militari era diventato ininfluente per la formazione del governo, nonostante un meccanismo elettorale e di nomine dirette lo favorisse pesantemente per consentirgli il diritto di veto.
Zaw Min Tun ha detto che tra gli amnistiati ci sono anche prigionieri politici come lo scrittore Htin Lin Oo, il professore dell’università di Rangoon Arkar Moe Thu e l’ex ministro degli affari religiosi Thura Aung Ko, è stato annoverato nell’elenco dei rilasciati. Ma l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici ha denunciato che, nonostante l’amnistia concessa, oltre 13.000 persone restano detenute per motivi politici.
Durante la commemorazione del Giorno dell’Indipendenza, il capo della giunta militare, Min Aung Hlaing, ha assicurato che «Una volta soddisfatte le prescrizioni dello stato di emergenza, saranno organizzate elezioni libere ed eque in conformità con la Costituzione del 2008». Ma come e quando e con quali partiti e politici lo decideranno i militari golpisti che intanto perpetuano lo Stato di emergenza bombardando i villaggi delle etnie ribelli e continuano a imprigionare gli oppositori.
Di fronte a questa situazione, Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu António Guterres, ha espresso «Profonda preoccupazione per i verdetti finali, che hanno aumentato la pena del Consigliere di stato di altri 7 anni di reclusione» e ha chiesto «L’immediato rilascio della vincitrice del premio Nobel per la pace e consigliera di Stato del Myanmar Aung San Suu Kyi. Il segretario generale è profondamente preoccupato per la situazione nel Paese asiatico e ha chiesto il rilascio di Aung San Suu Kyi e del presidente Win Myint. Tutti coloro che sono detenuti arbitrariamente in Myanmar devono essere rilasciati immediatamente».
La scorsa settimana, anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu avrva chiesto il rilascio della Suu Kyi, che nega tutte le accuse mossele dalla giunta militare e che è stata processata a porte chiuse e senza consentire l’accesso alla stampa. Guterres ha ricordato «I principi di uguaglianza davanti alla legge che sono garantiti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Così come il diritto alla presunzione di innocenza, a un’udienza pubblica da parte di un tribunale indipendente, che sono fondamentali per la difesa di qualsiasi persona».
Sono gli stessi principi evidenziati dall’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu , Volker Türk che in occasione dell’inizio del nuovo anni, durante il quale verrà celebrato il 75esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR) approvata il 10 dicembre 1948. Türk ha detto che «Mentre iniziavo questo nuovo anno con la mia famiglia, i miei pensieri sono andati a coloro i cui cari languiscono nelle strutture di detenzione, imprigionati per aver esercitato i loro diritti umani. Questo include le persone che lavorano in difesa dell’ambiente, gli attivisti climatici, coloro che denunciano la discriminazione, coloro che denunciano abusi e corruzione, giornalisti incarcerati per aver svolto il loro lavoro essenziale e difensori dei diritti umani. All’inizio di quest’anno – l’anno del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – chiedo ai governi e a tutte le autorità detentive, a livello globale, di amnistiare, graziare o semplicemente rilasciare tutti coloro che sono detenuti per aver esercitato i loro diritti. Cercate nei vostri cuori, rivedete i loro casi e fate la scelta per iniziare quest’anno con un passo nella direzione della visione della Dichiarazione Universale. Un mondo in cui tutte le persone vivano libere ed eguali, in dignità e diritti. Chiedo a tutti coloro che detengono il potere di mettere in atto l’UDHR e di porre fine alla detenzione arbitraria una volta per tutte».
La Dichiarazione universale dei diritti umani, scritta e adottata da rappresentanti di tutti i Paesi del mondo, chiarisce che i diritti umani sono universali, indivisibili e fondamento della pace e sviluppo. Durante il 2023 l’Onu presenterà l’UDHR concentrandosi sulla sua eredità, il suo potere trasformativo e la sua energia ispiratrice che definisce «Uno dei documenti più miracolosi e importanti adottati dalle Nazioni Unite. L’Iniziativa UDHR 75 ricorderà il consenso immaginato dalla UDHR e cercherà di reimpostare, rafforzare e sviluppare ulteriormente la straordinaria infrastruttura per i diritti umani che abbiamo costruito. Mentre celebriamo questa pietra miliare per i diritti umani, è fondamentale riaccendere lo spirito, l’impulso e la vitalità che hanno portato alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 75 anni fa e rinvigorire un consenso mondiale sui diritti umani, che ci unisca in un momento in cui abbiamo urgente bisogno di riunirsi per affrontare le nostre sfide più urgenti».
Il 75esimo dell’UDHR coincide con il 30esimo anniversario della World Conference on Human Rights del 1993 che ha aperto la strada all’istituzione, dell’United Nations Human Rights: due pietre miliari sulla strada verso una più ampia dignità umana.
L’Onu sottolinea che «Nel 1948, l’UDHR ha riconosciuto che promuovere e proteggere i diritti umani per tutti è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. L’UDHR ha anche riconosciuto che i diritti umani sono universali e indivisibili, ancorati a valori fondamentali che abbracciano ogni cultura, religione e continente».
Casi come quello del Myanmar e i troppi regimi dittatoriali, autoritari e le “democrature” in giro per il mondo dicono che c’è ancora molto lavoro da fare per garantire i diritti umani, ma l’Onu fa notare che «Se guardiamo indietro negli ultimi 75 anni, il progresso umano è stato spettacolare. Il costante aumento del riconoscimento dei diritti umani – a livello individuale, comunitario e globale – è stato al centro di questo progresso. E’ stato creato un ecosistema di leggi e strutture per promuovere e proteggere i diritti umani, compresi i 9 principali strumenti internazionali sui diritti umani». Ma è la stessa Onu ad ammettere che «Allo stesso tempo, le forze politiche, economiche, sociali e tecnologiche che modellano l’esperienza umana hanno causato battute d’arresto nella promessa della UDHR, nella dignità e nell’uguaglianza dei diritti. Gran parte del potenziale dei diritti umani di ispirare e aiutare a costruire un mondo migliore, più equo, giusto e prospero per tutti rimane inutilizzato. Eppure, con il mondo che affronta una serie sempre crescente di sfide dalla tripla crisi planetaria, disuguaglianze alle stelle, discriminazione e discriminazione di genere, insicurezza e guerre, nonché un aumento dell’incitamento all’odio, della disinformazione e della polarizzazione, i diritti umani sono più importanti che mai, riunendoci per superare queste sfide e garantire dignità, libertà e giustizia a tutti».
L’iniziativa UDHR 75 è partita a dicembre 2022 e terminerà nel dicembre 2023 ed è coordinata dall’ UN Human Rights e dai suoi partner. L’anno sarà caratterizzato da attività di coinvolgimento e dio difesa dei diritti umani in tutto il mondo, che saranno strutturat e in tre percorsi e con tre obiettivi: 1 Promuovere l’universalità e l’indivisibilità. Rinnovare il consenso sull’universalità e l’indivisibilità dei diritti umani ed espandere la base per i diritti umani, specialmente tra i giovani. 2 Guardare al futuro. Riflettere sull’avanzamento dei diritti umani nei prossimi 25 anni, guardando all’UDHR 100 e approfondire la riflessione sulle sfide future in materia di diritti umani. 3 Sostenere l’ecosistema dei diritti umani. Rafforzare l’architettura dei diritti umani, compresa una visione per il futuro dell’ UN Human Rights, creare fiducia e mobilitare maggiori risorse.
Per la UDHR 75 nel 2023 sono previsti due momenti fondamentali: Evento VDPA + 30 : commemorazione ad alto livello della Dichiarazione di Vienna e del Programma d’azione, incentrata sulle sfide attuali e sul futuro della Dichiarazione di Vienna e sul lavoro dell’Alto Commissario per i diritti umani (Vienna, giugno 2023). Forum sui diritti umani: evento di alto livello, convocato dall’Alto Commissario per i Diritti Umani, che riunirà gli Stati membri, la società civile e altri stakeholders per impegnarsi e accordarsi per azioni reali (Ginevra, dicembre 2023).