Da Aamps all’Atac, ecco cosa Roma può aspettarsi dal neo assessore Gianni Lemmetti
Il concordato preventivo per la municipalizzata livornese è stato avviato “senza mettere le mani in tasca ai cittadini”, è il vanto del M5S. In realtà qualcuno ha pagato
[24 Agosto 2017]
«Do il benvenuto nella mia squadra a Gianni Lemmetti. Da oggi si occuperà di bilancio e dei conti di Roma». L’annuncio è arrivato, su Facebook, da parte della sindaca di Roma Virginia Raggi: auguri ai romani se l’amministrazione pentastellata sceglierà di risolvere la grana dell’Atac “senza mettere le mani in tasca ai cittadini”, come il Movimento 5 Stelle si vanta di aver fatto a Livorno nel caso Aamps.
Il debito da circa 1,3 miliardi di euro accumulato dalla municipalizzata romana dei trasporti appare ciclopico rispetto a quello dell’azienda posseduta al 100% dal Comune di Livorno, consistente a fine 2014 in 49.036.548 euro (erano 37.796.550 l’anno prima, nel mezzo le elezioni che hanno portato il M5S alla guida del Comune) secondo i conti allora forniti dall’assessore al Bilancio e alle aziende partecipate Gianni Lemmetti (nella foto, ndr), passato ieri in forze al Campidoglio. Una decisione che sembra preludere a una scelta comune: in entrambi i casi, la via d’uscita dal debito sarà il concordato preventivo in continuità, con regista ancora una volta l’assessore Lemmetti.
Dopo un lungo tira e molla, a Livorno il via libera del Tribunale per il concordato Aamps – prima azienda in house d’Italia a percorrere questa strada – è scattato a marzo 2017, ma la sfida di plasmare un’azienda che possa tornare a produrre valore è ancora ben lungi dal dirsi conclusa. Nel mentre c’è una certezza: il “salvataggio” non è stato a costo zero, come si vorrebbe propagandare.
La partita si è chiusa con molti perdenti: le aziende creditrici di Aamps hanno dovuto accollarsi una nuova riduzione dei propri crediti, dopo quella decisa con la moratoria Rosi, mentre i cittadini livornesi-non-evasori si sono visti aumentare la Tari di circa 12 milioni di euro, ovvero le bollette che i livornesi-evasori nel corso degli anni non hanno mai pagato e che il Comune non è riuscito a recuperare (un’abitudine che sembra continuare, stando ai conti del 2016 presentati dallo stesso Lemmetti). Nel frattempo, come denunciato dalla Cna Livorno, per le aziende la Tari rimane «tra le più alte d’Italia», in crescita «del 15% e 10% nel 2015 e 2016», e l’impresa-tipo paga «una Tari fino a tre volte superiore a quanto dovrebbe essere a norma di regolamento». A fronte di questi robusti aumenti, per il 2017 il Comune ha previsto mini-tagli alla Tari che non a caso in pochi hanno accolto in odor di beffa.
Se la bufera su Aamps si è (momentaneamente?) placata, è stato a questo prezzo. Nell’ambito della sostenibilità – ambientale, sociale, economica – i pasti gratis non esistono, è bene sottolinearlo; affermare però il contrario, e tacere che la città per il concordato ha comunque pagato, non rende un buon servizio a Livorno. Sperando che a Roma vada meglio.
L. A.