Per combattere meglio le frodi a danno del bilancio dell’Ue, bisogna riformare la politica antifrode
Corte dei Conti europea: il sistema attuale richiede molto tempo e riduce le probabilità di perseguire i reati
[11 Gennaio 2019]
Secondo la nuova relazione speciale “Lottare contro le frodi nella spesa dell’UE: sono necessari interventi” della Corte dei conti europea, «L’Ue deve intensificare la lotta contro le frodi e la Commissione europea dovrebbe assicurarne la guida e riconsiderare il ruolo e le responsabilità del proprio Ufficio per la lotta antifrode (Olaf), in quanto l’attuale sistema d’indagine sulle frodi presenta debolezze intrinseche».
Attualmente, la Commissione non dispone di informazioni esaustive sull’entità, sulla natura e sulle cause delle frodi e questo «Ostacola l’efficace prevenzione delle frodi a danno del bilancio dell’Ue».
La Corte ricorda che «La frode è un fenomeno complesso e nascosto; tutelare gli interessi finanziari dell’Ue dalle frodi richiede un impegno sistematico e totale. Si tratta di un compito fondamentale della Commissione europea». La Corte ha verificato se la Commissione stia gestendo in modo appropriato i rischi di attività fraudolente lesive del bilancio dell’Ue e, In particolare, i suoi auditor hanno esaminato le informazioni disponibili sull’entità, sulla natura e sulle cause delle frodi nella spesa dell’Ue. Inoltre, la Corte ha verificato se il quadro strategico di gestione dei rischi della Commissione sia efficace e se le indagini amministrative dell’Olaf conducano ad imputazioni e al recupero dei fondi.
Ne è venuto fuori che «Il sistema attuale, in base al quale l’indagine amministrativa condotta dall’Olaf è seguita da un’indagine penale a livello nazionale, richiede molto tempo in un notevole numero di casi e riduce quindi le probabilità di giungere al perseguimento dei reati. Inoltre, spesso le relazioni finali dell’Olaf non forniscono informazioni sufficienti per avviare il recupero dei fondi indebitamente erogati. Le indagini amministrative dell’Olaf hanno condotto all’imputazione di sospetti autori di frodi in meno della metà dei casi e hanno avuto come risultato il recupero di meno di un terzo dei fondi Ue indebitamente erogati».
La relazione speciale constata che «La Commissione non dispone di dati completi e comparabili sul livello di frodi rilevate nella spesa dell’Ue. Per di più, la Commissione non ha effettuato finora alcuna stima delle frodi non individuate, né ha analizzato nel dettaglio cosa spinga gli attori economici a commettere attività fraudolente. Secondo la Corte, questa mancanza di conoscenze riduce il valore pratico e l’efficacia dei piani della Commissione volti a tutelare dalle frodi gli interessi finanziari dell’Ue».
Juhan Parts, responsabile della relazione della Corte dei conti europea,conclude: «Sette cittadini dell’Ue su dieci hanno la percezione che le frodi a danno del bilancio dell’Ue siano abbastanza frequenti, anche se la situazione potrebbe essere diversa. Purtroppo, le attività antifrode sino ad ora intraprese sono ancora insufficienti”, “È giunto il momento di intraprendere azioni concrete: la Commissione dovrebbe creare un sistema efficace per prevenire ed individuare le frodi e scoraggiarne gli autori. Una riforma dell’Olaf sarà la cartina di tornasole dell’impegno della Commissione nella lotta contro le frodi»