Quattro scenari possibili per un futuro sostenibile per l’Europa

Gli imaginary del futuro: tecnocrazia per il bene comune, unità nelle avversità, grande disaccoppiamento ed ecotopia

[13 Maggio 2022]

Il raggiungimento di un’Europa sostenibile richiederà un cambiamento sociale di vasta portata, che coinvolga tutti i settori dell’economia e della società.Per mettere l’Unione europea sulla strada della sostenibilità, l’European Green Deal identifica la necessità di politiche e azioni «profondamente trasformative» da attuare nei prossimi.  Il rapporto quinquennale SOER 2020 dell’EEA evidenzia la necessità di «Trasformare radicalmente i sistemi di produzione-consumo che soddisfano la domanda europea di energia, cibo, mobilità e alloggi» e cresce la consapevolezza che realizzare la visione dell’Ue di “vivere bene, entro i limiti ambientali” richiederà una trasformazione più profonda del sistema socioeconomico.

Di fronte a questa complessa sfida di governance, i governi e le società europee cercano sempre più approcci previsionali per esplorare possibili futuri e cosa significano per la politica e l’azione climatica, ambientale ed energetica oggi. E’ quel che fa anche il report “Imagining sustainable futures for Europe in 2050”, frutto di un progetto dell’ European Environment Agency (EEA) e del suo partnership network  European Environment Information and Observation Network (Eionet) sviluppando 4 futuri immaginari che forniscono ipotesi plausibili e contrastanti di come potrebbe essere un’Europa sostenibile nel 2050. L’EEA sottolinea che «Aiutando ad aprire la riflessione su come potrebbe svilupparsi il futuro, gli immaginari rappresentano strumenti preziosi per analisi e valutazioni previsionali».

Il progetto “Scenarios for a sustainable Europe in 2050”, esplora quattro scenari immaginari:  Imaginary 1: La tecnocrazia per il bene comune; Imaginary 2: Unità nelle avversità; Imaginary 3: Il grande disaccoppiamento; Imaginary 4: Ecotopia.

Il report EEA fa notare che «Negli ultimi anni, le domande sulla fattibilità del paradigma economico dominante si sono spostate dai margini dei dibattiti accademici e politici al mainstream (EEA, 2021). Il linguaggio utilizzato è talvolta sorprendentemente radicale».

Nell’articolo “Martin Wolf: why rigged capitalism is damaging liberal democracy”, pubblicato nel settembre 2019 dal Financial Times, Wolf, Chief Economics Commentator, scriveva che «Il modo in cui funzionano i nostri sistemi economici e politici deve cambiare, o moriranno» e nel 2020 Klaus Schwab, presidente esecutivo del World Economic Forum, avvertiva che «Dovremo riconsiderare il nostro impegno collettivo nei confronti del capitalismo come lo abbiamo conosciuto».

Le ricorrenti crisi globali, frutto delle crisi del capitalismo e della globalizzazione, hanno concentrato l’attenzione sulle vulnerabilità dell’ordine socio-economico esistente e sulla profonda incertezza su quel che ci riserva il futuro e l’EEA evidenzia che «La crisi finanziaria del 2008-2009, la continua pandemia di Covid-19 e la recente guerra in Ucraina hanno messo in discussione ipotesi ampiamente condivise, ad esempio sul modo migliore per organizzare e regolamentare l’economia; dove e come le persone possono lavorare insieme e socializzare; la fattibilità e l’opportunità di aumentare il commercio mondiale e l’integrazione economica; le prospettive per la sicurezza geopolitica. Queste disruptions hanno generato enormi difficoltà sociali ed economiche e potrebbero innescare ulteriori rischi, ad esempio se portano a un crescente militarismo o a un impegno più debole per mitigare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Tuttavia, le stesse interruzioni hanno anche creato finestre di opportunità per l’ingresso di nuove tecnologie, pratiche sociali e modelli di business nel mainstream. Hanno richiesto una nuova riflessione su come potrebbe essere un’Europa sostenibile e su come arrivarci».

Il rapporto ricorda che «L’Europa ha già visto questo tipo di opportunità prima, ad esempio all’indomani della seconda guerra mondiale, quando idee precedentemente utopiche come il benessere e l’assistenza sanitaria universali sono diventate improvvisamente pilastri integranti della democrazia europea. La domanda oggi è se e come le società possono trasformare le crisi attuali e future in opportunità e se possono modellare l’impatto delle nuove tecnologie e innovazioni sociali in modi che servano gli interessi della società, piuttosto che riprodurre o amplificare le disuguaglianze esistenti e le pressioni ambientali».

Di fronte a queste sfide complesse e sistemiche, i governi e le società europee cercano sempre più approcci di previsione strategica per supportare la governance e consentire la partecipazione pubblica nell’esplorazione di possibili futuri. I metodi di previsione possono aiutare in vari modi, ad esempio a interpretare i trend, le innovazioni e rischi emergenti; dare un senso ai megatrend e alle loro implicazioni; tracciare valori e ipotesi sul futuro; aiutare a trovare un terreno comune tra i partecipanti e costruire visioni condivise; sviluppare una comprensione condivisa delle barriere e delle opportunità future.

EEA ed Eionet sono convinti che «Scenari qualitativi o immaginari (cioè descrizioni plausibili, ben studiate e fantasiose di futuri possibili e plausibili) possono svolgere un ruolo importante nell’aprire nuovi modi di pensare a come potrebbe svilupparsi il futuro».

Nello studio “Alternative Futures at the Manoa School” pubblicato nel 2009 sul Journal of Futures Studies da  Jim Dator dell’università delle Hawaii, uno dei principali ricercatori previsionali, si legge: «Sappiamo da anni di lavoro nel campo del futuro che il “futuro” che la maggior parte delle persone ha in mente quando viene loro chiesto per la prima volta di pensare al futuro di solito è che “qualunque cosa stia  succedendo adesso continuerà». Le ipotesi di futuro, gli “Imaginary” possono aiutare le persone a distaccarsi dal vedere il presente come fisso e riconoscere che «Un cambiamento rapido e di vasta portata potrebbe essere imminente e potrebbe aprire percorsi verso futuri diversi», dice il nuovo report.

L’EEA fa notare che «Un’Europa sostenibile potrebbe anche assumere forme molto diverse, in parte a seconda della risposta della società a sconvolgimenti imprevisti, che vanno dagli shock geopolitici ed economici all’impatto di innovazioni dirompenti. Nel 2020, Geoff Morgan, professore di collective intelligence, public policy e Social innovation all’University College London, suggeriva sul suo blog  lo sviluppo di alcune prospettive teoriche, in particolare «Una visione “idealista”’ di come l’immaginazione influenzi il cambiamento sociale; un resoconto della sua interazione con forme di coscienza in evoluzione e idee su come le comunità possono tornare a diventare eroine nella propria storia. Tutti questi vengono offerti come suggerimenti, per suscitare critiche e argomentazioni, di fronte alla “imaginary crisis”. Spero che incoraggeranno un approccio più sistematico per esplorare possibili futuri sociali, alimentando il programma Untitled e, col tempo, il lavoro dei partiti politici, della società civile, delle organizzazioni dei media e altri, e ampliando il loro senso di ciò che potrebbe essere realizzabile. Spero che ci aiuterà a far crescere idee che possono essere viste, afferrate, attuate, adattate, attingendo e sfruttando l’enorme fertilità latente dell’immaginazione popolare».

Il report Eea sottolinea una cosa altrettanto importante: «Gli imaginaries offrono l’opportunità di esplorare diverse visioni normative del futuro. Persone diverse possono avere visioni fortemente contrastanti di un futuro desiderabile. Ad esempio, alcuni potrebbero considerare uno Stato forte dotato di abbondanti informazioni come indispensabile per coordinare l’azione in tutta la società, mentre altri lo vedrebbero come una grave minaccia alla libertà individuale. Alcune persone potrebbero vedere la crescita economica come una fonte di prosperità, mentre altri la considerano un motore del consumismo controproducente e del degrado ambientale».

Guardando ai 4 scenari disegnati, EEA ed Eionet concludono: «La diversità dei valori nella società significa che ci sono molti futuri possibili che sono ampiamente coerenti con la visione di “vivere bene, entro i limiti ambientali”. Non è possibile definire un unico Imaginary per un futuro sostenibile che piaccia a tutti. Ma questa realtà rende ancora più utile cristallizzare possibili futuri sotto forma di immaginari pienamente elaborati. Questo può aiutare a chiarire i compromessi tra i diversi obiettivi di sostenibilità; i vincitori e i vinti inerenti a ogni futuro. Può anche portare in superficie i presupposti impliciti da cui dipende l’imaginary, ad esempio in termini di cambiamento tecnologico o sociale. Questo, a sua volta, può aiutare a costruire una comprensione condivisa di dove si sta attualmente dirigendo la società, quali percorsi alternativi sembrano credibili o fattibili, e cosa significa per la politica e la governance»